Ciao a tutti dalla vostra Clau.
Son tornata con una FlashFic perché nei giorni passati
mi ha preso un ammorbamento assurdo sul porcellino di Sou e, tristemente, sulla
sua povera spalla sigh sigh T_T e mi è venuta di getto questa Flash. Il fatto
che sia un crossover con Haikyuu, è venuto spontaneo a causa di un altro grande
atleta, quale è Oikawa Tooru (*ç*), che ha avuto una sorta di storia analoga
con il suo ginocchio.
E niente, ogni tanto l’angst si impossessa di me, e come
minimo per riprendermi credo dovrò scrivere una 4some, ahahahah ^///^
IL SEGRETO PER ANDARE AVANTI E' INIZIARE
Sou’s Pain
Anche se lui è solitamente un tipo taciturno e schivo,
in quel momento il silenzio asettico dell’angusto stanzino, intervallato solo
dal ronzio del distributore di bevande posto di fronte a lui, gli è a dir poco insopportabile.
Perché ha imparato ad associarlo a quello. A quei momenti di attesa
solitaria nel corridoio del reparto di ortopedia, mentre nella mente e
nell’animo un’infinità di pensieri si affacciano e si accavallano.
A quei momenti in cui si trattiene anche dal fare un
respiro più profondo degli altri per timore di sentire qualcosa che non vada.
Di sentire bruciare. Di sentire male. A quella maledetta spalla ovviamente.
Perché a diciotto anni non può permettere al dolore di
avere il sopravvento. Su di lui. Sui suoi sogni.
Perché Rin, in Australia, lo sta aspettando.
Tooru’s Pain
A vederlo in quel momento, Oikawa Tooru, con il suo
sorrisetto pungente e la battuta sarcastica sempre pronta, non sembra neanche
lui.
Perché il sorriso che si affaccia timidamente sulle
labbra, mentre è arrivato sulla soglia del parco vicino casa sua, è uno di
quelli rari da vedere in lui. Perché è nervoso, e Oikawa Tooru non lo è mai.
Mai, nemmeno quando si prepara – preparava – per la sua micidiale battuta al salto anche quando la
sua squadra di trova al set-point. Anche quando si appresta a fare un
pallonetto, di quelli da manuale.
Ma ora, lì, da solo, deve fare i conti con un’unica
cosa.
Il suo ginocchio.
Quel ginocchio che sempre più spesso ha cominciato a
cedere. A pulsare. Fino a costringerlo a non poterlo proprio più ignorare.
Ed ora, dopo mesi, dopo infinte sedute di
riabilitazione, di fisioterapia, continuando comunque a tenere allenata la
mente, lo spirito, le braccia, è lì. Al momento della verità.
Prende un grosso inspiro, Tooru, per poi buttarla
fuori quell’aria, dopo aver assaporato l’odore delle foglie, del terreno
bagnato dalla pioggia che ha battuto incessante per tutto il giorno.
Se non fosse perché è semplicemente terrorizzato
dall’esito di quella corsa che si sta per apprestare a fare, se la darebbe a
gambe levate.
Il tuo ginocchio adesso
è perfettamente a posto. Non c’è più niente che non vada, ha cercato di tranquillizzarlo
l’ortopedico, così come il fisioterapista che l’ha seguito in quel percorso.
Stringe le nocche delle mani, fino a farle diventare
bianche.
Si abbassa nuovamente per assicurarsi che le stringhe
delle scarpe siano allacciate, ma lo sa, lo sa Tooru che sta cercando di
testare nuovamente il suo ginocchio.
Certo, sa anche perfettamente che fisiologicamente il
suo ginocchio è a posto. Solo deve spiegarlo alla sua testa. Al suo cuore.
Prende nuovamente un grosso inspiro e chissà perché,
fissando le fronde verdi degli alberi sopra di lui, gli viene in mente tutto un
altro verde. Un verde mescolato all’azzurro, che insieme, creano una combinazione
di colore che Tooru non avrebbe mai pensato fosse possibile trovare in natura.
Ripensa agli occhi che incrociava ogni volta che
usciva dalle sue sessioni stremanti di fisioterapia, con il ginocchio che lo
torturava e l’unica cosa che desiderava in quel momento era poter sfogare la
sua frustrazione. Lui, che di fronte agli altri si dimostra ed è sempre così
sornione e giocoso.
Si ricorda perfettamente di quante volte abbia
incrociato quegli occhi turchesi, stupendosi non poco che l’altro non li
dovesse sollevare di tanto per portarli verso i suoi.
Quel ragazzo era di sicuro un atleta, ma non di certo
un pallavolista. Dalla corporatura avrebbe detto un nuotatore, notando – con il
suo occhio abituato per istinto a soffermarsi su ogni piccolo particolare – il tutore
stretto intorno alla spalla destra dell’altro.
Fantastico, aveva pensato, c’è qualcuno altro che sta
lottando con le unghie e con i denti come me. Perché era certo, vedendo il
guizzo ferino in quegli occhi turchesi, che anche l’altro non si sarebbe arreso
mai.
Sospira nuovamente Tooru, socchiude gli occhi, butta
fuori l’aria e spera davvero che anche la spalla di quel ragazzo di cui una
volta per caso ne ha sentito il nome – Sousuke
– possa esser ritornata a posto come il suo ginocchio, e che i sogni di
entrambi possano ricominciare a volare.
Il sorriso nervoso lascia spazio al solito sorrisetto
adorabilmente strafottente sulle labbra dell’alzatore e la prima, leggera,
falcata parte.
Tooru ha ripreso a volare.
Sou’s Dream
È sempre stato solo in quei momenti Sousuke – non avrebbe
mai sopportato di suscitare la commiserazione negli altri per il suo dolore,
fosse questo fisico che morale – eccezion fatta per quegli sguardi fugaci con
il ragazzo che usciva dalla sala di fisioterapia, o dall’ambulatorio dell’ortopedico,
prima che vi entrasse lui. E in quello sguardo non c’è mai stata nessuna pietà,
solo una sorta di cameratismo, un tacito incoraggiarsi l’uno con l’altro.
È certo, Sousuke, che con uno così – al di fuori dell’ospedale,
nella vita di tutti i giorni – non sarebbe mai potuto andar d’accordo. Certo,
non gli sarebbe mai stato sulle palle come Haruka Nanase, giusto per capirsi,
non avrebbe mai sentito quel bisogno impellente di eliminarlo dalla faccia
della Terra, ma uno con un sorrisetto del genere – Tooru aveva capito si chiamasse – era sicuro sarebbe stato in grado
di urticargli il sistema nervoso. Ma lì dentro, in quel reparto, il sentimento
che provava nei suoi confronti era di massimo rispetto. Forse, a ben pensarci, non
era tanto diverso dal ghigno strafottente di Rin.
Sorride appena, Sousuke, a quel pensiero. Sorride dolcemente
come gli riesce solo quando Rin gli si affaccia alla mente.
Io ti aspetterò, gli aveva detto prima di partir per
l’Australia, e lui aveva ricominciato a lottare.
- Sousuke – la voce dell’infermiera che lo chiama
uscendo per l’ambulatorio per annunciargli il suo turno, lo riporta alla
realtà. Al momento della verità. Sì perché oggi sarà l’ultima volta che Sousuke
attenderà in quel corridoio. Tra qualche istante il medico gli darà l’esito
degli ultimi esami diagnostici sulle condizioni della sua spalla dopo mesi di
riabilitazione dopo l’intervento.
Se dicesse che non ha nemmeno un po’ di paura in quell’istante,
Sousuke mentirebbe a se stesso più di tutte le volte in cui cercava di convicersi
di non essere perdutamente innamorato di Rin.
Ma Sousuke è fondamentalmente un guerriero. Un guerriero
dal cuore d’oro e dall’armatura splendente ed entra nello studio dell’ortopedico
con passo fermo e sicuro.
Non vacilla e risponde al sorriso che il medico gli
dona nel momento in cui gli pone di fronte a lui i risultati degli esami.
Sousuke può tornare a sognare.
FINE
Al solito, materiale trovato in internet