Ciaossu^^ Ancora io. La vostra Clau. Per
vostra disgrazia sono in ferie, quindi dovete sorbirvi i miei continui e
molesti assalti sul blog.
E adesso torno con il primo capitolo
di una ficcina ispirata da quel figherrimo di Asahina Brother Natsu-nii *ç*
L’unico personaggio di questa fic che
non mi appartiene di diritto (MA PERCHE’???!!! T_T) è il suddetto Asahina
Natsume tratto dall’anime di Brother’s Conflict, un reverse harem dove la
protagonista – al solito – è da prendere a sprangate, ma i ragazzi meritano un
sacco.
Vi riporto qui di seguito una sua
immy, così che possiate sbrodolare felicemente insieme a me nel mare di bava.
Ah, giusto per molestarvi un altro po’,
vi lascio anche il link della mia pagina account di EFP^^
Bene, è tutto! Vi lascio al primo
capitolo della ficcina, che finalmente vede la luce. Ebbene sì, la posto qui in
anteprima. Fino ad oggi, l’hai vista solo la Rox <3
“ E’
più facile ottenere un favore dalla Fortuna piuttosto che trattenerla”
CAPITOLO 1
C’era voluta una buona dose di coraggio per essersi
alzati in quel gelido martedì mattina.
Così come ci voleva una buona dose di coraggio per
fermarsi al lavoro fino a tardi in quel gelido martedì di fine Novembre.
Non che si potesse dire che Ayane Tachibana fosse una
stacanovista, una fanatica del lavoro, una che arrivava per prima e andava via
per ultima quando le luci degli altri uffici si erano già spente da un bel po’,
anzi! Ayane cercava la massima resa con il minimo sforzo, ma questo non voleva
dire che non fosse innamorata del suo lavoro di editor. Semplicemente, Ayane
era sempre ben conscia e non perdeva mai di vista che la sua vita procedeva
spedita al di fuori di quelle quattro mura. O perlomeno questo era l’obiettivo
che si era prefissata, che non voleva dire che corrispondesse con la realtà
reale delle cose, dato che la sua vita procedeva ultimamente su un binario
abbastanza disastrato. In particolar modo sul binario amoroso, cosa della quale
Ayane se ne crucciava con la solita innata allegria, dopo l’ennesima bidonata
da parte dello “scemo e stronzo di turno” sparito magicamente chissà in quali
meandri senza dar più notizia di sé, razza questo degli “scemi e stronzi di
turno” che ultimamente popolava sempre più alacremente la società che la
circondava. Ma lei non si faceva abbattere da questo genere di cose. Quello che
la stava facendo letteralmente impazzire in quel preciso istante, era la
stampante e la maledetta tecnologia – cosa a lei così sconosciuta ed ignava –
che pareva essersi accanita contro in quella particolare serata, dato che
quella era la quarta stampante che provava, tanto che si era spinta a piani a
lei pressoché sconosciuti della società in cui lavorava. Se non ricordava male,
quello era il piano della parte in cui si producevano i videogiochi tratti da
manga-anime e/o viceversa.
Imprecando in maniera fin troppo portuale, per non si
sa quale volta, valutò bene che forse un bel calcio assestato al suddetto
aggeggio infernale, avrebbe convinto il sempre più infernale aggeggio a
collaborare.
- E muoviti macinino del cappero! – digrignò tra i
denti, assestando la famigerata pedata e continuando ad imprecare l’attimo
immediatamente successivo per il dolore lancinante al piede destro scalzo visto
che, in quel pellegrinare per i corridoi silenziosi e solitari, aveva ben
pensato di liberarsi della tortura delle decolté tacco 10 che si portava in
giro dalla mattina.
- Merda! – imprecò. Doveva assolutamente stampare il name del suo autore, visto che l’indomani
mattina avrebbe dovuto far trovare pronta sulla scrivania del suo capo la
proposta di serializzazione per un nuovo manga tratto da un popolare videogioco
reverse harem che stava spopolando
tra le adolescenti, ma senza la storyboard, ben poco poteva fare. Se non
mettersi a drammatizzarlo lei alla riunione con i piani alti.
“ Ci mancherebbe anche questo!” ridacchiò tra sé e sé,
continuando a smanettare - a caso – sui pulsanti della fotocopiatrice.
- E andiamo maledetta infame. Stampa! Stampa! Stampa! –
- Se non la fai uscire dallo stand-by, dubito che ti
stampi alcunché anche se la pregassi in aramaico antico. –
Ayane sussultò. Primo perché era convinta di esser
rimasta da sola in tutto lo stabile essendo ormai le nove di sera. Secondo
perché calcolò rapidamente che il nuovo venuto l’aveva sicuramente vista
discutere, o meglio: litigare con una fotocopiatrice. Robe da scavarsi una
fossa da sola e gettarvisi dentro per la vergogna. Terzo, perché ancora prima
di girarsi, sapeva perfettamente che si sarebbe trovata davanti un paio di
occhi dall’incredibile sfumatura viola ai quali ben poche là dentro non
facevano la tira.
- A-Asahina? Che colpo! Pensavo di essere l’unica
sfigata ancora al lavoro. – bisbigliò con un sospiro portandosi una mano al
cuore ma poi, vedendo come l’altro inarcò lievemente un sopraciglio, realizzò
quanto detto e tentò di correre ai ripari.
– Ahehm, non volevo darti del nerd. – biascicò
ridacchiando imbarazzata e cercando di sviare l’attenzione dei suoi occhi
turchesi dal piccolo, quanto sexyssimo, neo sotto il labbro del ragazzo. Il
quale, scoppiò in una fragorosa risata.
- No, no: dici bene. Siamo proprio due sfigati ad
esser ancora al lavoro. – la rassicurò mentre premeva il pulsante e, con un
borbottio sommesso, la stampante si mise finalmente al lavoro.
- Volete presentare X&Y? – le chiese mentre le porgeva le copie a mano a mano che
uscivano.
- Hm-hm. O almeno ci provo. Il mio capo mi ha detto
che devo presentargli una proposta che lo faccia restare incollato alla sedia
se solo voglio sperare che lui alzi la cornetta del telefono per presentarla ai
piani alti. – spiegò lei ridendo, facendosi cullare dal confortante calore dei
fogli e dalla dolce modulazione della voce di lui.
- Allora se hai bisogno di qualsiasi cosa, conta pure
su di me. Ho sputato sangue su questo otome e sapere che è in ballo la proposta
per farlo diventare un manga e un anime, non può che farmi piacere. – si
propose lui, con uno sguardo carezzevole.
- Lo so. – replicò la ragazza. – Ed io credo veramente
che spopolerebbe anche in forma cartacea. Ed è quello che pensa anche la mia
mangaka. Ci stiamo veramente puntando entrambe. Fidati di me: ce la farò. –
concluse fiduciosa, suggellando l’impegno solenne con una croce sul petto.
Negli ultimi mesi era capito con sempre maggior
frequenza che loro due lavorassero insieme.
Ora era Ayane che spiegava a lui caratteristiche
fisiche e caratteriali dei personaggi dei vari manga o light novel di successo
quando questi diventavano videogiochi, ora era Natsume che spiegava a lei i
personaggi quando questi subivano il percorso inverso. Ed era stato lavorandoci
insieme che Ayane aveva scoperto che dietro a quella facciata di “bello&impossibile”
che la gente gli aveva cucito addosso suo malgrado, Asahina si era dimostrato
una persona proprio niente male. La sua naturale discrezione e professionalità
venivano troppo spesso scambiate per freddezza e distacco, perché ad Ayane – alla
conclusione della realizzazione di un progetto, quando tutto il team che aveva
partecipato alla realizzazione dell’idea, si riuniva per una bevuta informale
nel locale vicino all’azienda – Natsume in quelle occasioni le era parso sempre
gentile e cortese. Ovvio che, bello e stuzzicante com’era, doveva sempre stare
attento a non sbilanciarsi troppo nel dare confidenza agli estranei, per non
crear loro chissà quali false aspettative, ma una volta che si riusciva a far
breccia in quella corazza di riservatezza, ecco che si apriva un mondo. Ayane
si trovava più o meno nella fase “ si sta aprendo il varco”. Inutile dire che
molto spesso, ma sarebbe stato più corretto dire troppo spesso, anche lei con
le colleghe più fidate durante le pause pranzo, si era sparata di quei film da
paura in testa su di lui. Ma questo fino a quando non erano stati affiancati ed
erano entranti nello stesso team in merito alla realizzazione dei progetti e
allora, quando Natsume Asahina era diventato una persona reale e non più una
specie di chimera da spiare di sottecchi quando entrava in mensa, o facendo le
fughe per i corridoi per salire in ascensore con lui, sperando di rimanerne
felicemente bloccati dentro, Ayane aveva imparato a considerarlo come una
persona reale. Ovvio che, di fronte a lui, in quel preciso istante, con le
stanze buie e disabitate, la cravatta pigramente allentata sul collo della
camicia, per un fugace momento la sua mente si trovò a pregare che la riversasse
sul terreno e facessero un Asahina Jr, ma questo era da imputare solo ed
esclusivamente al giro sbalzato dei suoi ormoni pre-mestruo.
Era da qualche settimana che non capitava lavorassero
più insieme, e l’idea di poter di nuovo collaborare con lui, la galvanizzava
parecchio. Perché Natsume era bravo nel suo lavoro. E tanto anche. Faceva le
cose con un imperturbabile entusiasmo che era in grado di contagiarla e farle
macinare idee su idee da suggerire ai suoi autori. Lui aveva una sorprendente
capacità di rendere reali, tramutare in grafica personaggi che lei aveva nella
testa e veder tramutati in realtà quei personaggi, vederli muovere, era una
cosa che non aveva prezzo.
Esser stata inserita in quei team, era una cosa della
quale non sarebbe mai stata grata abbastanza al suo capo. Ayane affrontava ogni
minimo passo di quella realizzazione con un entusiasmo senza pari. Quando aveva
fatto parte del gruppo che doveva scegliere i doppiatori per i videogiochi, non
aveva dormito per tutta la notte precedente. Esser in sala di registrazione,
poter assistere alla registrazione dei demo, era stata una cosa che non aveva
avuto prezzo. Collaborare anche con i doppiatori era stata una cosa a dir poco
elettrizzante. Anche troppo …
A quel pensiero si rabbuiò e un’ulteriore sequela di
espressioni colorite le passò a spot nella testa, evitando – per fortuna – di
dar loro voce.
- Tutto a posto? – le chiese lui, al quale non era
sfuggito tuttavia il cambiamento di espressione.
- Sì sì … - corse ai ripari lei, sentendosi colta in
flagrante delitto mentre prendeva l’ultimo foglio che le stava porgendo.
Natsume appoggiò un braccio sul coperchio della stampante mentre attendeva
l’uscita del suo documento e si mise a osservala, iniziando distrattamente ad
accarezzarsi il piccolo neo sotto il labbro. Il fatto che un particolare così
microscopico fosse in grado di render quel viso già perfetto ancora più
interessante, non era cosa da poco.
Per fortuna del suo cuore, Ayane aveva imparato che
lui si concedeva quella specie di auto coccola quando era in assorta
meditazione.
- Che cosa ne pensi di quest’otome? – le chiese a
bruciapelo.
- Che capisco perché faccia furore tra le quindicenni.
– rispose lei ridendo, a metà tra il serio e il faceto e strappando un leggero
sorriso anche a lui. Quando aveva imparato che Ayane, nonostante i suoi ventiquattro
anni, fosse in grado di entusiasmarsi come un’adolescente di fronte a quelle
cose, aveva cercato più volte il suo parere in merito alla caratterizzazione
dei personaggi. E lei aveva sempre dato indicazioni precise e puntali.
Natsume si ricordava perfettamente come ritornavano
sulla sua scrivania i fogli di appunti che le mandava via mail o che le portava
personalmente. Erano piene di faccette assurde, a render più leggeri i commenti.
Per fargli capire che i suoi erano solo suggerimenti e idee e quindi nulla di
negativo, ma qualcosa da prendere alla leggera. E molto spesso lui aveva fatto
tesoro di quei suggerimenti; ovvio che lei capisse molto di più di lui quali
fossero i gusti del gentil sesso per quanto riguardava certi aspetti. Dopo anni
passati a creare videogiochi al limite dell’horror/splatter, era stato contento
di cambiare genere e sperimentarsi in altri meandri. Oltretutto, con la
creazione di videogiochi reverse harem, lui giocava praticamente in casa e metà
del lavoro era già fatto, avendo ben dodici fratelli dai quali attingere
caratteristiche e peculiarità per caratterizzare i personaggi maschili.
- E quindi? - la invitò lui con lo sguardo a
continuare a parlare.
- E quindi penso che vada bene continuare così anche
con la seconda stagione … -
- Ma? – continuò lui sorridendo, al quale non erano
sfuggiti quei puntini di sospensione alla fine della frase. Ayane prese un bel
ispiro per poi buttar fuori l’aria prima di riprendere a parlare.
- Perché non aggiungere qualche particolare? –
- Un altro personaggio? – suggerì lui.
- No, creerebbe troppa confusione. Le ragazze ormai
hanno già il loro beniamino e si son create in testa le loro coalizioni tra di
loro. – si affrettò a negare lei risoluta meditabonda. – Un elemento nuovo a
livello di vita di tutti i giorni. Tipo uno sport o un hobby … - provò ad
elencare.
- Hum, uno sport o un hobby eh? - biascicò lui di
rimando, cominciando a vagliare velocemente varie ipotesi in testa mentre s’inoltravano
nuovamente
PIU’ TARDI
Alla fine ce l’aveva fatta. La proposta per la
serializzazione del manga di “X&Y” faceva bella mostra di sé sulla
scrivania del capo redattore Masahiosi Hayato.
Ayane non aveva sollevato gli occhi dalla schermata
del pc fino a quando non aveva messo la parola fine e non prima di aver salvato
il documento in ogni hard disk interno ed esterno possibile per il timore,
nonché terrore, di cancellarlo dopo averci perso l’anima. E tante ore.
Si era stiracchiata felice e soddisfatta. In quei
momenti si sentiva come quando faceva l’Università, dopo un’intera giornata
passata china sui libri a studiare. Si tolse gli occhiali da vista per riporli
nella custodia a fianco del computer. Nel momento in cui il monitor si spense,
si dovette abituare per un attimo all’oscurità che la circondava. Sospirò.
L’ora era tarda e la voglia, nonché l’intenzione, di mettersi a cucinare una
volta rientrata a casa, era andata a farsi benedire da un pezzo, sostituita
solo da una fame vorace. Durante le prime ore del pomeriggio, i buoni propositi
di cucinarsi delle sane verdurine non appena fosse rincasata erano caduti
miseramente nel dimenticatoio a mano a mano che le ore passavano.
- Uff! - sospirò sconsolata. - Anche questa sera mi
toccherà fermarmi al combini vicino casa a prendermi sushi take away. Hum, poco
male! Così mangio direttamente in vaschetta e non devo lavar i piatti. – si
galvanizzò l’attimo immediatamente successivo mentre cercava di recuperare da
sotto la scrivania le infernali scarpe che erano finite direttamente sotto la
sedia di Takeshi, che occupava il posto di fronte a lei.
- Merda! Che male! – imprecò non troppo elegantemente
nel momento in cui, cercando di far marcia indietro a gattoni, sbattè la testa
giusto sullo spigolo. Si permise quel linguaggio colorito proprio perché
perfettamente consapevole di esser completamente sola lì dentro, in quell’enorme
sala open-space; anche se i suoi colleghi di scrivania, nella maggior parte dei
casi, fingevano di non sentire i turpiloqui che uscivano dalla sua bocca quando
il team si trovava al limite della deadline per le consegne delle bozze, o delle
pagine per la rivista, con i tipografi e l’ufficio marketing con il fiato sul
collo tipo avvoltoi sulla spalliera.
Mentre recuperava il cappotto arancione, gettò
un’occhiata distratta alla scrivania, alla foto che ritraeva tutti e quattro i
colleghi insieme, e un leggero sorriso le sfuggì dalle labbra. Da quando era
entrata in quella compagnia, aveva sempre lavorato con loro ed essere l’unica
ragazza in mezzo a tre ragazzi le aveva permesso di farsi le ossa nella
bambagia, perché era sempre stata coccolata e protetta. Questo non voleva dire
che non si fosse dovuta far il mazzo, in particolar modo all’inizio, ma poi
alla fine era riuscita a conquistarli e da lì era nato un rapporto idilliaco. Che
poi dietro quel bel faccino contornato da un caschettino rosso e due occhioni
turchesi si nascondesse un amabile scaricatore di porto quando le saltavano i
cinque minuti nonché un’invidiabile e rodata bevitrice durante le feste
aziendali, quello era tutto un altro paio di maniche. I tre ragazzi avevano
imparato a valutare lo stato d’animo di Ayane in base alle bizzarre pettinature
dei capelli o agli improponibili abbinamenti di colori dei vestiti.
Quel giorno doveva anche essere di umore giusto,
avendo avuto l’incredibile fortuna di aver azzeccato l’abbinamento di un bell’arancione
con un delicato lilla. Ed era proprio nella sciarpa lilla che si stava
avvolgendo, avendo visto dalla finestra come il vento fuori sferzasse con
malignità e senza pietà alcuna.
Dopo essersi assicurata che la sua proposta
capeggiasse in cima alla pila dei documenti sulla scrivania del suo capo, Ayane
chiuse la luce alle sue spalle ed uscì lungo il corridoio immerso a sua volta
nella più totale oscurità e silenzio. Recuperando dalla borsa del giorno – sì,
perché le borse erano la sua grande e non segreta passione – il cellulare, non
ebbe neanche il coraggio di guardare che ore fossero. L’ora di cena doveva
essere passata da un pezzo, visto che anche il languorio se n’era andato da un
bel pezzo. Recuperando qualche spicciolo dalla tasca del cappotto, si graziò di
una cioccolata bollente dalle macchinette nella piccola saletta adibita a pausa
caffè prima di indirizzarsi verso l’ascensore. Solitamente le scale le faceva a
piedi, ma in quel momento era veramente troppo stanca.
Nell’istante in cui uscì dallo stabile dopo aver
scambiato due veloci chiacchiere con il portiere notturno, fu immediatamente
assalita da una folata di vento gelido che la costrinse a socchiudere gli
occhi. Era comunque grata a quell’aria gelida perché l’aveva risvegliata di
colpo dopo aver passato rinchiusa lì dentro non sapeva più neanche lei quante
ore. Si strinse maggiormente la sciarpa intorno al collo, sollevando la punta
del naso verso il cielo carico di nubi minacciose che non promettevano niente
di buono. Emise un piccolo sospiro, guardando la piccola nuvoletta ghiacciata
di fiato uscirle dalla bocca e fu allora che con la coda dell’occhio lo vide.
Natsume era appoggiato alla muretta, braccia conserte
al petto, sguardo perso a fissare il vuoto. La prima cosa che Ayane notò, era
che aveva quell’incredibile trench blu scuro, come la prima volta che l’aveva
visto, nonché spudoratamente pedinato, il suo primo giorno di lavoro
esattamente diciotto mesi prima. E non poté negare al suo cuore l’accavallarsi
del galoppamento perché il ragazzo in quella posa, con il soprabito
incriminato, offriva di sé un’immagine d’inconsapevole spudorata sensualità.
- Immagino che anche tu non abbia ancora cenato. – la
riportò alla realtà lui con uno dei suoi mezzi sorrisi.
- Eh? – fu la replica basita detta mentre sgranava gli
occhi. “ No, aspetta un minuto. Aspetta un minuto. Non mi dire che mi stava
aspettando! Sarebbe un colpo di fortuna troppo spudorato. Che voglio dire, dopo
questa giornata infernale anche ci starebbe.” Gongolò l’attimo immediatamente
successivo.
Natsume si staccò dalla muretta, andandole incontro e
Ayane fu quasi sul punto di uscirsene con un infelice: - Mi stavi davvero
aspettando? – che per fortuna non pronunciò, troppo presa dall’ammirarlo da
capo a piedi, soffermandosi su ogni minimo dettaglio di quel viso e di quel
corpo praticamente perfetti. I capelli biondi che svolazzavano sotto le
raffiche di vento andandogli a coprire gli occhi, le spalle, le braccia, la
schiena che lei era più che sicura fossero toniche e scolpite senza essere
troppo eccessive, la figura slanciata di chi sicuramente aveva fatto attività
sportiva.
- In che club eri durante i tempi del liceo e
dell’Università? –
E questa domanda, le uscì dalla bocca non passando
minimamente per la testa.
Il ragazzo sgranò gli occhi viola, interdetto per un
attimo e fermando il suo incedere verso di lei; ma fu questione di un solo istante.
Ormai era così abituato alle sue domande disarmantemente dirette.
- Secondo te? – le chiese divertito.
- Hum … - iniziò a vagliare le varie ipotesi mentre
lui la invitava a proseguire il cammino verso il piccolo ristorantino cinese
che faceva angolo in fondo alla via e lei si lasciò spingere docilmente senza
opporre resistenza alcuna.
- Qualche indizio? – ci provò speranzosa e divertita
al contempo. Nonostante sempre più spesso venisse fuori il suo lato ascaro,
orso, asociale, a volte era triste per Ayane rincasare e trovare la casa
immersa nel più completo e totale silenzio. Così come preparare la cena per lei
sola e consumarla spaparanzata in divano. Ok, non che le dispiacesse poter star
lì in paciole a macinare anime su anime fino a tarda serata, ma il brutto era
al momento di andare a letto, quando trovava le sole lenzuola gelide ad
attenderla e farle compagnia. Quindi poter cenare in compagnia di qualcuno, e
in quello specifico caso di una più che piacevole compagnia, era innegabile le
facesse piacere.
- Sì può concorrere sia da soli, sia in gruppo. – le
suggerì, mentre recuperava dalla tasca del trench il pacchetto di sigarette e, dopo
essersene portata una alle labbra, la lasciò morbidamente appoggiata, iniziando
a cercare l’accendino nella tasca dei pantaloni.
“ Oh Mio Dio, questo è un figo da paura anche quando
compie un gesto del genere. E il bello è che ne è completamente inconsapevole.
Adesso mi tocca proprio stuprarlo.” Si trovò a pensare Ayane, mentre l’altra
metà del cervello cercava di mantenersi impegnata sul divertente quesito.
- Nuoto? – chiese dubbiosa, lanciandogli un’occhiata
di sottecchi. In effetti, il fisico c’era tutto.
- No. – rispose lui divertito, scuotendo la testa
aspirando un tiro e socchiudendo gli occhi.
- No?! – replicò incredula Ayane, girandosi a fissarlo
da capo a piedi. – Si può fare sia da soli sia in gruppo … - si trovò a
ripetere tra sé e sé.
- Hum-hum. –
- Cos’è: ginnastica artistica? – domandò seriamente e
Natsume si strozzò con la sua stessa saliva.
- G-ginnastica … artistica?! – proferì incredulo, scoppiando
a ridere di gusto.
- Eh beh, certo. Si può concorrere sia in singolo sia
in gruppo. – replicò lei, leggermente risentita, facendolo ridere ancora di
più.
- No, no. Atletica. Correvo. Correvo. – le rivelò,
prima che potesse uscirsene con qualche altro strafalcione.
- Ahh! – proferì, imbarazzata per l’uscita di poco
prima.
- E tu? Di qualche club facevi parte? – le chiese
interessato, mentre la bloccò giusto in tempo dall’attraversare la strada con
il rosso fermandola delicatamente per un braccio. Ayane trasalì a quel tocco.
Era di una delicatezza eppure al contempo di una fermezza sconvolgente.
- Musica. – rispose orgogliosa, notando come lui non
avesse ancora mollato la presa.
- Musica?! – questa volta fu il turno del ragazzo di
sgranare gli occhi.
- Certo. Suonavo il violino. –
- Davvero? Pensavo letteratura. – la interrogò sempre
più sorpreso. – Violino, eh? – bisbigliò sorridendo, quasi stesse parlando tra
sé e sé, facendola sorridere a sua volta nonché incantare.
Era curioso il fatto di come, pur lavorando a stretto
contatto per ore e ore per settimane di fila da un anno a quella parte, non
sapessero praticamente niente della vita privata e personale l’uno dell’altra.
Natsume stava per replicare, ma si trovarono davanti
ad una brutta sorpresa. Il loro mitico ristorantino cinese era chiuso quel
giorno per manutenzione. E siccome le disgrazie non vengono mai sole, in quel
preciso istante iniziò a piovere.
I due ragazzi alzarono gli occhi al cielo nel medesimo
attimo. Increduli e sbigottiti.
- Senti, casa mia è a due passi da qui. Se ci fermiamo
un attimo al combini qua all’angolo e recuperiamo quello che mi serve, ti
preparo una cena by Asahina brother. –
- E’ una proposta oscen … ehm, no scusa, mi è
scivolata. – disse lei tra il serio e il faceto, ridendo per cercare di
togliersi dall’imbarazzo di aver, nuovamente, fatto uscir le parole di bocca
senza prima farle passare per la testa, beccandosi un’occhiata di finto
rimprovero da parte di lui che glissò elegantemente il discorso, prendendo il
comando della situazione.
- Qui inizia a diluviare. Io suggerirei di fare una
corsetta fino al combini, per evitare di lavarci. – propose Natsume mentre si
alzava il bavero del soprabito.
- Che??!! Correre??! Asahina tu vuoi farmi morire dopo
che sono sopravvissuta a questa giornata di merd … ehm, giornata devastante. –
si corresse Ayane giusto in tempo, facendolo scoppiare a ridere, convinto che
lei avesse fatto dello spirito, quando invece la ragazza era realmente
scioccata da quell’idea.
- Tachibana, chiamami Natsume per favore. Se mi chiami
Asahina a casa dei miei, ci giriamo in tredici. – la pregò lui con un piccolo
sorriso leggermente imbarazzato che le fece avvampare il viso, nel momento in
cui lui decise di trascinarsela dietro a peso morto, tipo zavorra.
- Hai dodici fratelli?!- replicò lei sconcertata,
lasciandosi docilmente prendere la mano per attraversare la strada di corsa,
fidandosi del fatto che lui avesse controllato che non sopraggiungessero
macchine.
– Gesù! Siete davvero tredici fratelli? – chiese
nuovamente, incredula. – Io anche se vivo da sola da anni ormai, faccio ancora
gli incubi di trovarmi di nuovo a dover dividere la camera con mia sorella
maggiore. – biascicò terribilmente seria.
- Per questo è dall’ultimo anno del liceo che vivo da
solo. – replicò lui divertito, portando entrambi sani e salvi sotto al portico
del minimarket, scrollandosi di dosso l’acqua dai capelli in un gesto, anche in
questo caso, di una sconcertate sensualità. E chissà quale associazione mentale
produsse la testa di Ayane, perché ebbe una folgorante illuminazione che la
fece bloccare di colpo.
- Oh! C’è l’ultima puntata di Free! Asahin … ehm,
Natsume ti prego, fammelo registrare a casa tua!– lo pregò e il luccichio
omicida che lui vide passare nei suoi occhi turchesi, gli fece capire che la
ragazza stava parlando seriamente.
- Bene, e ora possiamo andare a fare la spesa. –
cinguettò felice, tranquillizzata. – Che bello cucinare insieme e poi non
mangiare da soli. – bisbigliò allegra, non rendendosi conto di aver parlato con
tono udibile. Natsume, infatti, l’aveva udita benissimo e, non visto, lo
sguardo e il sorriso si addolcirono in volto a quella dichiarazione, dopo
l’attimo di sorpresa iniziale.
- Posso portare io il carrello? – gli chiese felice
voltandosi verso di lui, non cogliendo per un soffio quel sorriso dolcissimo
apparso fugacemente sul viso del ragazzo.
- Sì … - non poté che risponderle in un sussurro,
stregato.
CONTINUA …
Che bello! Bravissima Clo, ad aver postato questa tua favolosa fanfic!
RispondiEliminaE... wowww, con quell'immy di Natsu-nii, mi hai stesa... Figoneeeeeeeeeeeee!
Eheheh, prossimamente posterò anch'io delle fic qui sul nostro blog.
E, credo proprio che dovremmo mettere anche HAND.
Smack-smack e attendo il nuovo capitolo, inedito per me, di questa tua perla, al più prestoooo!
Mi raccomandooooo!
Rox
Rox, grazie mille! Eh sì dai: posta anche tu le tue meravigliose fic. Eh sì: potremmo sì postare anche qui HAND^^
RispondiEliminaNei prossimi giorni, inizierò a scrivere il 5° capitolo <3
Clo
Bravissima, io lo attendo impaziente! E, perfetto, allora poi posteremo anche HAND.
RispondiEliminaSmack,
Rox
Ok^^
RispondiEliminaClo