martedì 24 novembre 2015
Cap.11 di A -S- Story pubblicato, ma...
Buonasera a voi, da Rox.
Come dice già il titolo del post, ho appena pubblicato il nuovo episodio della mia fic su Slam Dunk.
Stavolta però, attenzione: troverete il nuovo capitolo solo su Manganet.
Su Efp, infatti, essendomi beccata l'altra volta un gran brutto virus, per adesso non torno.
Vi farò sapere, se e quando le cose cambieranno.
Con questo a me non rimane che salutarvi.
Buona serata e alla prossima,
Rox
domenica 22 novembre 2015
BUON COMPLEANNO SHINYA
E ripristiniamo la rubrica del "Tanti Auguri"!
Buon compleanno, quindi, Shinya (OnS) ^__^ Chissà che sorprese ti preparerà Guren per il tuo compleanno *ç*
Bc bc
Clau
domenica 15 novembre 2015
Owari no Seraph&Noragami
Ciaossu^^
Buon pomeriggio dalla Vostra Clau. Come si può capire dal titolo son troppo in fissa con gli anime di Owari no Seraph e Noragami.
Di quest'ultimo mi son fatta full immersion delle puntate della seconda stagione stanotte (e per fortuna anche! Perchè SPOILER - SPOILER - SPOILER nel momento in cui, non mi ricordo se la quarta o la quinta puntata, finisce con Yukine tranciato in due da Bishamon, fortunatamente avevo la puntata successiva a portata di zampa).
Per quanto riguarda Owari e la sua seconda stagione, son così in strafissa che mi son addirittura letta le scan! Per chi mi conosce, sa che io non amo molto le scan, in inglese oltretutto ahahah ^///^
In particolar modo nel momento in cui mi è giunta voce di quello che SPERO VIVAMENTE sia un fake. Ossia SPOILER - SPOILER - SPOILER che il mangaka ha dichiarato che Shinya morirà. Sensei, la prego in ginocchio T_T già sto ancora cercando di metabolizzare la distruzione della mia OTP in SnK - alias la JeanMarco - non resisterei a vedermi distrutta anche la GurShi (*ç*)
Concludo, per chi non conoscesse tali anime, con due immagini. Le quali immagini, come al solito, son state repertite in internet.
Noragami
E Owari no Seraph, con la mia OTP^^
domenica 8 novembre 2015
Felice Domenica + Infofanfic
Ciao a voi da Rox; passata di qua per farvi un breve saluto.
Spero che tutti stiate trascorrendo una bella domenica; io tornerò con qualche nuovo post su anime&manga, appena avrò tempo e argomenti da proporvi.
Per quanto riguarda la mia fic, voglio tranquillizzare chi la segue che il nuovo capitolo è già stato scritto. Come al solito però, necessita di correzione. Appena sarà pronto, verrà pubblicato.
Grazie come sempre a tutti quelli che trascorrono un po' del loro tempo virtuale insieme a noi; bye-bye e alla prossima,
Rox
lunedì 2 novembre 2015
FANFIC - SEKAI
Buonasera dalla Vostra Clau rientrata anche per quest'anno dal LuccaComics - sigh sigh ...
Ho ritrovato questa Fic di Sekai mentre sistemavo il mio PC.
L'avevo scritta per una specie di contest per il blog di una mia amica anni fa, e mi dispiaceva languisse tra i documenti, e quindi eccola qui.
Lo so, lo so: manca ancora un bel mesetto a Natale, ma ormai è Novembre e quindi, nella mia testa, è già aria di festa^^
Ne ho una anche sulla Egoist di JR. Vedrò di recuperarla^^
Premessina^^: pur essendo la seconda puntata della seconda serie – quella
del compleanno di Takano per intenderci – la mia preferita in assoluto di tutto
Sekai, ho voluto qui dare una rivisitazione personale di quel giorno e quindi
far andare le cose in maniera diversa rispetto all’anime.
Bianco
Natal
Erano poche le cose di cui Onodera Ritsu era sicuro in vita sua.
Una di queste era il fatto che il Destino gli fosse avverso. Perché
diavolo il compleanno di Takano-san, tra tutti i giorni dell’anno, doveva
capitare proprio la Vigilia di Natale così da renderlo indimenticabile? Ma
soprattutto: perché il giorno della Vigilia di Natale dovevano lavorare? E fino
a tardi per giunta. Ok che quelli della tipografia si prendevano non una ma ben
due settimane di ferie in quel periodo dell’anno, obbligando loro editori a dei
veri e proprio tour de force per anticipare le scadenze, ma questo non era
comunque in grado di giustificare il fatto che dovessero fare le ore piccole in
ufficio il 24 di Dicembre. Non che lui avesse chissà che impegni di sorta,
sarebbe tornato a casa dai suoi genitori per l’ultimo dell’anno – com’era
tradizione – ma molto semplicemente era tutto il giorno che aveva fatto di
tutto per evitare di star solo con il suo capo, per non essere costretto a
fargli gli auguri e per evitare, di conseguenza, che questo si mettesse in
testa chissà che idee o che progetti assurdi per festeggiare il compleanno insieme.
Certo, quella fuga non era una cosa di cui andava fiero, ma veramente non se la
sentiva proprio di passare del tempo insieme da solo con lui, non dopo quello
che era successo quella notte di cui non conservava memoria alcuna, pensava
mentre si trovava per l’ennesima volta in ascensore.
Non sapeva bene neppure lui quale volta fosse quella in cui faceva su e
giù per i piani, tra la sua postazione, la stamperia e gli addetti stampa.
“ Ahh, mi fa male lo stomaco.” Biascicò dentro di sé, portandosi una mano
sull’addome e appoggiando la testa sullo specchio dell’abitacolo. “ Ma perché
non sono andato a fare l’agricoltore in mezzo alla natura, a godermi la pace e
la tranquillità?” concluse mentre le porte si aprivano davanti a lui e scendeva
al secondo piano per andare a negoziare per l’ennesima volta con quelli dell’ufficio
marketing.
E quale aria di festa c’era! Ormai anche i ragazzi del secondo piano
stavano smontando baracca e burattini per levar le tende e rientrare a casa e
ora le scrivanie erano state imbastite come tavoli di fortuna dove
troneggiavano pandori e panettoni, carte da regali accartocciate.
- Vieni, vieni a far un brindisi con noi Ricchan! – lo invitarono. Come o
perché anche dei pressoché perfetti sconosciuti avessero deciso che potessero rivolgersi
a lui usando il suo nomignolo, era un mistero. Un mistero molto probabilmente
imputabile a Kisa, che si rivolgeva sempre a lui in quella maniera, urlandolo
ai quattro venti.
- No, ecco … grazie … ma veramente io … ecco: la campagna pubblicitaria di
… - ma fu interrotto immediatamente.
- Ricchan, è la Vigilia di Natale. Chi se ne frega voglio dire! – proferì
il capoufficio. – Questo è un lavoro, non una missione di vita, che ne dicano i
tuoi colleghi dei piani alti. Goditi la vita e questo giorno. Avrai pur
qualcuno che ti aspetta a casa o comunque qualcuno con cui ti piacerebbe
passare il Natale, no? – biascicò l’ometto mettendosi apposto gli occhiali
perché, diciamocela tutta: non era propriamente sobrio.
Ecco! L’omino aveva centrato il punto! Punto primo: non aveva nessuno a
casa ad aspettarlo, con magari il tacchino in forno o comunque qualche dolce di
Natale. Punto secondo: c’era qualcuno con qui gli sarebbe piaciuto passare
quella serata?
“ No!” urlò decisa una voce dentro di lui. Sì … gli
fece subito eco un’altra. “ No, no,
no!!” si incaponì deciso, lasciando il secondo piano con grandi falcate e
dirigendosi verso il suo ufficio salendo le scale, giusto per sfogare
l’incazzatura che gli era appena montata dentro per quella contraddizione dentro
di lui. Ed era proprio una grande incazzatura perché – arrivato sulla soglia
del quarto piano – proseguì oltre, verso il terrazzo che si trovava al sesto
piano, giusto per prendere un po’ di aria visto che oltretutto era rinchiuso lì
dentro da tempo immemore ormai.
Non appena aprì la porta, fu investito da una folata di vento gelido che
portava l’odore di neve. Neve non così lontana a giudicare dal cielo plumbeo.
Si abbottonò i bottoni della camicia rabbrividendo mentre osservava
rapito le nuvolette di fiato che gli uscivano dalla bocca. Inspirò e,
inconfondibile, gli arrivò alle narici l’odore della sigaretta di Takano.
Chissà perché l’avrebbe riconosciuto tra mille.
- Tipico tuo uscirtene in terrazzo con un freddo simile senza aver
recuperato nemmeno la sciarpa. – sentì una voce ben nota alle sue spalle canzonarlo.
“ Perché quest’uomo appare sempre dove sono io?” pensò frustrato mentre
stava per fare dietrofront e rientrare. Sembrava impossibile per lui riuscire a
ritagliarsi un angolino di oasi di pace e tranquillità alla Marukawa.
Ovviamente, manco a dirlo, fu placcato dall’altro in quella tentata fuga che lo
recuperò per la collottola e lo riportò dov’era.
Sbuffò, incrociando le braccia al petto e stando ben attento a non
incrociare lo sguardo con gli occhi castani dell’altro ma in quel frangente si
sentì coprire le spalle dalla giacca di Takano e inspirò impercettibilmente
riconoscendo perfettamente, in quell’indumento, il profumo muschiato del suo
proprietario.
Rimasero in silenzio e d’altra parte, quando loro due si trovavano
insieme da soli, non è che facessero mai chissà che discorsi.
- Ahehm … Buon Compleanno … - biascicò Ricchan alla fine perché a lui,
quel silenzio con l’altro, lo metteva sempre a disagio. E tanto anche. Ma ben
si guardò dal voltarsi a guardarlo in faccia.
- Hum, ce ne hai messo di tempo … il 24 Dicembre sta per finire … - lo
canzonò pungente mentre faceva l’ultimo tiro e osservava il fumo salire al
cielo. – Se non ti conoscessi bene, direi che hai evitato di stare da solo con
me tutto il giorno proprio per evitare di farmi gli auguri … - infierì
ulteriormente, dato che conosceva molto bene il suo pollo. E sentirsi così
irrimediabilmente sgamato, costrinse il ragazzo dagli occhi smeraldini a
correre ai ripari.
- Ah … ecco veramente … oggi è stata una giornata impegn … - cercò di arrampicarsi
sugli specchi, ma fu interrotto dall’altro in quella pietosa ricerca di scuse.
- Certo, come no. – chiuse la discussione Takano ridendosela sotto i
baffi mentre spegneva la sigaretta sul portacenere. – Visto che qua c’è il solito ammutinamento,
chiudiamo i battenti anche noi. Con gli altri si pensava di andarsi a bere e
mangiare qualcosa tutti insieme, giusto per farci gli auguri. – concluse alla
fine, rimanendo comunque lì e non decidendosi a rientrare.
Ricchan stava per obiettare qualcosa, qualsiasi cosa e stava velocemente
macchiavellando in testa quale potesse essere la scusa migliore per dar buca ma
l’altro, che conosceva molto bene quell’espressione e cosa stava a significare,
lo bloccò prima che avesse tempo anche solo di provar a farfugliare una scusa.
- Abbiamo prenotato a nome tuo … - gli snocciolò, infatti, serio anche se
dentro di lui moriva dalla voglia di scoppiare a ridere a vedere l’espressione
del giovane.
“ Mi ha fregato!” pensò Ritsu.
- Anzi: sbrighiamoci che gli altri son già andati avanti, io ti stavo
aspettando per avvisarti. – concluse usando quel tono perentorio che usava per
nascondere in realtà la voglia di scoppiare a ridere nuovamente.
“ Mi ha proprio fregato!”non poté non ammettere sconfitto Ricchan.
Quell’uomo ne sapeva una più del diavolo. E pareva anche divertirsi un sacco a
tormentarlo, provarci gusto.
Quello che non poteva sapere Onodera, era che per Takano era troppo
divertente punzecchiarlo e stuzzicarlo in quella maniera dato che lui si
incaponiva e inalberava in quella maniera così tipicamente sua, ossia un misto
tra il volerlo mandare all’inferno e il misero tentativo di ribellione cercando
di darsi un tono.
- Onodera! Sto aspettando! – lo riportò con i piedi per terra, facendolo
scattare sugli attenti e facendo sempre più fatica a trattenersi dal ridere e,
infatti, non appena Ricchan lo ebbe superato a capo chino e con la morte nel
cuore per rientrare, la bocca del ragazzo dagli occhi castani si incurvò in un
sorriso di puro divertimento.
Ricchan avrebbe raccontato a se stesso una bugia se avesse detto che il
resto della serata – in compagnia degli altri – non stava proseguendo in
maniera piacevole. Quel covo di disperati che portava il nome dei suoi colleghi,
era diventato per lui – suo malgrado – un po’ come una seconda famiglia.
Tenendo poi conto che viveva da solo, se non si contava la noiosa presenza di
quel vicino invadente, le uniche
persone con le quali parlava e interagiva per ore di fila, erano proprio loro.
Senza contare che, lavorando in team per portar avanti la baracca, si era
creato un rapporto di reciproca fiducia, complicità e fratellanza. Una sorta di
branco insomma.
La serata, al locale, passò piacevolmente quindi. Kisa faceva un casino
indiavolato che bastava per cento. Accanto al posato Hatori poi, la cosa
risaltava ancora di più. E a guardarli dal di fuori, Ricchan pensò proprio al
fatto di quante ore passassero insieme, di come ognuno di loro cinque portasse
là dentro un pezzo della sua vita, del suo essere, con le giornate no e quelle
in cui proprio ti saresti ucciso piuttosto che varcar la soglia di
quell’edificio. Ripensò a tutte le volte in cui si erano spalleggiati e avevano
fatto fronte comune di fronte alle difficoltà e di come Takano – in qualità di
loro capo – anche nelle situazioni più intricante e disperate, non avesse mai
permesso ai suoi ragazzi di venir attaccati e accusati, ma anzi: fungendo lui
stesso da parafulmine. Su questo non c’era nulla da dire: Takano era
irreprensibile.
Tuttavia, sarà stata la stanchezza, sarà stata l’euforia per il Natale o
perché sia Hatori che Kisa, dopo aver controllato più volte l’orologio e dopo
aver risposto a una telefonata l’uno e a più messaggi ricevuti l’altro, molto
presto la compagnia levò le tende e s’incamminò lungo la stradina principale,
giusto per andar a recuperare l’ultimo treno della sera.
Le strade, nonostante l’ora tarda, brulicavano ancora di persone. Gente
uscita presto dal lavoro, che tirava tardi con le facce serene, come a voler
dire: anche per quest’anno è andata.
Kisa camminava davanti a loro, chiacchierando e girando le spalle alla
strada ma riuscendo comunque a zigzagare le persone, quasi avesse avuto gli
occhi sulla schiena ma molto presto le loro strade si divisero.
Per fortuna di Ricchan, anche Hatori prese la metropolitana con loro,
dandogli così la pia illusione di aver più tempo per elaborare una strategia di
fuga. Addirittura arrivò a partorire la brillante idea di cercare di passare al
suo posato collega, tramite telepatia, l’idea di chiedere a Takano di fare un
salto a casa sua per fargli vedere alcuni name rimasti in sospeso.
“ Sì, certo: bella idea Ricchan!” anche lui alla fine si rivolgeva a se
stesso chiamandosi con quel nomignolo. “ Come se Hatori fosse uno molesto fino
a questo punto.” Si commiserò ma quando vide il collega alzarsi dal sedile e
prepararsi a scendere alla sua fermata, limitandosi solo a salutarli e far loro
gli auguri, Ricchan si sentì un po’ morire perché un po’, in quel miracolo, ci
aveva sperato.
- E così alla fine, siamo rimasti soli. – si divertì a punzecchiarlo il
più anziano.
- Eh già … - rispose l’altro, sentendosi come un topo in trappola.
- Allora, visto che è il mio compleanno, penso proprio di aver il diritto
di scegliermi il regalo che voglio.-
- Non penso proprio! Oltretutto ormai è il 25! – saltò subito su Ricchan,
alzandosi e preparandosi a scendere.
- Non nel mio orologio. Mancano ancora dieci minuti alla mezzanotte. – ci
tenne a precisare Takano con un mezzo sorriso sghembo, alzandosi a sua volta
pigramente e mandando l’altro in escandescenza dentro di lui.
Uscirono dalla stazione della metropolitana pressoché deserta, visto che
i loro appartamenti erano in una zona residenziale, mentre tutto il casino
festivo era concentrato in centro.
Il festeggiato continuava a divertirsi a torturare l’altro, proseguendo ad
insistere in merito al suo regalo di compleanno, tanto che ad un certo punto
Ritsu, esasperato e sentendo di rischiare un’ulcera perforante, se ne uscì con
uno: - Cosa vorresti? – flebile flebile.
A Takano parve di non aver sentito bene e per un attimo rallentò
l’andatura e sgranò gli occhi in direzione dell’altro, che invece continuava a
camminare imperterrito a capo chino, sfinito, come un condannato a morte.
- Ti posso chiedere proprio tutto? – si divertì, frenando la cacciata
dell’altro tirandolo per una falda della sciarpa.
- No, ovviamente. – fu la risposta secca di Ricchan che tuttavia si
sentiva svuotare sempre più da ogni forza ed energia. Quell’uomo era per lui
peggio di un Mangiamorte di potteriana memoria.
- Quindi, se io ti chiedessi come regalo di Compleanno e Natale, di
passar la notte insieme, tu cosa mi risponderesti? – lo punzecchiò ancora.
- Di no. – fu la replica sempre più fiocca mentre si sistemava meglio la
ventiquattrore in spalla.
E più Ricchan si sentiva sfinito e infiacchito, più l’altro sembrava acquistare
vigore.
“ Ahh, perché abitiamo vicini?” si chiese sfibrato. “ Ecco un’altra roba
da aggiungere alla lista delle cose che testimoniano che il Destino mi è
avverso …”
Ed era così immerso in queste elucubrazioni mentali, che non si accorse –
né tantomeno oppose resistenza – alla mano di Takano che gli posò sul braccio
per fermalo e costringerlo a voltarlo verso di sé.
- Io voglio una sola cosa da te … - gli sussurrò, con gli occhi ricolmi
di amore e di speranza e il tono della voce non era più sarcastico e beffardo
come poc’anzi.
- Mmm, perché sento già un brivido gelato corrermi giù per la schiena? –
replicò il ragazzo dagli occhi smeraldini, troppo stanco per opporre più nessun
tipo di resistenza che non fosse quella di una tentata ironia, che sortì
l’effetto di divertire l’altro infatti.
- Non cambierai mai. – gli disse in un soffio sorridendo dolcemente e
passandogli una mano tra i capelli scompigliandoglieli per poi posargli un
bacio sulla fronte. Il venticinquenne gli scansò la mano con un gesto brusco,
voltando la testa di lato quando vide il volto dell’altro avvicinarsi per
baciargli una guancia, ma Ricchan diede prova di un tempismo maldestro, perché
nella velocità dell’azione, furono le loro labbra ad incontrarsi. Si staccarono
quasi subito, sorpresi tutti e due dall’inaspetatezza della cosa. Si fissarono
negli occhi per un attimo, in un attimo dove anche il più giovane sradicò tutte
le sue difese e l’unica cosa che poté fare quando sentì le mani calde
dell’altro sollevargli il viso verso il proprio, fu quello di socchiudere gli
occhi percependo il respiro bollente dell’altro mescolarsi al proprio quel
lungo istante prima che fossero le loro labbra a fondersi.
- Ecco. Mi bastava questo come regalo di compleanno. – mormorò Takano
alla fine del bacio, sorridendo dolcemente come faceva quando erano loro due da
soli, perché veramente il ragazzo che gli stava di fronte era in grado di
scaldargli il cuore con la sua goffa testardaggine.
- N-non me ne potrebbe fregare di meno. – fu la replica farfugliata e
camuffata di scortesia, ritornato immediatamente padrone di se stesso mentre si
portava rapidamente una mano alla bocca distogliendo lo sguardo dagli occhi
castani dell’altro.
- Allora perché stai arrossendo? – gli chiese in un misto di ironia e
tenerezza.
- E’ … è il freddo … - ci provò, fallendo miseramente.
- Certo, come no. – lo redarguì, infatti, l’altro sorridendo
furbescamente e non lasciandogliela passar liscia prendendolo per mano e sospirando
di sollievo dentro di lui quando sentì che Ricchan non stava – incredibilmente
– opponendo resistenza.
- Allora, passiamo il Natale insieme … - ricominciò a parlare Takano
imperterrito, perché lo divertiva troppo vedere come il suo impiegato andasse
in escandescenza. Non aveva ancora finito di parlare, che Ricchan lo interruppe
subito.
- Togliti queste idee bislacche dalla testa! Oggi è Natale e non ho
nessuna intenzione di uscire di casa per andare da nessuna parte a festeggiare!
– sbraitò, tentando di divincolare la mano da quella dell’altro. Cosa che
ovviamente il suo capo non gli permise, tenendo ben salda la presa.
- Chi ha mai detto che usciremo di casa? – fu la replica sorniona di
Takano, in grado finalmente di chiudere la bocca a Ricchan che lo fissò a
labbra e occhi spalancati.
“ Arrggghh! Con l’anno nuovo sarà bene che mi faccia fare un esorcismo
per scacciare la malasorte! Questo è un incubo, questo è un incubo, questo è un
incuboooooooo!!!”
FINE
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