giovedì 10 luglio 2014

FanFic BroCo - Natsume Asahina ch. 1


Ciaossu^^ Ancora io. La vostra Clau. Per vostra disgrazia sono in ferie, quindi dovete sorbirvi i miei continui e molesti assalti sul blog.
E adesso torno con il primo capitolo di una ficcina ispirata da quel figherrimo di Asahina Brother Natsu-nii *ç*
L’unico personaggio di questa fic che non mi appartiene di diritto (MA PERCHE’???!!! T_T) è il suddetto Asahina Natsume tratto dall’anime di Brother’s Conflict, un reverse harem dove la protagonista – al solito – è da prendere a sprangate, ma i ragazzi meritano un sacco.
Vi riporto qui di seguito una sua immy, così che possiate sbrodolare felicemente insieme a me nel mare di bava.




Ah, giusto per molestarvi un altro po’, vi lascio anche il link della mia pagina account di EFP^^
Bene, è tutto! Vi lascio al primo capitolo della ficcina, che finalmente vede la luce. Ebbene sì, la posto qui in anteprima. Fino ad oggi, l’hai vista solo la Rox <3



E’ più facile ottenere un favore dalla Fortuna piuttosto che trattenerla”

CAPITOLO 1

C’era voluta una buona dose di coraggio per essersi alzati in quel gelido martedì mattina.
Così come ci voleva una buona dose di coraggio per fermarsi al lavoro fino a tardi in quel gelido martedì di fine Novembre.
Non che si potesse dire che Ayane Tachibana fosse una stacanovista, una fanatica del lavoro, una che arrivava per prima e andava via per ultima quando le luci degli altri uffici si erano già spente da un bel po’, anzi! Ayane cercava la massima resa con il minimo sforzo, ma questo non voleva dire che non fosse innamorata del suo lavoro di editor. Semplicemente, Ayane era sempre ben conscia e non perdeva mai di vista che la sua vita procedeva spedita al di fuori di quelle quattro mura. O perlomeno questo era l’obiettivo che si era prefissata, che non voleva dire che corrispondesse con la realtà reale delle cose, dato che la sua vita procedeva ultimamente su un binario abbastanza disastrato. In particolar modo sul binario amoroso, cosa della quale Ayane se ne crucciava con la solita innata allegria, dopo l’ennesima bidonata da parte dello “scemo e stronzo di turno” sparito magicamente chissà in quali meandri senza dar più notizia di sé, razza questo degli “scemi e stronzi di turno” che ultimamente popolava sempre più alacremente la società che la circondava. Ma lei non si faceva abbattere da questo genere di cose. Quello che la stava facendo letteralmente impazzire in quel preciso istante, era la stampante e la maledetta tecnologia – cosa a lei così sconosciuta ed ignava – che pareva essersi accanita contro in quella particolare serata, dato che quella era la quarta stampante che provava, tanto che si era spinta a piani a lei pressoché sconosciuti della società in cui lavorava. Se non ricordava male, quello era il piano della parte in cui si producevano i videogiochi tratti da manga-anime e/o viceversa.
Imprecando in maniera fin troppo portuale, per non si sa quale volta, valutò bene che forse un bel calcio assestato al suddetto aggeggio infernale, avrebbe convinto il sempre più infernale aggeggio a collaborare.
- E muoviti macinino del cappero! – digrignò tra i denti, assestando la famigerata pedata e continuando ad imprecare l’attimo immediatamente successivo per il dolore lancinante al piede destro scalzo visto che, in quel pellegrinare per i corridoi silenziosi e solitari, aveva ben pensato di liberarsi della tortura delle decolté tacco 10 che si portava in giro dalla mattina.
- Merda! – imprecò. Doveva assolutamente stampare il name del suo autore, visto che l’indomani mattina avrebbe dovuto far trovare pronta sulla scrivania del suo capo la proposta di serializzazione per un nuovo manga tratto da un popolare videogioco reverse harem che stava spopolando tra le adolescenti, ma senza la storyboard, ben poco poteva fare. Se non mettersi a drammatizzarlo lei alla riunione con i piani alti.
“ Ci mancherebbe anche questo!” ridacchiò tra sé e sé, continuando a smanettare - a caso – sui pulsanti della fotocopiatrice.
- E andiamo maledetta infame. Stampa! Stampa! Stampa! –
- Se non la fai uscire dallo stand-by, dubito che ti stampi alcunché anche se la pregassi in aramaico antico. –
Ayane sussultò. Primo perché era convinta di esser rimasta da sola in tutto lo stabile essendo ormai le nove di sera. Secondo perché calcolò rapidamente che il nuovo venuto l’aveva sicuramente vista discutere, o meglio: litigare con una fotocopiatrice. Robe da scavarsi una fossa da sola e gettarvisi dentro per la vergogna. Terzo, perché ancora prima di girarsi, sapeva perfettamente che si sarebbe trovata davanti un paio di occhi dall’incredibile sfumatura viola ai quali ben poche là dentro non facevano la tira.
- A-Asahina? Che colpo! Pensavo di essere l’unica sfigata ancora al lavoro. – bisbigliò con un sospiro portandosi una mano al cuore ma poi, vedendo come l’altro inarcò lievemente un sopraciglio, realizzò quanto detto e tentò di correre ai ripari.
– Ahehm, non volevo darti del nerd. – biascicò ridacchiando imbarazzata e cercando di sviare l’attenzione dei suoi occhi turchesi dal piccolo, quanto sexyssimo, neo sotto il labbro del ragazzo. Il quale, scoppiò in una fragorosa risata.
- No, no: dici bene. Siamo proprio due sfigati ad esser ancora al lavoro. – la rassicurò mentre premeva il pulsante e, con un borbottio sommesso, la stampante si mise finalmente al lavoro.
- Volete presentare X&Y? – le chiese mentre le porgeva le copie a mano a mano che uscivano.
- Hm-hm. O almeno ci provo. Il mio capo mi ha detto che devo presentargli una proposta che lo faccia restare incollato alla sedia se solo voglio sperare che lui alzi la cornetta del telefono per presentarla ai piani alti. – spiegò lei ridendo, facendosi cullare dal confortante calore dei fogli e dalla dolce modulazione della voce di lui.
- Allora se hai bisogno di qualsiasi cosa, conta pure su di me. Ho sputato sangue su questo otome e sapere che è in ballo la proposta per farlo diventare un manga e un anime, non può che farmi piacere. – si propose lui, con uno sguardo carezzevole.
- Lo so. – replicò la ragazza. – Ed io credo veramente che spopolerebbe anche in forma cartacea. Ed è quello che pensa anche la mia mangaka. Ci stiamo veramente puntando entrambe. Fidati di me: ce la farò. – concluse fiduciosa, suggellando l’impegno solenne con una croce sul petto.
Negli ultimi mesi era capito con sempre maggior frequenza che loro due lavorassero insieme.
Ora era Ayane che spiegava a lui caratteristiche fisiche e caratteriali dei personaggi dei vari manga o light novel di successo quando questi diventavano videogiochi, ora era Natsume che spiegava a lei i personaggi quando questi subivano il percorso inverso. Ed era stato lavorandoci insieme che Ayane aveva scoperto che dietro a quella facciata di “bello&impossibile” che la gente gli aveva cucito addosso suo malgrado, Asahina si era dimostrato una persona proprio niente male. La sua naturale discrezione e professionalità venivano troppo spesso scambiate per freddezza e distacco, perché ad Ayane – alla conclusione della realizzazione di un progetto, quando tutto il team che aveva partecipato alla realizzazione dell’idea, si riuniva per una bevuta informale nel locale vicino all’azienda – Natsume in quelle occasioni le era parso sempre gentile e cortese. Ovvio che, bello e stuzzicante com’era, doveva sempre stare attento a non sbilanciarsi troppo nel dare confidenza agli estranei, per non crear loro chissà quali false aspettative, ma una volta che si riusciva a far breccia in quella corazza di riservatezza, ecco che si apriva un mondo. Ayane si trovava più o meno nella fase “ si sta aprendo il varco”. Inutile dire che molto spesso, ma sarebbe stato più corretto dire troppo spesso, anche lei con le colleghe più fidate durante le pause pranzo, si era sparata di quei film da paura in testa su di lui. Ma questo fino a quando non erano stati affiancati ed erano entranti nello stesso team in merito alla realizzazione dei progetti e allora, quando Natsume Asahina era diventato una persona reale e non più una specie di chimera da spiare di sottecchi quando entrava in mensa, o facendo le fughe per i corridoi per salire in ascensore con lui, sperando di rimanerne felicemente bloccati dentro, Ayane aveva imparato a considerarlo come una persona reale. Ovvio che, di fronte a lui, in quel preciso istante, con le stanze buie e disabitate, la cravatta pigramente allentata sul collo della camicia, per un fugace momento la sua mente si trovò a pregare che la riversasse sul terreno e facessero un Asahina Jr, ma questo era da imputare solo ed esclusivamente al giro sbalzato dei suoi ormoni pre-mestruo.
Era da qualche settimana che non capitava lavorassero più insieme, e l’idea di poter di nuovo collaborare con lui, la galvanizzava parecchio. Perché Natsume era bravo nel suo lavoro. E tanto anche. Faceva le cose con un imperturbabile entusiasmo che era in grado di contagiarla e farle macinare idee su idee da suggerire ai suoi autori. Lui aveva una sorprendente capacità di rendere reali, tramutare in grafica personaggi che lei aveva nella testa e veder tramutati in realtà quei personaggi, vederli muovere, era una cosa che non aveva prezzo.
Esser stata inserita in quei team, era una cosa della quale non sarebbe mai stata grata abbastanza al suo capo. Ayane affrontava ogni minimo passo di quella realizzazione con un entusiasmo senza pari. Quando aveva fatto parte del gruppo che doveva scegliere i doppiatori per i videogiochi, non aveva dormito per tutta la notte precedente. Esser in sala di registrazione, poter assistere alla registrazione dei demo, era stata una cosa che non aveva avuto prezzo. Collaborare anche con i doppiatori era stata una cosa a dir poco elettrizzante. Anche troppo …
A quel pensiero si rabbuiò e un’ulteriore sequela di espressioni colorite le passò a spot nella testa, evitando – per fortuna – di dar loro voce.
- Tutto a posto? – le chiese lui, al quale non era sfuggito tuttavia il cambiamento di espressione.
- Sì sì … - corse ai ripari lei, sentendosi colta in flagrante delitto mentre prendeva l’ultimo foglio che le stava porgendo. Natsume appoggiò un braccio sul coperchio della stampante mentre attendeva l’uscita del suo documento e si mise a osservala, iniziando distrattamente ad accarezzarsi il piccolo neo sotto il labbro. Il fatto che un particolare così microscopico fosse in grado di render quel viso già perfetto ancora più interessante, non era cosa da poco.
Per fortuna del suo cuore, Ayane aveva imparato che lui si concedeva quella specie di auto coccola quando era in assorta meditazione.
- Che cosa ne pensi di quest’otome? – le chiese a bruciapelo.
- Che capisco perché faccia furore tra le quindicenni. – rispose lei ridendo, a metà tra il serio e il faceto e strappando un leggero sorriso anche a lui. Quando aveva imparato che Ayane, nonostante i suoi ventiquattro anni, fosse in grado di entusiasmarsi come un’adolescente di fronte a quelle cose, aveva cercato più volte il suo parere in merito alla caratterizzazione dei personaggi. E lei aveva sempre dato indicazioni precise e puntali.
Natsume si ricordava perfettamente come ritornavano sulla sua scrivania i fogli di appunti che le mandava via mail o che le portava personalmente. Erano piene di faccette assurde, a render più leggeri i commenti. Per fargli capire che i suoi erano solo suggerimenti e idee e quindi nulla di negativo, ma qualcosa da prendere alla leggera. E molto spesso lui aveva fatto tesoro di quei suggerimenti; ovvio che lei capisse molto di più di lui quali fossero i gusti del gentil sesso per quanto riguardava certi aspetti. Dopo anni passati a creare videogiochi al limite dell’horror/splatter, era stato contento di cambiare genere e sperimentarsi in altri meandri. Oltretutto, con la creazione di videogiochi reverse harem, lui giocava praticamente in casa e metà del lavoro era già fatto, avendo ben dodici fratelli dai quali attingere caratteristiche e peculiarità per caratterizzare i personaggi maschili.
- E quindi? - la invitò lui con lo sguardo a continuare a parlare.
- E quindi penso che vada bene continuare così anche con la seconda stagione … -
- Ma? – continuò lui sorridendo, al quale non erano sfuggiti quei puntini di sospensione alla fine della frase. Ayane prese un bel ispiro per poi buttar fuori l’aria prima di riprendere a parlare.
- Perché non aggiungere qualche particolare? –
- Un altro personaggio? – suggerì lui.
- No, creerebbe troppa confusione. Le ragazze ormai hanno già il loro beniamino e si son create in testa le loro coalizioni tra di loro. – si affrettò a negare lei risoluta meditabonda. – Un elemento nuovo a livello di vita di tutti i giorni. Tipo uno sport o un hobby … - provò ad elencare.
- Hum, uno sport o un hobby eh? - biascicò lui di rimando, cominciando a vagliare velocemente varie ipotesi in testa mentre s’inoltravano nuovamente



PIU’ TARDI

Alla fine ce l’aveva fatta. La proposta per la serializzazione del manga di “X&Y” faceva bella mostra di sé sulla scrivania del capo redattore Masahiosi Hayato.
Ayane non aveva sollevato gli occhi dalla schermata del pc fino a quando non aveva messo la parola fine e non prima di aver salvato il documento in ogni hard disk interno ed esterno possibile per il timore, nonché terrore, di cancellarlo dopo averci perso l’anima. E tante ore.
Si era stiracchiata felice e soddisfatta. In quei momenti si sentiva come quando faceva l’Università, dopo un’intera giornata passata china sui libri a studiare. Si tolse gli occhiali da vista per riporli nella custodia a fianco del computer. Nel momento in cui il monitor si spense, si dovette abituare per un attimo all’oscurità che la circondava. Sospirò. L’ora era tarda e la voglia, nonché l’intenzione, di mettersi a cucinare una volta rientrata a casa, era andata a farsi benedire da un pezzo, sostituita solo da una fame vorace. Durante le prime ore del pomeriggio, i buoni propositi di cucinarsi delle sane verdurine non appena fosse rincasata erano caduti miseramente nel dimenticatoio a mano a mano che le ore passavano.
- Uff! - sospirò sconsolata. - Anche questa sera mi toccherà fermarmi al combini vicino casa a prendermi sushi take away. Hum, poco male! Così mangio direttamente in vaschetta e non devo lavar i piatti. – si galvanizzò l’attimo immediatamente successivo mentre cercava di recuperare da sotto la scrivania le infernali scarpe che erano finite direttamente sotto la sedia di Takeshi, che occupava il posto di fronte a lei.
- Merda! Che male! – imprecò non troppo elegantemente nel momento in cui, cercando di far marcia indietro a gattoni, sbattè la testa giusto sullo spigolo. Si permise quel linguaggio colorito proprio perché perfettamente consapevole di esser completamente sola lì dentro, in quell’enorme sala open-space; anche se i suoi colleghi di scrivania, nella maggior parte dei casi, fingevano di non sentire i turpiloqui che uscivano dalla sua bocca quando il team si trovava al limite della deadline per le consegne delle bozze, o delle pagine per la rivista, con i tipografi e l’ufficio marketing con il fiato sul collo tipo avvoltoi sulla spalliera.
Mentre recuperava il cappotto arancione, gettò un’occhiata distratta alla scrivania, alla foto che ritraeva tutti e quattro i colleghi insieme, e un leggero sorriso le sfuggì dalle labbra. Da quando era entrata in quella compagnia, aveva sempre lavorato con loro ed essere l’unica ragazza in mezzo a tre ragazzi le aveva permesso di farsi le ossa nella bambagia, perché era sempre stata coccolata e protetta. Questo non voleva dire che non si fosse dovuta far il mazzo, in particolar modo all’inizio, ma poi alla fine era riuscita a conquistarli e da lì era nato un rapporto idilliaco. Che poi dietro quel bel faccino contornato da un caschettino rosso e due occhioni turchesi si nascondesse un amabile scaricatore di porto quando le saltavano i cinque minuti nonché un’invidiabile e rodata bevitrice durante le feste aziendali, quello era tutto un altro paio di maniche. I tre ragazzi avevano imparato a valutare lo stato d’animo di Ayane in base alle bizzarre pettinature dei capelli o agli improponibili abbinamenti di colori dei vestiti.
Quel giorno doveva anche essere di umore giusto, avendo avuto l’incredibile fortuna di aver azzeccato l’abbinamento di un bell’arancione con un delicato lilla. Ed era proprio nella sciarpa lilla che si stava avvolgendo, avendo visto dalla finestra come il vento fuori sferzasse con malignità e senza pietà alcuna.
Dopo essersi assicurata che la sua proposta capeggiasse in cima alla pila dei documenti sulla scrivania del suo capo, Ayane chiuse la luce alle sue spalle ed uscì lungo il corridoio immerso a sua volta nella più totale oscurità e silenzio. Recuperando dalla borsa del giorno – sì, perché le borse erano la sua grande e non segreta passione – il cellulare, non ebbe neanche il coraggio di guardare che ore fossero. L’ora di cena doveva essere passata da un pezzo, visto che anche il languorio se n’era andato da un bel pezzo. Recuperando qualche spicciolo dalla tasca del cappotto, si graziò di una cioccolata bollente dalle macchinette nella piccola saletta adibita a pausa caffè prima di indirizzarsi verso l’ascensore. Solitamente le scale le faceva a piedi, ma in quel momento era veramente troppo stanca.
Nell’istante in cui uscì dallo stabile dopo aver scambiato due veloci chiacchiere con il portiere notturno, fu immediatamente assalita da una folata di vento gelido che la costrinse a socchiudere gli occhi. Era comunque grata a quell’aria gelida perché l’aveva risvegliata di colpo dopo aver passato rinchiusa lì dentro non sapeva più neanche lei quante ore. Si strinse maggiormente la sciarpa intorno al collo, sollevando la punta del naso verso il cielo carico di nubi minacciose che non promettevano niente di buono. Emise un piccolo sospiro, guardando la piccola nuvoletta ghiacciata di fiato uscirle dalla bocca e fu allora che con la coda dell’occhio lo vide.
Natsume era appoggiato alla muretta, braccia conserte al petto, sguardo perso a fissare il vuoto. La prima cosa che Ayane notò, era che aveva quell’incredibile trench blu scuro, come la prima volta che l’aveva visto, nonché spudoratamente pedinato, il suo primo giorno di lavoro esattamente diciotto mesi prima. E non poté negare al suo cuore l’accavallarsi del galoppamento perché il ragazzo in quella posa, con il soprabito incriminato, offriva di sé un’immagine d’inconsapevole spudorata sensualità.
- Immagino che anche tu non abbia ancora cenato. – la riportò alla realtà lui con uno dei suoi mezzi sorrisi.
- Eh? – fu la replica basita detta mentre sgranava gli occhi. “ No, aspetta un minuto. Aspetta un minuto. Non mi dire che mi stava aspettando! Sarebbe un colpo di fortuna troppo spudorato. Che voglio dire, dopo questa giornata infernale anche ci starebbe.” Gongolò l’attimo immediatamente successivo.
Natsume si staccò dalla muretta, andandole incontro e Ayane fu quasi sul punto di uscirsene con un infelice: - Mi stavi davvero aspettando? – che per fortuna non pronunciò, troppo presa dall’ammirarlo da capo a piedi, soffermandosi su ogni minimo dettaglio di quel viso e di quel corpo praticamente perfetti. I capelli biondi che svolazzavano sotto le raffiche di vento andandogli a coprire gli occhi, le spalle, le braccia, la schiena che lei era più che sicura fossero toniche e scolpite senza essere troppo eccessive, la figura slanciata di chi sicuramente aveva fatto attività sportiva.
- In che club eri durante i tempi del liceo e dell’Università? –
E questa domanda, le uscì dalla bocca non passando minimamente per la testa.
Il ragazzo sgranò gli occhi viola, interdetto per un attimo e fermando il suo incedere verso di lei; ma fu questione di un solo istante. Ormai era così abituato alle sue domande disarmantemente dirette.
- Secondo te? – le chiese divertito.
- Hum … - iniziò a vagliare le varie ipotesi mentre lui la invitava a proseguire il cammino verso il piccolo ristorantino cinese che faceva angolo in fondo alla via e lei si lasciò spingere docilmente senza opporre resistenza alcuna.
- Qualche indizio? – ci provò speranzosa e divertita al contempo. Nonostante sempre più spesso venisse fuori il suo lato ascaro, orso, asociale, a volte era triste per Ayane rincasare e trovare la casa immersa nel più completo e totale silenzio. Così come preparare la cena per lei sola e consumarla spaparanzata in divano. Ok, non che le dispiacesse poter star lì in paciole a macinare anime su anime fino a tarda serata, ma il brutto era al momento di andare a letto, quando trovava le sole lenzuola gelide ad attenderla e farle compagnia. Quindi poter cenare in compagnia di qualcuno, e in quello specifico caso di una più che piacevole compagnia, era innegabile le facesse piacere.
- Sì può concorrere sia da soli, sia in gruppo. – le suggerì, mentre recuperava dalla tasca del trench il pacchetto di sigarette e, dopo essersene portata una alle labbra, la lasciò morbidamente appoggiata, iniziando a cercare l’accendino nella tasca dei pantaloni.
“ Oh Mio Dio, questo è un figo da paura anche quando compie un gesto del genere. E il bello è che ne è completamente inconsapevole. Adesso mi tocca proprio stuprarlo.” Si trovò a pensare Ayane, mentre l’altra metà del cervello cercava di mantenersi impegnata sul divertente quesito.
- Nuoto? – chiese dubbiosa, lanciandogli un’occhiata di sottecchi. In effetti, il fisico c’era tutto.
- No. – rispose lui divertito, scuotendo la testa aspirando un tiro e socchiudendo gli occhi.
- No?! – replicò incredula Ayane, girandosi a fissarlo da capo a piedi. – Si può fare sia da soli sia in gruppo … - si trovò a ripetere tra sé e sé.
- Hum-hum. –
- Cos’è: ginnastica artistica? – domandò seriamente e Natsume si strozzò con la sua stessa saliva.
- G-ginnastica … artistica?! – proferì incredulo, scoppiando a ridere di gusto.
- Eh beh, certo. Si può concorrere sia in singolo sia in gruppo. – replicò lei, leggermente risentita, facendolo ridere ancora di più.
- No, no. Atletica. Correvo. Correvo. – le rivelò, prima che potesse uscirsene con qualche altro strafalcione.
- Ahh! – proferì, imbarazzata per l’uscita di poco prima.
- E tu? Di qualche club facevi parte? – le chiese interessato, mentre la bloccò giusto in tempo dall’attraversare la strada con il rosso fermandola delicatamente per un braccio. Ayane trasalì a quel tocco. Era di una delicatezza eppure al contempo di una fermezza sconvolgente.
- Musica. – rispose orgogliosa, notando come lui non avesse ancora mollato la presa.
- Musica?! – questa volta fu il turno del ragazzo di sgranare gli occhi.
- Certo. Suonavo il violino. –
- Davvero? Pensavo letteratura. – la interrogò sempre più sorpreso. – Violino, eh? – bisbigliò sorridendo, quasi stesse parlando tra sé e sé, facendola sorridere a sua volta nonché incantare.
Era curioso il fatto di come, pur lavorando a stretto contatto per ore e ore per settimane di fila da un anno a quella parte, non sapessero praticamente niente della vita privata e personale l’uno dell’altra.
Natsume stava per replicare, ma si trovarono davanti ad una brutta sorpresa. Il loro mitico ristorantino cinese era chiuso quel giorno per manutenzione. E siccome le disgrazie non vengono mai sole, in quel preciso istante iniziò a piovere.
I due ragazzi alzarono gli occhi al cielo nel medesimo attimo. Increduli e sbigottiti.
- Senti, casa mia è a due passi da qui. Se ci fermiamo un attimo al combini qua all’angolo e recuperiamo quello che mi serve, ti preparo una cena by Asahina brother. –
- E’ una proposta oscen … ehm, no scusa, mi è scivolata. – disse lei tra il serio e il faceto, ridendo per cercare di togliersi dall’imbarazzo di aver, nuovamente, fatto uscir le parole di bocca senza prima farle passare per la testa, beccandosi un’occhiata di finto rimprovero da parte di lui che glissò elegantemente il discorso, prendendo il comando della situazione.
- Qui inizia a diluviare. Io suggerirei di fare una corsetta fino al combini, per evitare di lavarci. – propose Natsume mentre si alzava il bavero del soprabito.
- Che??!! Correre??! Asahina tu vuoi farmi morire dopo che sono sopravvissuta a questa giornata di merd … ehm, giornata devastante. – si corresse Ayane giusto in tempo, facendolo scoppiare a ridere, convinto che lei avesse fatto dello spirito, quando invece la ragazza era realmente scioccata da quell’idea.
- Tachibana, chiamami Natsume per favore. Se mi chiami Asahina a casa dei miei, ci giriamo in tredici. – la pregò lui con un piccolo sorriso leggermente imbarazzato che le fece avvampare il viso, nel momento in cui lui decise di trascinarsela dietro a peso morto, tipo zavorra.
- Hai dodici fratelli?!- replicò lei sconcertata, lasciandosi docilmente prendere la mano per attraversare la strada di corsa, fidandosi del fatto che lui avesse controllato che non sopraggiungessero macchine.
– Gesù! Siete davvero tredici fratelli? – chiese nuovamente, incredula. – Io anche se vivo da sola da anni ormai, faccio ancora gli incubi di trovarmi di nuovo a dover dividere la camera con mia sorella maggiore. – biascicò terribilmente seria.
- Per questo è dall’ultimo anno del liceo che vivo da solo. – replicò lui divertito, portando entrambi sani e salvi sotto al portico del minimarket, scrollandosi di dosso l’acqua dai capelli in un gesto, anche in questo caso, di una sconcertate sensualità. E chissà quale associazione mentale produsse la testa di Ayane, perché ebbe una folgorante illuminazione che la fece bloccare di colpo.
- Oh! C’è l’ultima puntata di Free! Asahin … ehm, Natsume ti prego, fammelo registrare a casa tua!– lo pregò e il luccichio omicida che lui vide passare nei suoi occhi turchesi, gli fece capire che la ragazza stava parlando seriamente.
- Bene, e ora possiamo andare a fare la spesa. – cinguettò felice, tranquillizzata. – Che bello cucinare insieme e poi non mangiare da soli. – bisbigliò allegra, non rendendosi conto di aver parlato con tono udibile. Natsume, infatti, l’aveva udita benissimo e, non visto, lo sguardo e il sorriso si addolcirono in volto a quella dichiarazione, dopo l’attimo di sorpresa iniziale.
- Posso portare io il carrello? – gli chiese felice voltandosi verso di lui, non cogliendo per un soffio quel sorriso dolcissimo apparso fugacemente sul viso del ragazzo.
- Sì … - non poté che risponderle in un sussurro, stregato.


CONTINUA …





4 commenti:

  1. Che bello! Bravissima Clo, ad aver postato questa tua favolosa fanfic!
    E... wowww, con quell'immy di Natsu-nii, mi hai stesa... Figoneeeeeeeeeeeee!
    Eheheh, prossimamente posterò anch'io delle fic qui sul nostro blog.
    E, credo proprio che dovremmo mettere anche HAND.
    Smack-smack e attendo il nuovo capitolo, inedito per me, di questa tua perla, al più prestoooo!
    Mi raccomandooooo!

    Rox

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  2. Rox, grazie mille! Eh sì dai: posta anche tu le tue meravigliose fic. Eh sì: potremmo sì postare anche qui HAND^^
    Nei prossimi giorni, inizierò a scrivere il 5° capitolo <3

    Clo

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  3. Bravissima, io lo attendo impaziente! E, perfetto, allora poi posteremo anche HAND.
    Smack,

    Rox

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