domenica 31 agosto 2014

Buon compleanno, Aomine!


Tanti auguri al nostro sexy giocatore di basket Daiki Aomine (Kuroko no basket), che oggi compie gli anni!
Eheheh, caro Aominecchi, Clo ed io siamo sicure che Kisettino-bello, saprà di certo come farti trascorrere una piacevole festa, ahahahahah!

Di nuovo auguri al nostro Daiki e buona domenica a tutti voi.
Ciao,

Rox


PS - Clo, ogni tanto mi ricordo di qualche compleanno anch'io, ahahahahah!

venerdì 29 agosto 2014

FanFic Free! La Musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c'è fuori Ch.3

Ciaossu^^ Sulla scia dell'entusiasmo per il 9°Episodio della puntata di Free! ES, ecco scritto il terzo capitolo di questa mia ficcina^^
Bc bc
Clau




“ La Musica deve toccare le Emozioni prima, e l’Intelletto poi”


CAPITOLO 2


Nel caso in cui Makoto non avesse avuto quella sorta di illuminazione durante la lezione, i commenti entusiasti di Nagisa sul loro insegnante avrebbero fatto capire anche a un sordo o a un cieco che il solerte biondino si era preso una cotta di quelle memorabili per il bel violinista.
- Mako-chan, Mako-chan: hai visto che bravura assurda Oikawa-sensei quando ha fatto quel tremolo nel terzo movimento?  - stava elencando entusiasta per l’ennesima volta.
- Ehm, sì … - biascicò il moro fissandolo dubbioso, mentre stavano attraversando il cortile interno all’Accademia e Nagisa letteralmente trotterellava tra le aiuole, canticchiando tra sé e sé. Tuttavia, alle sue orecchie, arrivò chiaramente il tono mesto che l’amico avevo usato, e si fermò di botto.
- Anche tu Mako-chan, l’hai eseguito benissimo. – si affrettò a complimentarsi con l’amico, convinto che l’occhiata perplessa fosse dettata da questo, anche se Makoto non era tipo che si aspettava complimenti dagli altri. Anzi, era una cosa che, modesto com’era, lo imbarazzava da morire.
- Ah, grazie … - mormorò, infatti, imbarazzato, ma colse la palla al balzo – Tu invece oggi mi sembravi particolarmente distratto. C’è qualcosa che ti preoccupa? – gli chiese con tutto il tatto di cui era possessore, fermandosi in prossimità della piccola fontana che si trovava nel mezzo del giardino. Il sorriso a dir poco estasiato e fanciullesco che si dipinse sulle labbra di Nagisa, fece una tenerezza incredibile a Makoto.
- No, no: tutto a posto Mako-chan, tranquillo. – si affrettò a replicare, continuando a spostare il peso da un piede all’altro. Quel ragazzo proprio non riusciva a star fermo in nessuna maniera.
Il più alto tra i due fece un grosso inspiro prima di riprendere a parlare, poi andò diretto al punto. Era inutile girarci intorno.
- Nagisa, non sarà mica che ti piace Oikawa-sensei? – gli chiese, facendo uno dei suoi sorrisi buoni che gli illuminarono gli occhi smeraldini, facendo capire che non c’era nessun tono d’accusa in quella domanda.
Il biondino smise di saltellare e fissò l’amico negli occhi, sollevando di tanto il volto. Makoto era così alto in confronto al suo metro e sessantacinque.
Per un incredibile attimo, il volto di Nagisa si fece serio e la sua espressione smise di sorridere. Trasse un grosso inspiro, sistemandosi la custodia del violino sulla schiena. Fissò di lato, per poi portare nuovamente lo sguardo verso l’amico, quando questi gli posò dolcemente una mano sulla spalla, scrutando sotto la frangia bionda dell’altro.
- Beccato! – esclamò alla fine Nagisa, scoppiando a ridere. E quella risata fece tirare un sospiro di sollievo a Makoto, che per un secondo aveva temuto di aver fatto star male l’amico.
- E’ così evidente? – si preoccupò l’attimo immediatamente successivo il biondino, dopo che avevano ripreso a camminare, più lentamente ora.
- Ahehm … no no, tranquillo. Non credo che Oikawa-sensei sospetti nulla. – si affrettò a rassicurarlo Makoto. – Voi due sembrate parlare la stessa lingua quando dialogate. Quindi l’entusiasmo che hai quando ti rivolgi a lui, è quello che hai sempre. -
- Fiuuu! Meno male. - si rilassò Nagisa, che aveva preso a camminare, sempre con quel piccolo sorriso ad impreziosirgli le labbra.
- Sai, mi ricordo quando alle elementari mi ero preso una cotta paurosa per la nuova maestra. – iniziò a raccontare, attorcigliandosi tra le dita una ciocca dorata della frangia. – La mia vecchia maestra era andata in pensione l’anno prima ed io ero semplicemente terrorizzato dall’idea che non ci sarebbe più stata. Lei, sempre così paziente e sorridente … Poi il primo giorno di scuola della terza elementare arrivò e con lui anche la nuova insegnante. Beh: fu amore a prima vista. – ricordò con una piccola risata. Makoto, pur essendo uno cristallino e diretto, invidiava molto a Nagisa il fatto che fosse in grado di esprimere i suoi sentimenti, le sue emozioni, in maniera così spontanea, così fresca, come un acquazzone in pieno Agosto.
- E sai Mako-chan, il fatto di poterla vedere sorridermi quando facevo qualcosa di giusto, mi era di sprone per fare ancora meglio. Quando mi poggiava una carezza sulla testa, quando sentivo la sua mano posarsi sulla mia spalla nel momento in cui mi vedeva in difficoltà per incoraggiarmi … beh: sono cose che non dimenticherò mai. E le ricordo ancora con estrema chiarezza ed estremo affetto. E con Oikawa-sensei … beh, ecco: io sto riprovando le stesse identiche cose. È grazie a lui che ogni giorno do il meglio di me … - la sua voce si spense in un mormorio, mentre abbassava lo sguardo a terra e un dolce sorriso sognante gli spuntò sul volto. A quella visione Makoto sorrise teneramente d’istinto.
- E ricordo perfettamente il momento in cui per la prima volta, dopo che lui mi ha sorriso in quella sua maniera … hai presente quando piega leggermente la testa di lato e socchiude gli occhi? – si infervorò l’attimo immediatamente successivo, portandosi entrambe le mani al petto. – E gli si forma un’adorabile fossetta sulla guancia destra? E una ciocca di capelli gli sfiora la punta del naso? – chiese all’altro, portandosi sulle punte dei piedi, per arrivare all’altezza del suo viso.
- Sì, sì … calmati calmati … - biascicò Makoto, portando in avanti le mani, in segno di resa.
- Ecco! Ricordo chiaramente il momento in cui, mentre lui mi sorrideva in quella maniera dopo che avevamo suonato insieme un pezzo a due, ho sentito il cuore incrinarsi e subito dopo esser catapultato in una nuvola. – batté le mani felice, per poi lanciare un sorriso timido all’altro e riprendere a parlare.
- Può sembrare stupido alla mia età, a vent’anni passati e suonati, prendersi una cotta per il proprio insegnante – maschio tra l’altro! Ma Mako-chan, io quando so di doverlo vedere mi batte forte il cuore, quando suoniamo insieme mi sento la persona più felice di questa terra … -
- Non è una cosa stupida Nagisa. – sussurrò Makoto, posandogli una carezza tra i capelli dorati, a scompigliarglieli. – E’ una cosa bellissima. –
A quel tono dolcemente sussurrato dell’altro, il biondino sollevò gli occhi verso i suoi, a sorridergli grato.
- So che è una cosa a senso unico, e credimi: neanche pretendo altro, davvero! Non sono uno sciocco, so che i miei sentimenti non potranno mai esser ricambiati, e so che sarà un’infatuazione momentanea, ma mi basta. Sai, è come quando ti innamori perdutamente di un’artista, di un suo quadro, di una sua composizione. Il solo fatto di poterla ammirare, suonare, è in grado di darti una felicità assurda … non so se mi sono spiegato … - biascicò, portandosi una mano sulla nuca imbarazzato, in netta contrapposizione rispetto al tono solenne che aveva avuto poco prima.
- Ti capisco benissimo invece – lo rassicurò l’altro, passandogli una mano intono alle spalle per stringerlo a sé. – Ognuno di noi, nella vita, si è preso una cotta per un suo insegnante presto o tardi. Ed è vero che la cosa bella era sognare e sentire il batticuore che aumentava a mano a mano che i minuti in cui si sapeva lo si sarebbe visto diminuivano. –
Nagisa annuì con il capo, galvanizzato.
- E poi, Oikawa-sensei, è così alto … - concluse con un sospiro sognante, che fece scoppiare a ridere di gusto l’altro.
- Ahh, Mako-chan! Non prendermi in giro. Tu sei alto, non puoi capire. – finse di inalberarsi – E pensa come si deve star bene accoccolati tra le sue braccia, affondando la testa nell’incavo della sua spalla …. –
- Ohi-ohi, Nagisa: frena adesso! – lo beccò ridendo l’altro. – Non voglio sentire le tue fantasie erotiche sul sensei. –
La scena goliardica tra i due durò ancora per qualche attimo, almeno fino a quando il biondino non si fece incredibilmente serio.
- Mako-chan, questa cosa, tienla per te, per favore. Non vorrei mai mettere in difficoltà o a disagio Oikawa-sensei. – lo pregò, mordicchiandosi il labbro inferiore.
- Ovvio Nagisa. Stai tranquillo. – lo rassicurò Makoto, rafforzando la stretta sulla spalla dell’amico, quando questi, con un grosso sospiro, riprese a parlare. Quasi a se stesso.
- Anche se … anche se almeno una volta, mi piacerebbe essere stretto da quelle braccia … - concluse con un sospiro e un sorriso amaro, che fecero intristire Makoto. Il quale corse subito ai ripari.
- Nagisa, sai di quale Club faceva parte il sensei quando era alle scuole medie? – e subito l’attenzione degli occhi color ametista del biondo furono su di lui.
- Quello musicale? – chiese dubbioso, piegando la testa di lato.
- Mm-mm … - replicò l’altro, facendo un segno di diniego con la testa. Il volto di Nagisa s’illuminò. C’era qualcosa che non sapeva del suo amato insegnante?
- Cosa cosa Mako-chan? – si elettrizzò.
- Indovina! – lo punzecchiò l’altro, sollevato dal fatto di vedere come l’amico si fosse ripreso.
- Ohh, Mako-chan, almeno un indizio! –
- Sportivo. –
- Sportivo? – biascicò il biondino, sgranando gli occhi e cominciando a rincorrere l’altro.
- Basket? Nuoto? Atletica? Baseball? Pallavolo? Ho indovinato!? Pallavolo? Yatta! -


Quel piccolo siparietto tra i due non poteva di certo passar inosservato se ci fossero stati degli osservatori esterni. Figurarsi ad un occhio attento ed osservatore come quello di Sousuke Yamazaki.
Sousuke era di ritorno dalla segreteria, dov’era andato a firmare le ultime carte che decretavano il suo avvenuto trasferimento presso l’Accademia musicale di Iwatobi.
Era stato mentre attendeva pazientemente il suo turno – appoggiato al muro, braccia incrociate al petto – che la sua attenzione era stata attirata da una locandina affissa nella bacheca degli studenti.
- Un concorso, eh? - aveva mormorato tra sé e sé, e l’attenzione dei suoi occhi turchesi si era fatta maggiormente attenta, ma le sue riflessioni erano state interrotte dalla solerte donnina della segreteria che l’aveva chiamato dentro, dopo essersi ripresa dall’incantamento di quegli incredibili occhi.
Ed ora Sousuke, col volantino e la piantina dell’Ateneo in mano, stava attraversando il giardino interno, incredibilmente deserto, cercando l’aula docenti. Sapendo che dopo aver espletato quell’ultima incombenza, avrebbe cercato Lui. A quel pensiero l’espressione del volto, sempre così incredibilmente seria e a tratti ostile, si andò addolcendo.
Aprendosi il primo bottone della camicia bianca che ben risaltava sulla pelle bronzea, e lanciando una metaforica occhiataccia di rimprovero alle cicale che proprio non ne volevano sapere di smettere di frinire ostinatamente quel giorno, stava quasi per bussare alla porta della sala insegnanti, che questa si aprì di colpo.
- Ah, scusi. – si affrettò a dire, inchinandosi leggermente, stupendosi – nel momento in cui sollevò lo sguardo – che la persona che gli stava davanti in quel momento non doveva, a differenza della maggior parte della gente, sollevare gli occhi per guardarlo dritto in volto. E soprattutto era così giovane! Forse è uno studente, pensò Sou, ma l’attenta analisi alla quale il suo istinto l’aveva portato a scandagliare l’altro nel giro di pochi secondi, gli indicò che era un insegnante. Posò l’attenzione sui capelli neri scarmigliati e fu solo l’occhiata interrogativa che l’altro gli lanciò, con evidente espressione contrariata, che gli fece riprendere l’attenzione.
Si presentò, chiedendo dell’insegnante responsabile degli studenti per quell’anno.
Dovette prendere il foglio in mano, perché non aveva proprio posto l’attenzione sul nome del docente da cercare.
- Sì, cercavo il professor … - disse, ma l’altro lo precedette.
- Oikawa. È lui il responsabile degli studenti dell’ultimo anno. Vieni con me. – gli disse senza tante cerimonie, indicandogli con un cenno del capo di seguirlo. Sousuke, guardando la sua figura di spalle, si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, così raro da vedere in lui. Quel docente gli piaceva! Poteva sembrar all’apparenza brutale, ma era uno che andava al sodo, senza tanti giri di parole. Come lui del resto.
Sousuke lo raggiunse in un attimo, mentre l’altro gli tendeva la mano per presentarsi.
- Tetsurou. Io insegno al corso per Direttori d’Orchestra. –
“ Sì, mi piace proprio!” pensò Sousuke “Diretto ed essenziale!” valutò, accorgendosi solo all’ultimo della qualifica dell’altro.
- Direttore d’Orchestra … - bisbigliò, per poi piegare le labbra nel suo sorrisetto sghembo, nel momento in cui l’altro bussò alla porta di una delle aule di musica e, dall’interno, il suono melodioso di un violino cessò.
- Toruu? – chiamò Tetsurou, aprendo l’uscio.
- Kuroorin! – cinguettò felice il diretto interessato, per nulla infastidito dall’interruzione, dopo essersi voltato.
Quello che Sousuke pensò fu che, se fosse stato possibile, sarebbe rimasto abbagliato dal sorriso luminoso del violinista.
- Yamazaki, questo è il professor Oikawa, è lui il responsabile degli studenti. E che Dio ti assista … - concluse tra il serio e il faceto.
- Kuroo-chan! – finse di rimproverarlo l’altro, per nulla arrabbiato mentre – dopo aver riposto il violino dentro la custodia – andò loro incontro.
“Ma … ma son tutti così giovani qui? E alti?” dovette constare perplesso Sousuke quando il violinista gli fu di fronte, mentre gli tendeva la mano per presentarsi con ancora quel sorriso lucente.
“ Aspetta un minuto! Oikawa?” pensò il ragazzo, ricordandosi dell’oggetto di discussione dei due ragazzi che aveva intravisto fuori poco prima. Non voleva origliare – non era nel suo stile, per uno portato a farsi sempre gli affaracci suoi poi - ma la voce di quel biondino sfondava la soglia dei mille decibel. Sarebbe stato impossibile non udirlo, a meno che uno non si trovasse ad un raggio di mille miglia. Studiò meglio il volto del docente, e si ritrovò a sincerarsi che la fossetta sulla guancia destra dell’altro si formava veramente quando sorrideva.
- Hum, pianoforte eh? – gli stava chiedendo nel frattempo Toruu, dopo avergli preso il foglio con la sua iscrizione e lo fissò perplesso quando vide che l’attenzione di Sousuke era persa chissà dove.
- Yamazaki-kun? – lo dovette richiamare il violinista con un sorriso.
- Ah sì, scusi! –
- Vieni, ti porto da Daichi-kun. –
- Il professor Sawamura. – dovette spiegargli Kuroo con un sospiro sconsolato, quando vide la faccia del loro giovane studente accigliarsi, dato che certo che in segreteria non gli avessero parlato di nessun Daichi-sensei.
- Abituati. A breve questo impiastro avrà trovato qualche assurdo nomignolo anche per te. – lo imbeccò sadicamente divertito Kuroo, beccandosi una finta occhiataccia di biasimo da parte di Toruu.
Il siparietto che stavano innescando a suo beneficio, gli fece capire che quei due si conoscevano sicuramente da tempo. E andavano maledettamente d’accordo.
- Yamazaki-kun, non ti preoccupare: Daichi-kun è spaventoso solo quando si arrabbia, mentre Kuroo-pi lo è sempre. – lo beccò divertito, strappando una piccola risata nell’amico, che si accomiatò dai due.
- Ci sentiamo più tardi Toruu. –
- Ci vediamo più tardi Kuroo. – ci tenne a precisare il violinista, assottigliando lo sguardo e facendosi improvvisamente serio, con una tale velocità di cambiamento di modalità anche nella voce, che stabilizzò per un attimo Sousuke. – Ti aspetto per suonare insieme. –
- Andiamo Sou-chan. – esclamò poi, ritornato immediatamente nella sua modalità goliardica, poggiandogli le mani sulle spalle e spingendolo – dietro di lui – verso la direzione opposta.
“ Sou-chan?!” pensò scioccato dentro di sé il ragazzo dagli occhi turchesi, senza tuttavia esser in grado di opporsi all’entusiasmo dell’altro.


QUALCHE ORA DOPO

Rin, Haruka e Rei si stavano spostando da una lezione all’altra. Il rosso stava punzecchiando allegramente il secondo, mentre Rei dava loro il tormento pregandoli di muoversi, per non arrivare  in ritardo a lezione.
- Ah, Rei: fa troppo caldo … - sbuffò Rin, mentre si raccoglieva i capelli in una piccola coda. E la sua aria fintamente infastidita fece scambiare un’occhiata di complicità tra gli altri due. Sguardo serissimo che fece scoppiare in una risata il rosso, che si pose in mezzo ai due, prendendoli sottobraccio. S’incamminarono nuovamente, quando si fermarono di botto una volta che ebbero voltato l’angolo dell’Edificio ad est, quello dove si trovavano le aule adibite alle prove. Tolti dall’allegro vociare degli altri studenti che si erano riversati in giardino, i tre udirono – e si misero sugli attenti – quando sentirono le note di un pianoforte arrivare a loro. E non di un pezzo qualsiasi.
- E’ Rachmaninov! – esclamò Rei, guardandosi intorno per capire da dove provenisse il suono.
- Sì, esatto. È il concerto #2 per pianoforte in C minore. – esclamò a sua volta Rin, altrettanto esterrefatto.
- E’ il pezzo moderato iniziale. – sussurrò Haruka, sbigottito a sua volta.
Tutti e tre i ragazzi al Liceo aveva suonato il pianoforte, conoscevano benissimo quel pezzo quindi.
- Ma chi lo sta eseguendo? – si chiese perplesso Rin. Sì perché il pezzo non era propriamente di facile esecuzione. E loro tre, in qualità di ex-pianisti e futuri direttori d’orchestra, lo sapevano molto bene.
Rin fu il primo a partir di corsa, a cercar la fonte di quel suono praticamente perfetto. Senza sbavature. E Rei gli fu subito dietro. Perfino Haruka, che non era facile al lasciarsi coinvolgere, vide se stesso seguire gli altri due di volata, troppo calamitato dalla musica che lui tanto amava.
I tre, attenti a non farsi scoprire miseramente o disturbare chi stava eseguendo, si misero ai lati della finestra, incrociando le braccia al petto e chiudendo gli occhi.
- Voglio vedere chi è. – sogghignò Rin, divertito. Divertito ancora di più quando vide la faccia a dir poco scioccata di Rei per quella sparata (sapeva che da Haruka non sarebbe più arrivata nessuna espressione sbigottita degna di nota. Oltretutto, era così preso dal suono, che pareva perso nel suo mondo. Come sempre del resto!)
- Ri-in! Non mi sembra proprio il caso. – tentò di dissuaderlo, mentre si sistemava nervosamente gli occhiali, sapendo già di aver perso in partenza. Rin e la sua esuberanza non avevano freni.
- Dai Rei, solo una sbirciatina. – lo stuzzicò ridendo, mentre gli faceva l’occhiolino e si metteva ad issare sul davanzale della finestra dopo aver visto che il pianista (sì, si trattava di un lui) era seduto di profilo rispetto a loro e oltretutto era altamente concentrato in quello che stava facendo.
Quelle dita che si muovevano sicure. Agili e veloci. Quello sguardo assorto. Quel profilo perfetto. Quegli occhi di quel turchese pazzesco …
“Non può essere …”
Rei vide il ghigno strafottente sul volto di Rin andar morendo, per lasciar spazio dapprima ad un’espressione sorpresa, per poi aprirsi in un sorriso.
- Sousuke … - lo sentì bisbigliare Haruka, che andò aprendo gli occhi, perché il tono della voce dell’amico esprimeva incredulità.
- Sou! – esclamò Rin ridente, interrompendo l’esecuzione.
Sousuke avrebbe riconosciuto quella maniera di appoggiare pigramente l’accento sulla “o” del suo nome anche se fosse stato in capo al mondo.
Un piccolo sorriso gli increspò le labbra, mentre si girava verso la finestra.
- Da quanto tempo, eh Rin? –



LA SERA DI QUELLO STESSO GIORNO

Finalmente il sole stava cedendo il passo alla quiete rinfrescante della sera.
Haruka, seduto sul muretto della fontana che si trovava posta all’entrata dell’Accademia, aspettava Makoto.
Fissando la scultura di marmo di una lira che si trovava nel mezzo della fontana e dove allegri spruzzi di acqua giocavano sulle sue corde, Haruka ripensò a quanto successo solo qualche ora prima …

Aveva sgranato gli occhi meravigliato nel momento in cui, vista la faccia sbalordita di Rin, si era affacciato a sua volta alla finestra, dopo aver rimuginato su quel nome. Sousuke … che in bocca a Rin aveva una sola valenza. Era il nome di quello che era stato il suo miglior amico d’infanzia. Quello con il quale aveva frequentato elementari e medie. Quello con il quale, un po’ influenzandosi a vicenda, un po’ facendo della sana competizione, aveva iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica. A suonare il pianoforte. Poi Sousuke, prima che iniziasse il Liceo, aveva seguito la sua famiglia all’estero, ma aveva sempre continuato a sentirsi con Rin. Tanto che quest’ultimo, in più di qualche occasione, durante le varie vacanze scolastiche, aveva fatto valigia, saltato sull’aereo e aveva raggiunto l’amico in California. Oltre al fatto che ne aveva sempre parlato ai suoi nuovi amici, sperando un giorno di poterli far conoscere.
- Sou, ecco perché facevi tanto il misterioso in quest’ultimo periodo. Perché stavi per tornare qui in Giappone. Ma sei tornato per restare? – aveva sentito esclamare Rin, mentre rideva incredulo e dire che era al settimo cielo sarebbe stato usare un eufemismo.
Haruka aveva sentito la voce dell’altro, che si stava avvicinando alla finestra, dire un semplice:
- Sì. Son tornato per restare … -
E poi la figura del nuovo arrivato avvicinarsi.
Haruka aveva notato dapprima l’ombra allungarsi sull’erba che stava di fronte a loro, e alla fine apparire e aveva sgranato gli occhi incredulo. Era il ragazzo del giorno prima! Cioè davvero quel ragazzo che gli aveva dato la netta impressione di averlo riconosciuto, era il famoso Sousuke di cui Rin parlava sempre tanto? Non era possibile …
Rin, a dir poco entusiasta, aveva presentato il pianista ai due suoi amici ed era così infervorato tanto era la felicità, che non notò lo sguardo di fuoco che Sousuke gli aveva lanciato mentre gli stringeva la mano.
Se n’era ben accorto Rei invece.
- Haruka, ma tu lo conoscevi già? – gli aveva chiesto, spiandolo di sottecchi, mentre si avviavano verso l’aula di Diritto della Musica.
- Penso che molto probabilmente dovrei, ma non mi ricordo proprio … - aveva mormorato lui pensieroso.

E ci stava ancora pensando in quel preciso istante, e fu distratto solo dalla voce squillante di Nagisa, che lo riportò alla realtà. I due si erano fermati davanti a lui e Makoto l’aveva fissato, perché Makoto riusciva sempre a leggergli dentro e aveva notato immediatamente un'ombra passargli davanti agli occhi blu.
- Haru, tutto bene? – gli chiese, mentre gli porgeva la mano per aiutarlo ad alzarsi. Quel gesto! Quante volte l’aveva fatto!
- Hm. – si limitò a rispondere laconicamente, afferrando la mano dell’altro e alzandosi.
Con Nagisa che, al solito, trotterellava felice tra l’uno e l’altro, il trio s’incamminò verso l’uscita, inondati dalle allegre chiacchiere del biondino, che aveva energia da vendere anche dopo un’intera giornata passata là dentro. Haruka vide perfettamente come Makoto se la stava ridendo sotto i baffi e lui si perse a fissare quel sorriso tanto amato …
- … e poi Rei-chan ha detto … Oddio! – esclamò Nagisa, fermandosi di botto.
L’improvviso singulto del piccoletto li fece girare di soprassalto verso di lui, preoccupati.
- Ho dimenticato gli spartiti per la preselezione del concorso in biblioteca. Rei-chan mi ucciderà! Sono un uomo morto … - biascicò in panico, sentendo una goccia di sudore ghiacciargli la schiena.
Makoto e Haruka si scambiarono un’occhiata, cercando di capire come poter aiutare l’amico, ma questi aveva già preso la fuga verso la porta d’ingresso dell’Ateneo.
- Ti aspettiamo. – gli urlò dietro Makoto, usando le mani per farsi sentire meglio.
- Non vi preoccupate. Andate pure avanti grazie, non so quanto ci metterò per convincere il custode ad aprirmi. – urlò di rimando lui, non frenando la sua corsa ma girandosi verso i due amici per salutarli con una mano. – A domani. –
- A domani … - sussurrò l’altro violinista in risposta, mentre continuava a fissar dubbioso la figura di spalle dell’altro che si allontanava di corsa.

Già preparandosi che discorso fare al custode e che scuse avvalere, la fortuna arrise a Nagisa.
- Chibi-chan, non si corre per i corridoi. –
Quella voce ilare, quel tono melodioso … a Nagisa partì un doppio battito cardiaco. Frenò la sua corsa, voltandosi piano verso la fonte di quella melodiosa intromissione.
Deglutì a vuoto quando vide come il sole che tramontava donava dei riflessi dorati a quei capelli castani e di come un raggio che colpiva Oikawa in pieno volto, lo costringeva a socchiudere gli occhi, diventanti color del miele. Si sentì nulla di fronte a lui. Si sentì come cera che può essere facilmente modellata. Sarebbe semplicemente bastato che Toruu parlasse, e lui avrebbe eseguito immediatamente …
- Ahh, Oikawa-sensei! Lei è l’unico che può salvarmi. Mi dica che ha la chiave della biblioteca, la prego. – proferì invece, ricordandosi il motivo che l’aveva nuovamente spinto dentro l’Accademia.
- Eh? – esclamò interdetto Toruu, vedendo l’agitazione del suo allievo. – Sì, sì … cos’hai combinato? – gli domandò divertito.
- Ho dimenticato gli spartiti che mi ha procurato Rei-chan per le selezioni del concorso … - dovette ammettere, abbassando la voce sempre così squillante.
Il docente sgranò gli occhi sorpreso.
- Ryugazaki-kun è solerte, eh? – gli domandò, mentre recuperava dalla tasca posteriore dei pantaloni un mazzo di chiavi.
"Com'è carino" si ritrovò a pensare Toruu sorridendo teneramente, a vedere e ricordare l'entusiasmo con il quale il suo allievo affrontava e faceva ogni cosa, mentre lo invitava a seguirlo con un cenno del capo.
Cosa che Nagisa non si fece ripetere due volte e gli trotterellò dietro felice e contento. Quella era vera felicità per lui. Non appena fosse uscito da lì, avrebbe immediatamente scritto a Mako-chan per informarlo dell’incredibile fortuna che gli era capitata, pensò raggiante. Ok, faceva molto cliché immaginarsi un amplesso focoso tra i tavoli deserti della biblioteca con il sole al tramonto, ma il bello di quando si sogna, è che non ci si deve porre dei limiti. E il sorriso sulle labbra del biondino si allargò ancora di più, mentre aspirava a pieni polmoni il profumo di Toruu, immaginando di affondare una mano tra quei capelli castani che, ne era certo, erano sicuramente ancora più soffici di quello che apparivano …


Nel frattempo, Haruka e Makoto proseguivano per il loro cammino verso casa.
Anche se più lunga, i due prendevano sempre la stradina che dava sul bagnasciuga della spiaggia.
Makoto era dalla mattina che rimuginava sul discorso di come chiedere ad Haruka di partecipare insieme lui al concorso, soprattutto dove aver parlato con Oikawa-sensei. Sapeva che spettava a lui far qualcosa, perché se avesse atteso l’amico, avrebbe dovuto aspettare all’incirca qualcosa come il prossimo allineamento dei pianeti! Quando, il giorno prima, Makoto gli aveva fatto vedere la locandina del concorso, Haruka – al solito – non aveva battuto ciglio. Non aveva espresso emozione alcuna. Si era limitato a sollevare verso di lui i suoi occhi color dell’Oceano che tanto amava, aspettando che continuasse. Era sempre stato così tra loro due, fin da quando ne avesse memoria. Fin da quando si conoscevano. Cioè da sempre.
Era certo che Rin avrebbe capito. L’avrebbe chiamato quella sera stessa chiedendogli di vedersi e gli avrebbe spiegato le sue ragioni.
Ma non era Rin il problema. Rin, per quanto fosse un irruento, capiva e ascoltava sempre e soprattutto era un libro aperto! Si capiva sempre, ancora prima che aprisse bocca, se qualcosa gli andava bene o meno. Era diretto. E di questo gliene dava merito. Il problema con Haruka era esattamente l’opposto. Per quanto lui avesse imparato a leggergli dentro, a fargli da traduttore dell’anima, quando Haruka lo fissava in silenzio, facendo parlare gli occhi al posto suo, ecco che Makoto aveva qualche problema a connettere. Sì, perché non è che quegli occhi blu lo lasciassero più di tanto indifferente. E da un bel pezzo anche!
Ripensò a quanto gli aveva confessato Nagisa solo qualche ora prima, dei suoi sentimenti nei confronti del loro insegnante e sospirò. Lui non era così stoico come il biondino. Avrebbe voluto confessare i suoi sentimenti all’amico, solo che semplicemente ne era terrorizzato. Non dei suoi sentimenti, che crescevano giorno per giorno, ma dal fatto che l’altro – scioccato da quei suoi sentimenti – potesse allontanarlo. E Makoto non si sarebbe neanche potuto immaginare un singolo minuto della sua vita senza avere Haruka vicino a sé, figurarsi una vita intera. E allora taceva. Accontentandosi di stargli vicino. Di quelle camminate silenziose tra loro, con il solo rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia a far da colonna sonora.
Trasse un profondo inspiro prima di iniziare.
- Haru? –
- Cosa? – gli chiese, fermandosi a sua volta e voltandosi verso di lui. Sollevando gli occhi verso quelle due gemme smeraldine che gli toglievano il sonno, senza che l’altro lo sapesse.
- Ti andrebbe di partecipare al concorso insieme a me? – aveva alla fine spiattellato, sorridendogli.
Haruka aveva posato lo sguardo oltre la sua spalla, verso il cielo imporporato, per poi riportarlo sul volto dell’amico.
- Rin? – gli aveva chiesto, senza perdersi in tanti giri di parole. Sapeva che il rosso gli aveva chiesto di partecipare con lui. Makoto si era limitato a scuotere la testa.
- Rin capirà. – gli disse semplicemente, mentre lui aveva ripreso a camminare, immerso nelle sue meditazioni.
- Perché io? – domandò dopo un po’.
- Eh? – Makoto si era girato a guardarlo, fissandolo perplesso.
“Perché io?” si stava chiedendo Haruka dentro di sé. Negli ultimi due giorni aveva percepito chiaramente la tensione e l’eccitazione palpabile di tutti i suoi compagni di corso dell’ultimo anno di corso. Quel concorso era una grande possibilità che veniva data a tutti loro. L’opportunità di, non solo studiare per un altro anno, ma di suonare in giro per il mondo. Di farsi conoscere. Ma ad Haruka questo non importava più di tanto … Lui dirigeva un’orchestra per il semplice motivo che lo faceva sentire vivo.
- Perché … tu …? – sussurrò Makoto, confuso da quella domanda. Ci rifletté per dei lunghi istanti, prima di bloccare l’amico per le spalle, obbligandolo a girarsi verso di lui e guardarlo.
- Perché sei tu Haru. – gli aveva risposto, fissandolo con una solennità negli occhi che lasciò Haruka a bocca aperta. – Ed io non voglio avere nessun altro al mio fianco, se non te. Questa cosa ha senso solo se la faccio con te. Solo se suono con te. –
Haruka, anche se avesse voluto, non sarebbe stato in grado di formulare nemmeno una parola e si ritrovò a deglutire a vuoto, fissando quegli occhi verdi che avevano sempre l’ombra del sorriso dietro e dentro di loro.
- Anch’io … - sussurrò in un mormorio, impossibile da udire se non alle sue orecchie, dato che aveva anche abbassato lo sguardo a terra, perché l’altro non vedesse assolutamente il rossore che di sicuro gli aveva accalorato le guance.
- Era un sì? – scherzò il violinista, abbassando la testa verso quella dell’altro.
- Sì … - biascicò, riprendendo a camminare e quasi non sentì Makoto arrivargli di soppiatto alle spalle e abbracciarlo da dietro, felice.
- Haru, è meraviglioso! – esclamò entusiasta.
E Haruka, dentro di sé, aveva sorriso come mai prima di allora.



LA MATTINA DOPO

Come al solito Toruu, che aveva la mania di dormire a stella, occupava più della metà del letto.
Allungando un braccio, mentre si stiracchiava nella dolce incoscienza del dormiveglia, la mano andò a sfiorare la schiena della persona che giaceva profondamente e felicemente addormentata al suo fianco.
Oikawa spalancò gli occhi, per poi addolcire l’espressione sorridendo teneramente alla visione dell’altro. Lentamente, senza nessuna fretta, si avvicinò a lui, sentendo il fruscio delle lenzuola al suo passaggio. Appoggiandosi sull’avambraccio, si sollevò di poco, rabbrividendo a sentire la brezza mattutina lambirgli la pelle nuda. Gli scostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi, per poi abbassarsi verso il suo volto.
Soffiandogli delicatamente sugli occhi chiusi, l’attenzione delle sue labbra si portò poi verso l’orecchio.
- Sveglia dormiglione, dobbiamo andare a lezione … -
Un miagolio di frustrazione da parte dell’altro gli fece capire che la missiva era arrivata.



Continua …

giovedì 28 agosto 2014

Free! ES 09 - Commenti!


Buona serata a voi da Rox, reduce dalla sconvolgente puntata numero 9 di Free!: ES!

DA QUI IN POI - ALLERTA SPOILER!!!

E da dove comincio? Dal povero Sousuke che soffre da morire per il dolore alla spalla ma vuole nuotare ugualmente col suo amore (manco tanto segreto), alias Rin? Oppure da Haru che, oppresso da tutte le pressioni che gli hanno messo addosso, si ferma nel bel mezzo della sua gara?
E questa, non è nemmeno la parte più scioccante... no... perché poi, nella scena dopo, lo vediamo arrabbiato! Sì, avete capito bene... ARRABBIATO! E cavoli, credevo quasi che il pugno stesse per darlo a Rin!

Mamma mia che puntatona... Haru in crisi, Sousuke che sta male...  T-T... poveri tesori...
E le anticipazioni del prossimo episodio, non promettono niente di buono per il mio adorato Sousuke!
Arghhhh, noooooo! Non potete fare questo a Sou... lui DEVE continuare a nuotare! T-T...
Quando l'ho visto sotto il getto della doccia così dolorante, mi ha fatto star male... povero amore... Rin, corri subito da lui, cavolo! Ad Haru, ci penserà il suo bel Makotino.
E, a proposito di Mako, quant'è bello quando si preoccupa per Haruka. Adesso il nostro moretto protagonista, avrà più che mai bisogno di lui...

Parti più leggere e molto carine della puntata, sono state:
la scena nella stanza di Mako fra lui e Rin, con Nagisa e Rei che vanno a bussare per far baldoria e mangiare insieme (scena che mi ha ricordato da morire, come ho già detto a Cloettina, la bellissima parte che aveva scritto lei sui nostri quattro nuotatori nella nostra fic 'Have a nice day'. Leggere, per credere!), quella in cui i fratelli Mikoshiba s'incontrano, Momo geloso di Sousukino-bello e Momo che parla di quello che gli piace per farlo sapere a Gou.
Che carino il Mikoshiba Jr; degno erede del suo fratellone in tutto e per tutto!

Con questo e in trepidante attesa per l'episodio 10 e la sorte del mio amatissimo (e certo, soprattutto di Rin, eheh) Sousuke, io per adesso vi saluto.

Buon proseguimento di serata e alla prossima,

Rox 

mercoledì 27 agosto 2014

Infofanfic - Capitolo 2, pubblicato!

Ciao a tutti da Rox!
Piccolo post per avvertire i lettori della mia nuova fic 'A -Sex- Story', che il nuovo capitolo (il due), adesso è online!
Buona lettura a chi segue la storia e felice giornata a chiunque stia leggendo questo post.
Ciao e alla prossima,

Rox

domenica 24 agosto 2014

Psycho Pass Manga



E mentre vaneggio felicemente a veder le immy del manga di Psycho Pass (un pò meno felicemente sul fatto che siano scan e non cartaceo in miei proprie mani T_T), non posso non condividere con voi quest'immagine:


             Preparatevi a vedere tutta la magnificienza di MrKougamiTantaRoba

Mentre attendo l'uscita della 21^Puntata di Haikyuu


Sogni d'oro

Clau

FanFic BB - Nuovo capitolo pubblicato!

Ciao a tutti da Rox!
Ebbene sì, anche se pensavo di non farcela, sono riuscita a postare il nuovo capitolo di 'Beautiful Butterfly' entro i dieci giorni che vi avevo promesso.
Preparatevi ad un episodio pieno di tanto sano SenRu, ahahahahahah (ma non preoccupatevi voi che amate invece la coppia Hisa/Sayu, perché si vedranno anche loro)!

Buona lettura a tutti quelli che seguono la mia fic e buona giornata a chiunque sia all'ascolto.
Ciao e alla prossima,

Rox

sabato 23 agosto 2014

0027

Ciaossu^^ e Buon Sabato dalla Clau.
Come si evince dal titolo, volevo una 0027? E me la sono scritta, perchè nel fandom di Reborn scarseggiano sigh sigh me tapina ed infelice.
Ovviamente presenti anche la 8059 e la D18*ç*
Abbandondato (forse^O^) l'angst, ritorano allo slice of life scolastico^^

Bc bc

venerdì 22 agosto 2014

Nuovo Capitolo Fic BB - Info

Ciao a tutti da Rox!
Breve post per comunicare ai lettori della fic 'Beautiful Butterfly' che il nuovo capitolo esiste quasi completamente nella sua interezza, ma che come potete capire, ha subito un po' di ritardo. Quindi, non disperate, perché anche se non sarà pubblicato entro i dieci giorni che vi avevo promesso, lo sarà comunque al più presto. Per ulteriori info in proposito, restate sintonizzati!
Ciao a voi e buona giornata,

Rox

giovedì 21 agosto 2014

E finalmente ... 3SOME!


Ciao a tutti dalla Vostra Clau^^
Chi mi conosce dal Fandom di Reborn, sa che son mesi che vado proclamando che presto o tardi avrei scritto 'sta 3Some su quei tre pezzi di ragazzuoli che son G. Giotto e Alaude ...
Beh, alla fine ce l'ho fatta (e non ho ancora capito come^^')! 
Vi lascio al divertimento quindi (o al supplizio?! A voi l'ardua sentenza^O^)

Bc bc
Clau

sabato 16 agosto 2014

Tanti Auguri MrKougamitantaroba^__^



Ehh, oggi è un compleanno veramente, ma veramente d'eccezione^__^


                  BUON COMPLEANNO KOU





Clau

giovedì 14 agosto 2014

Info sulla fanfic 'Beautiful Butterfly'


Ciao a tutti da Rox!
Breve post per informare i lettori della mia fic 'Beautiful Butterfly', che sono all'opera sul capitolo 8.
Ne ho già scritto più della metà, quindi, non disperate; entro una settimana, massimo dieci giorni, dovrebbe essere pronto.
Vi dico solo che ci sarà moooolto SenRu, ahahahahah! Ma anche Hisashi e Sayuri, seppure limitatamente, si vedranno.

Ok e con questo per adesso, vi saluto. 
Se desiderate avere altre notizie in merito, non vi resta che passare ogni tanto da qui (vi farò sapere di sicuro della pubblicazione dell'episodio).

Ciao-ciao, buona giornata a voi ed alla prossima,

Rox


mercoledì 13 agosto 2014

FanFic Free! La Musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c'è fuori Ch.2




Ciaossu^^ Visto che saranno presenti con noi anche questa volta, mi sembra doveroso nei confronti di chi non segue Haikyuu, mettere una immy dove sono presenti le due special guest star: Oikawa Toruu e Tetsurou Kuroo. Così, in primis: date un volto a questi personaggi, in secondis vi gustate pure l’occhio^__^
Bc bc
Clau





(Oikawa è quello in tuta bianca, mentre Kuroo quello in tuta rossa^^)






“Dove le Parole finisco, inizia la Musica”




CAPITOLO 1

- Oikawa-sensei! – la voce di Nagisa, manco a dirlo, risuonava argentina nella sua frizzante allegria mentre si sbracciava per attirare l’attenzione del suo insegnante di violino, nel momento in cui lui e Makoto stavano varcando la soglia dell’ala est dell’Accademia, diretti proprio da Oikawa per la loro ora di lezione insieme. Toruu si voltò verso la fonte di quell’interruzione e sorrise ai suoi due allievi preferiti, ricambiano il saluto con la mano, attirandosi l'inevitabile occhiataccia di traverso dell'amico.
- Sei troppo indulgente con questi ragazzi. – tuonò secco Testurou.
- E tu troppo severo, Kuroo-chan. – replicò, divertito dalla loro contrapposizione di carattere.
E, inevitabile, arrivò lo scappellotto giù per la nuca. Kuroo ormai aveva perso il conto delle volte che, inutilmente, gli aveva detto di smetterla di chiamaralo in quella maniera ed era passato direttamente alle maniere forti. Che, comunque, non sembravano funzionare lo stesso.
- Oikawa-sensei, che fortuna averla trovata prima di arrivare in aula prove. – disse Nagisa allegro, ma quando vide il professor Testurou – memore della figuraccia rimediata il giorno prima quando aveva interrotto le prove dell’orchestra – si nascose preventivamente dietro la schiena possente di Makoto, che si scambiò un’occhiata perplessa con il suo insegnante, il quale – vedendo la mal parata – corse in aiuto del suo allievo.
- Chibi-chan* -
Oikawa aveva iniziato a rivolgersi a Nagisa in quella maniera quasi per scherzo un anno prima, durante il festival studentesco e, da allora, il biondino quell’appellativo non se l’era più scrollato di dosso. Non gli dava fastidio che il suo insegnante, dall’alto del suo metro e ottantaquattro, si rivolgesse a lui in quella maniera affettuosa, anzi: era stato proprio lui ad invitarlo a continuare a chiamarlo così. Lo faceva sentire tolto dalla massa. Per uno abituato a manifestare apertamente il suo essere affettuoso, che anche le persone alle quali lui teneva gli rivolgessero apertamente affetto, era come trovarsi su una nuvola. E Nagisa teneva al professor Oikawa. Oh, eccome se ci teneva!
- Chibi-chan, vedo che hai in mano il modulo di partecipazione per il concorso. – disse con un sorriso che gli fece socchiudere gli occhi. Era contento che i suoi studenti più promettenti accogliessero quella particolare occasione. Il concorso al quale Toruu faceva riferimento era rivolto ai ragazzi dell’ultimo anno di corso e prevedeva, per i vincitori, una borsa di studio e un contratto per un anno in una delle Orchestre Giovanili più prestigiose del Paese. In particolar modo, quell’anno, il concorso era rivolto non solo ai suonatori ma anche agli allievi del Corso in Direzione d’Orchestra. La partecipazione al Concorso, infatti, prevedeva l’adesione da parte sia di un musicista – che avrebbe coperto il ruolo di strumento solista in un concerto - che di un allievo in Direzione. La coppia avrebbe potuto portare due brani a scelta e uno scelto dalla Commissione in base al piano di studi dei due partecipanti, e il giorno dell’esecuzione, la Giuria avrebbe scelto quale brano far eseguire. Per chi lo desiderava, c’era anche la possibilità di partecipare al Concorso come parte dell’Orchestra e in questo caso sarebbe stato scelto – tra i fiati, gli archi e le vibrazioni – lo studente che si sarebbe dimostrato più meritevole, vincendo una borsa di studio sempre per un anno di studi di specializzazione all’Estero.
Le domande dovevano essere presentate entro la metà del mese di Luglio. Sarebbero state scelte 10 coppie che avrebbero partecipato alla selezione finale, scelte in base alla media dei voti degli esami sostenuti in quegli anni di studi e in base al voto ottenuto nelle pre-qualificazioni.
- Esatto. – squittì felice Nagisa, che non stava più nella pelle da quasi ventiquattro ore, alias dal momento in cui aveva visto la locandina appesa nella bacheca degli studenti. Per fortuna non aveva dovuto sudar sette camicie per convincere Rei a partecipare. A partecipare con lui, ovviamente. Non che Rei, anche volendo, avrebbe potuto aver possibilità di scelta. Il biondino sapeva esser molto convincente, se non altro perché alla fine ti beccava per sfinimento.
Oikawa batté le mani felice.
- Con chi parteciperai? – gli chiese entusiasta.
- Rei-chan! – fu la replica altrettanto entusiasta.
- Ah, Ryugazaki-kun...- sussurrò Toruu stiracchiando le labbra in un sorrisetto sghembo a beneficio dell’amico. Kuroo non era uno che elargiva complimenti o elogi nei confronti dei suoi studenti, ma Oikawa gli aveva sempre sentito affermare che, nel suo corso, tre erano gli studenti brillanti e promettenti, e uno di questi era proprio Rei.
- Ottima scelta Chibi-chan. – lo lodò. – Trovo che Ryugazaki sia perfetto per te. Con la sua precisione e la sua meticolosità è in grado di frenare, ma al tempo stesso esaltare e dare un senso alle tue irrefrenabili improvvisazioni stilistiche. –
E qui Nagisa – colto in sacco – si grattò la punta del naso imbarazzato. Oikawa aveva pienamente ragione!
- Eh-eh … - ridacchiò nervosamente il biondino, facendo scoppiar a ridere di gusto Toruu.
- D’altra parte – continuò quest’ultimo – proprio la tua maniera di improvvisare e far salti di modulazione della partitura son in grado di evidenziare e valorizzare la minuziosità di Ryugazaki-kun. – concluse, sorridendogli dolcemente e scompigliandogli la zazzera dorata, per poi portate lo sguardo verso gli occhi smeraldini dell’altro suo allievo prediletto.
- Mako-chan, parteciperai anche tu? – gli chiese, piegando leggermente la testa di lato e attendendo.
- Hum-hum. - rispose Makoto, asserendo con il capo e beccandosi un sorriso deliziato da parte del suo insegnante.
- E tu con chi farai coppia? Chi sarà il tuo direttore d’Orchestra? – gli domandò curioso, ma quando vide come il violinista spostò lo sguardo di lato per un istante, capì di aver toccato un tasto dolente e cercò di porre rimedio al disagio dell’allievo. Poteva anche già scommettere cosa angustiasse l’animo del ragazzo e doveva aver a che fare con gli altri due studenti promettenti e brillanti di Kuroo. Kuroo dal quale cercò un appiglio per uscire da quella situazione di stallo imbarazzante.
- Ahehm … - biascicò quest’ultimo, colto alla sprovvista e, proprio per questo, per un istante abbandonò la sua espressione truce, per poi riprenderla nell’attimo immediatamente successivo.
- Allora andate ad esercitarvi, invece che star qui a cincischiare tutti e tre! – tuonò.
- Ohh, minna: Kurorin è molto arrabbiato, ci conviene andare prima che si tramuti in un demone dei tempi antichi e ci divori. – scherzò Oikawa, lanciando tuttavia un’occhiata di gratitudine all’amico, dopo che si erano incamminati lungo il corridoio.
Non voleva lasciar cadere il silenzio tra di loro, ma ci pensò Nagisa a scongiurare quella possibilità.
- Oikawa-sensei: deve troppo darmi una mano con i brani da scegliere per il concorso. –
- Intanto concentriamoci sulle selezioni Chibi-chan. E sui tuoi voti … - sospirò sconsolato l’insegnante, facendo scoppiar a ridere di gusto Makoto e anche Nagisa, molto presto, si unì alla risata. Il momento goliardico cessò nell’attimo in cui il cellulare vibrò nella tasca del biondino.
- E’ Rei-chan. Dice che se voglio, possiamo fare un salto adesso in segreteria a consegnare la domanda di partecipazione al Concorso dato che non c’è nessuno in questo momento. Hum … -
- Che c’è Nagisa? – gli chiese preoccupato Makoto, vedendo lo sguardo perplesso dell’amico.
- Ehm, Rei-chan dice che ha calcolato il tempo che ci metteremo e che arriverò in orario per la lezione con Oikawa-sensei … - spiegò.
- Oh Gesù … - sussurrò Toruu – Chibi-chan: smussa la precisione maniacale di Ryugazaki-kun; sei l’unico che può farlo. – lo invitò a metà tra il serio e il faceto, facendoli scoppiare a ridere.
- Sensei, Mako-chan: sarò di ritorno esattamente tra sette minuti e cinquantasei primi, non iniziate senza di me. – urlò ridendo quando aveva iniziato a correre, dopo aver lasciato in custodia il suo violino all’amico.
- Non abbiamo dubbi … - sospirò divertito Makoto, mentre entrava nell’aula di esercitazione.
Anche volendo, non avrebbero comunque potuto iniziare a suonare senza Nagisa, dato che il pezzo sul quale si stavano esercitando per l’esame era un duetto.

Makoto sapeva che non l’avrebbe fatta franca con Oikawa. Quel ragazzo – perché a 27 anni Makoto non riusciva proprio a non considerarlo ancora un ragazzo, visto oltretutto il suo bell’aspetto, con quei capelli castani sempre deliziosamente spettinati, il sorriso scanzonato e la battuta sempre pronta, quasi da sembrar appena uscito da un set fotografico – aveva veramente a cuore i suoi studenti e non solo da un punto di vista musicale. Un animo sensibile e gentile com’era Makoto, capiva che il suo insegnante comprendeva perfettamente i dubbi, le ansie, le paure che – inevitabilmente – coglievano gli studenti una volta arrivati all’ultimo anno di Università. D’altra parte – pensò – confidarsi e consigliarsi con lui non sarebbe stato neanche troppo male. Ma fu l’altro ad anticiparlo ed evitargli l’imbarazzante momento di rompere il ghiaccio.
- Mi fai sentire il tuo Re a corda vuota, per favore? – gli chiese Toruu dopo aver imbracciato il suo violino per accordarlo. Cosa che stava facendo anche lui.
Makoto eseguì e il suono si propagò nell’aria. Le due casse armoniche degli strumenti vibrarono l’una sull’eco dell’altra. Istintivamente, i due sorrisero per la sensazione ogni volta sconvolgente di sentire come il violino vibrasse e fosse vivo su di loro.
- Il tuo profondo senso della lealtà e dell’amicizia ti impedisce di prendere la scelta che vorresti, vero? – proferì il docente, approffitando di quel momento d’incanto.
Bingo!, pensò Makoto sospirando. E quel sospiro che tentò comunque di tener nascosto perché era nella sua natura non far mai pesare agli altri le sue – rare – situazioni di disagio, fece sorridere teneramente Oikawa. Tipico di Mako-chan, pensò. Quel ragazzo, per i suoi amici, ma non solo, rappresentava un faro nella notte. Quando si temeva di perdersi, bastava avvicinarsi a lui e lui con la sua sola presenza era in grado di dissipare ogni nebbia del e nell’animo.
Toruu ricercò il contatto visivo con le gemme smeraldine dell’altro, ma non per leggervi che aveva ragione.

Il giorno prima, quando Rin gli aveva fatto vedere la locandina del Concorso, la prima persona a cui Makoto aveva pensato era stato Haruka. Solo ed unicamente Haruka. Perché era solo con Haruka che avrebbe voluto condividere quell’esperienza. Perché era solo con Haruka che avrebbe voluto suonare. Perché era solo Haruka che avrebbe voluto avere al suo fianco. Sempre! In ogni singolo giorno delle loro vite … Ma quando, cuore in gola, aveva preso il volantino dalle mani dell’amico per precipitarsi da Haru, aveva incrociato gli occhi di Rin. E Rin gli stava sorridendo. Speranzoso …
- Rin … - aveva bisbigliato, sentendosi lacerato dentro.
- Allora: che pezzi portiamo? – gli aveva chiesto l’altro galvanizzato, già godendosi l’idea, non in sé del concorso, ma della competizione pura e semplice. Ma era bastato solo un attimo per permettere a Rin di capire il turbamento negli occhi dell’amico. Makoto, per lui e Haruka, era un libro aperto.
- Haru, eh? – aveva proferito l’altro, ma senza alcun tono di accusa o risentimento.
- Scusa Rin … - si era trovato a biascicare il violinista. Si sarebbe diviso a metà se avesse potuto. Per un attimo gli balenò l’idea di partecipare con entrambi, pur sapendo che sarebbe stato burocraticamente impossibile. Per un mediatore come lui, non essere in grado di accontentare sia l’uno che l’altro, era una cosa in grado di farlo impazzire.
- Magari Haru non vorrà nemmeno partecipare … - aveva provato ad azzardare, non realmente convinto in realtà e da come Rin scosse il capo divertito, capì di aver detto un’enorme cazzata.
- Mako, se glielo chiedi tu poi. – aveva proferito il rosso convinto – In ogni caso, non mi devi rispondere subito. Abbiamo tempo fino a metà del mese prossimo. Pensaci Mako, perché tu ed io insieme, il tuo violino diretto da me, non solo avremmo buone possibilità di piazzarci, ma di vincere. – aveva concluso prima di uscire dall’aula, così come vi era entrato. E Makoto sapeva che Rin aveva ragione.

- Io vorrei poter partecipare con tutti e due. Veramente! –
- Ti credo Mako-chan. – lo rassicurò il suo insegnante, appoggiandosi con la schiena alla finestra, incrociando le braccia al petto. Come poteva capire quel turbamento. – Ma dentro di te hai già preso la tua decisione, solo il tuo profondo senso di lealtà ti impedisce di abbandonare o l’uno o l’altro. –
Nuovamente Oikawa-sensei aveva centrato il punto.
- Ponendo che io non sappia qual è la scelta che hai già fatto dentro di te, se posso darti un consiglio da esterno, beh: io trovo che il tuo modo di suonare si adatti molto bene alla maniera che ha di dirigere Nanase-kun. – alzò una mano nel momento in cui lo vide schiudere le labbra per parlare per permettergli di continuare. – Non sto dicendo che ci sia un modo sbagliato o meno di suonare, tu hai la tua maniera di suonare perché è il tuo modo di suonare. E questo si plasma perfettamente con lo stile di Nanase-kun. Guarda anche la sua maniera di muovere la bacchetta: è fluida, leggiadra … sempre un torrente … scorre placida, quieta ma implacabile. Proprio come il tuo suono. A vedere lui e a sentire te, si ha la sensazione di essere avvolti in quest’acqua placida, serena. Si è completamente avvolti e dà una sensazione di leggerezza, come di volare .... –
Fece un attimo di silenzio, spostando lo sguardo verso la finestra aperta, lasciandosi accarezzare dalla lieve brezza che si era alzata, per poi riportare lo sguardo sul suo allievo e riprendere a parlare.
- Mentre quando dirigere Matsuoka-kun, beh: sembra di venir travolti da un fiume in piena. Ti travolge come una tempesta, ti lascia senza fiato, senza alcuna pietà. Ha una maniera aggressiva, provocatoria di dirigere i tempi. Matsuoka-kun osa, e mi piace per questo. Resti senza respiro, ad attendere in quale burrasca ti porterà l’attimo successivo. Hai presente come lui prediliga i suoni grevi e bassi? – lo interrogò e Makoto assentì con la testa.
- Proprio per questo penso che voi due insieme non arrechereste vantaggio l’uno all’altro. Perché per armonizzare il tutto, uno dei due dovrebbe sacrificarsi all’altro. –
- Ma la bravura di un artista sta anche in questo, no sensei? Essere in grado di adattarsi all’altro. –
Toruu abbozzò un sorriso. Quel ragazzo era proprio tenace. Per questo gli piaceva molto anche lui e grandi aspettative riponeva anche in lui.
- Non voglio abbandonare Rin. – mormorò Makoto risoluto, con una luce negli occhi smeraldini che Toruu vedeva sempre quando affrontava pezzi particolarmente ostici nella fase di studio e lettura.
- Ma dovrai comunque compiere una scelta. – gli ricordò sussurrando, sinceramente dispiaciuto per lui. Non era una scelta emotiva facile da compiere e da portare avanti, il quel caso non c’erano compromessi da raggiungere, ma era certo che il suo allievo ce l’avrebbe fatta. Lo vide abbassare mestamente lo sguardo a terra, mentre si sedeva davanti al pianoforte e iniziò a produrre le prime note di una suonata di Chopin.
Toruu sospirò.
- Ti ho mai raccontato che ho cominciato a suonar tardi il violino? – gli chiese, cambiando completamente discorso per tentare di distrarlo. Per fargli capire che qualsiasi scelta avrebbe preso, sarebbe stato in grado di motivarla e farla capire ai suoi amici.
Makoto voltò di scatto la testa verso di lui, ammaliato e colpito – come sempre – dalle modalità che Oikawa riusciva a dare alla sua voce a seconda delle emozioni che voleva trasmettere e suscitare in chi ascoltava.
- No. – disse, scuotendo la testa divertito e girandosi sullo sgabellino completamente verso l’altro, il quale recuperò una sedia e si mise seduto di fronte a lui.
- Alle medie ero nel club di pallavolo. – rivelò, divertito al ricordo. Makoto sgranò gli occhi verdi, sorpreso.
- Pallavolo? –
- Hum-hum … - rispose, quasi imbarazzato.
- In che ruolo? – gli domandò Makoto sempre più incuriosito e istintivamente la sua attenzione si posò sulle dita dell’altro. E dire che, come le sue, sembravano nate apposta per il violino.
- Alzatore. – rivelò Toruu.
- Allora avrebbe dovuto fare il direttore d’orchestra una volta abbandonata la pallavolo. – gli fece notare e l’insegnante scoppiò a ridere di gusto, risvegliato dai suoi ricordi.
- Giusta osservazione Mako-chan. – replicò. Così come l’alzatore è colui che dirige il gioco della squadra, dettandone tempi e modi, stessa cosa fa un Direttore con la sua orchestra: la conduce.
- E poi, cos’è successo? – si permise di chiedergli.
- Durante l’ultimo anno, nel corso di una partita, dopo aver effettuato un pallonetto, ricaddi male su un piede e mi feci una brutta distorsione. Niente di grave, ma non potevo di certo permettermi di sforzarla o di saltarci sopra. Anche perché faceva un male boia anche solo a camminarci. – ricordò ridendo, massaggiandosi la nuca imbarazzato con se stesso al ricordo di quanto stupidamente era scivolato sul parquet di gioco. Poi proseguì a parlare. – Totale e assoluto riposo. Per uno come me, abituato al movimento continuo e costante, trovarsi costretto a letto, era una vera tortura. Mi ha salvato dalla noia il ragazzino che abitava di fronte casa … -
E per un attimo gli occhi castani del docente portarono la loro attenzione fuori dalla finestra, ad osservare il cielo azzurro.
- Quel ragazzino passava ore e ore a suonare ed esercitarsi con il suo violino, e mi fece compagnia. Mi permise di passare quei giorni di convalescenza senza ammattire. E m’innamorai talmente tanto di quel suono, di quella capacità di far vibrare l’aria, che una volta guarito iniziai a prendere lezioni anch’io, portandomi a sconvolgere completamente il mio piano di studi e tentare l’ammissione al Conservatorio. –
- Quindi è tutto merito di quel ragazzino se ora lei è qui. Il suo amore per la musica, per il suo strumento, è riuscito ad arrivare fino a lei. È fantastico! – proferì Makoto entusiasta. - Chissà come sarebbe felice se lo sapesse. Se sapesse che grazie a quello che è riuscito a trasmetterle, alla sua musica, ora lei è qui. Ne sarebbe di certo felicissimo. -
- Oh, lui non la pensa affatto così. Lui pensa che quella sia stata la sua rovina, visto che adesso mi ha sempre tra i piedi. – proferì sibillino, scoppiando a ridere di gusto e alla faccia perplessa di Makoto, si trovò costretto a spiegare.
- Quel ragazzino tu lo conosci molto bene. È Kurorin. – disse, lanciandogli un’occhiata di trequarti, con uno dei suoi sorrisetti sghembi.
- Il professor Tetsurou? – esclamò sbalordito il violinista. – Giusto è vero! Voi due siete coetanei, avete studiato insieme al Conservatorio … poi lui ha scelto il percorso di studi per diventare Direttore d’Orchestra … - mormorò tra sé e sé.
- Quindi Mako-chan – proseguì a parlare, mentre si alzava stiracchiandosi – non ti star ad angustiare troppo; a volte sono le situazioni che si vengono a creare a portar le persone a far delle scelte. Scelte che, nella maggior parte dei casi, in qualche maniera hanno valenza anche per gli altri, indirettamente. – concluse, battendogli una mano sulla spalla, in segno di incoraggiamento.
- Tadan! Sono tornato! – esclamò felice e contento Nagisa, spalancando la porta.
- Oh, Chibi-chan: sette minuti e cinquanta secondi. – rise Oikawa controllando l’orologio che portava al polso destro, prima di toglierselo, come faceva sempre quando suonava. – Perfetto! -



- Chibi-chan, ammorbidisci il polso. – ripeté Oikawa per l’ennesima volta, ma non c’era traccia alcuna di fastidio e spazientimento nella sua voce.
- Chibi-chan! – ci riprovò, quando vide, ma soprattutto sentì il terribile suono meccanico che il tremolo del biondino stava producendo.
- Ahh, gomen gomen sensei. – si scusò terribilmente mortificato Nagisa. Era ancora troppo elettrizzato per la faccenda del Concorso e quando iniziava a sbagliare, non c’era verso di rientrare in carreggiata. Questa cosa lo fregava.
- Tranquillo Nagisa. – lo rassicurò Makoto, con il suo tono di voce caldo e gentile.
Il piccoletto cacciò l’aria fuori, sistemando la tensione dell’archetto, per poi posizionare nuovamente il violino sulla spalla, spostando gli occhi verso quelli smeraldini dell’amico ad attendere il suo segnale di attacco.
- Partiamo da questa battuta, ok? – gli chiese Makoto, indicando con la punta dell’archetto il punto sullo spartito.
- Ok – replicò lui. Era grato all’amico, per la pazienza infinita che gli dimostrava sempre. Per l’entusiasmo che gli si dipingeva nel volto quando suonavano insieme.
Tranquillizzato dal suo sorriso calmo e serafico, Nagisa produsse un altro grosso inspiro prima di attaccare.

- Chibi-chan! Ammorbidisci il polso destro. –
Di nuovo, nello stesso identico punto, Toruu non poté più permettere ai due di continuare, visto soprattutto che Nagisa – sentendo a sua volta il suono spaventosamente rigido che stava producendo – iniziava ad andare sempre più in panico e a irrigidirsi ulteriormente.
- Ahhh! Scusate scusate. –
- Non c’è niente di cui tu ti debba scusare. – lo tranquillizzò a sua volta il docente, posizionandosi dietro di lui. – Svuota la mente. – gli suggerì, mentre gli prendeva la mano destra nella sua per fargli mollare la tensione sull’archetto, facendo una leggera pressione sul polso.
- Rilassa. – gli ripeté in un sussurro divertito dato che il suo allievo se possibile, si era irrigidito ancora di più. Sussurro che arrivò come un soffio alle orecchie del biondino, il quale – docilmente – eseguì e con un grosso sospiro si lasciò guidare dall’altro, sentendo come si fosse abbassato quel tanto che bastava per poter arrivare a lui. Sentendo il calore che il suo corpo sprigionava sulla sua schiena.
Makoto pensava fosse praticamente impossibile lasciare Nagisa senza parole – parlava perfino nel sonno! – così come pensava impossibile non vederlo in moto continuo e perpetuo, ma in quel preciso istante al ragazzo parve che l’amico avesse perfino smesso di respirare. Lentamente, sollevò lo sguardo verso il volto del loro tornado biondo e l’espressione estatica e felice che gli lesse, l’aveva sempre e solo vista mentre suonava.
“ Oh-oh” pensò allarmato “sarà mica che Nagisa si sia preso una cotta spaventosa per Oikawa-sensei?”
E la conferma di questo suo sospetto, Makoto l’avrebbe avuta poco dopo.


Continua …



*Chibi-chan=piccoletto