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Clau
“ La Musica deve toccare le Emozioni
prima, e l’Intelletto poi”
CAPITOLO 2
Nel caso in cui Makoto non avesse avuto quella sorta
di illuminazione durante la lezione, i commenti entusiasti di Nagisa sul loro
insegnante avrebbero fatto capire anche a un sordo o a un cieco che il solerte
biondino si era preso una cotta di quelle memorabili per il bel violinista.
- Mako-chan, Mako-chan: hai visto che bravura assurda
Oikawa-sensei quando ha fatto quel tremolo nel terzo movimento? - stava elencando entusiasta per l’ennesima
volta.
- Ehm, sì … - biascicò il moro fissandolo dubbioso,
mentre stavano attraversando il cortile interno all’Accademia e Nagisa letteralmente
trotterellava tra le aiuole, canticchiando tra sé e sé. Tuttavia, alle sue
orecchie, arrivò chiaramente il tono mesto che l’amico avevo usato, e si fermò
di botto.
- Anche tu Mako-chan, l’hai eseguito benissimo. – si
affrettò a complimentarsi con l’amico, convinto che l’occhiata perplessa fosse
dettata da questo, anche se Makoto non era tipo che si aspettava complimenti
dagli altri. Anzi, era una cosa che, modesto com’era, lo imbarazzava da morire.
- Ah, grazie … - mormorò, infatti, imbarazzato, ma
colse la palla al balzo – Tu invece oggi mi sembravi particolarmente distratto.
C’è qualcosa che ti preoccupa? – gli chiese con tutto il tatto di cui era
possessore, fermandosi in prossimità della piccola fontana che si trovava nel
mezzo del giardino. Il sorriso a dir poco estasiato e fanciullesco che si
dipinse sulle labbra di Nagisa, fece una tenerezza incredibile a Makoto.
- No, no: tutto a posto Mako-chan, tranquillo. – si
affrettò a replicare, continuando a spostare il peso da un piede all’altro. Quel
ragazzo proprio non riusciva a star fermo in nessuna maniera.
Il più alto tra i due fece un grosso inspiro prima di riprendere
a parlare, poi andò diretto al punto. Era inutile girarci intorno.
- Nagisa, non sarà mica che ti piace Oikawa-sensei? –
gli chiese, facendo uno dei suoi sorrisi buoni che gli illuminarono gli occhi
smeraldini, facendo capire che non c’era nessun tono d’accusa in quella
domanda.
Il biondino smise di saltellare e fissò l’amico negli
occhi, sollevando di tanto il volto. Makoto era così alto in confronto al suo
metro e sessantacinque.
Per un incredibile attimo, il volto di Nagisa si fece
serio e la sua espressione smise di sorridere. Trasse un grosso inspiro,
sistemandosi la custodia del violino sulla schiena. Fissò di lato, per poi
portare nuovamente lo sguardo verso l’amico, quando questi gli posò dolcemente
una mano sulla spalla, scrutando sotto la frangia bionda dell’altro.
- Beccato! – esclamò alla fine Nagisa, scoppiando a
ridere. E quella risata fece tirare un sospiro di sollievo a Makoto, che per un
secondo aveva temuto di aver fatto star male l’amico.
- E’ così evidente? – si preoccupò l’attimo
immediatamente successivo il biondino, dopo che avevano ripreso a camminare,
più lentamente ora.
- Ahehm … no no, tranquillo. Non credo che
Oikawa-sensei sospetti nulla. – si affrettò a rassicurarlo Makoto. – Voi due
sembrate parlare la stessa lingua quando dialogate. Quindi l’entusiasmo che hai
quando ti rivolgi a lui, è quello che hai sempre. -
- Fiuuu! Meno male. - si rilassò Nagisa, che aveva
preso a camminare, sempre con quel piccolo sorriso ad impreziosirgli le labbra.
- Sai, mi ricordo quando alle elementari mi ero preso
una cotta paurosa per la nuova maestra. – iniziò a raccontare, attorcigliandosi
tra le dita una ciocca dorata della frangia. – La mia vecchia maestra era
andata in pensione l’anno prima ed io ero semplicemente terrorizzato dall’idea
che non ci sarebbe più stata. Lei, sempre così paziente e sorridente … Poi il
primo giorno di scuola della terza elementare arrivò e con lui anche la nuova
insegnante. Beh: fu amore a prima vista. – ricordò con una piccola risata.
Makoto, pur essendo uno cristallino e diretto, invidiava molto a Nagisa il
fatto che fosse in grado di esprimere i suoi sentimenti, le sue emozioni, in
maniera così spontanea, così fresca, come un acquazzone in pieno Agosto.
- E sai Mako-chan, il fatto di poterla vedere
sorridermi quando facevo qualcosa di giusto, mi era di sprone per fare ancora
meglio. Quando mi poggiava una carezza sulla testa, quando sentivo la sua mano
posarsi sulla mia spalla nel momento in cui mi vedeva in difficoltà per
incoraggiarmi … beh: sono cose che non dimenticherò mai. E le ricordo ancora
con estrema chiarezza ed estremo affetto. E con Oikawa-sensei … beh, ecco: io
sto riprovando le stesse identiche cose. È grazie a lui che ogni giorno do il
meglio di me … - la sua voce si spense in un mormorio, mentre abbassava lo
sguardo a terra e un dolce sorriso sognante gli spuntò sul volto. A quella
visione Makoto sorrise teneramente d’istinto.
- E ricordo perfettamente il momento in cui per la
prima volta, dopo che lui mi ha sorriso in quella sua maniera … hai presente
quando piega leggermente la testa di lato e socchiude gli occhi? – si infervorò
l’attimo immediatamente successivo, portandosi entrambe le mani al petto. – E
gli si forma un’adorabile fossetta sulla guancia destra? E una ciocca di
capelli gli sfiora la punta del naso? – chiese all’altro, portandosi sulle
punte dei piedi, per arrivare all’altezza del suo viso.
- Sì, sì … calmati calmati … - biascicò Makoto,
portando in avanti le mani, in segno di resa.
- Ecco! Ricordo chiaramente il momento in cui, mentre
lui mi sorrideva in quella maniera dopo che avevamo suonato insieme un pezzo a
due, ho sentito il cuore incrinarsi e subito dopo esser catapultato in una
nuvola. – batté le mani felice, per poi lanciare un sorriso timido all’altro e
riprendere a parlare.
- Può sembrare stupido alla mia età, a vent’anni
passati e suonati, prendersi una cotta per il proprio insegnante – maschio tra
l’altro! Ma Mako-chan, io quando so di doverlo vedere mi batte forte il cuore,
quando suoniamo insieme mi sento la persona più felice di questa terra … -
- Non è una cosa stupida Nagisa. – sussurrò Makoto,
posandogli una carezza tra i capelli dorati, a scompigliarglieli. – E’ una cosa
bellissima. –
A quel tono dolcemente sussurrato dell’altro, il
biondino sollevò gli occhi verso i suoi, a sorridergli grato.
- So che è una cosa a senso unico, e credimi: neanche
pretendo altro, davvero! Non sono uno sciocco, so che i miei sentimenti non
potranno mai esser ricambiati, e so che sarà un’infatuazione momentanea, ma mi
basta. Sai, è come quando ti innamori perdutamente di un’artista, di un suo
quadro, di una sua composizione. Il solo fatto di poterla ammirare, suonare, è
in grado di darti una felicità assurda … non so se mi sono spiegato … -
biascicò, portandosi una mano sulla nuca imbarazzato, in netta contrapposizione
rispetto al tono solenne che aveva avuto poco prima.
- Ti capisco benissimo invece – lo rassicurò l’altro,
passandogli una mano intono alle spalle per stringerlo a sé. – Ognuno di noi,
nella vita, si è preso una cotta per un suo insegnante presto o tardi. Ed è
vero che la cosa bella era sognare e sentire il batticuore che aumentava a mano
a mano che i minuti in cui si sapeva lo si sarebbe visto diminuivano. –
Nagisa annuì con il capo, galvanizzato.
- E poi, Oikawa-sensei, è così alto … - concluse con
un sospiro sognante, che fece scoppiare a ridere di gusto l’altro.
- Ahh, Mako-chan! Non prendermi in giro. Tu sei alto,
non puoi capire. – finse di inalberarsi – E pensa come si deve star bene
accoccolati tra le sue braccia, affondando la testa nell’incavo della sua
spalla …. –
- Ohi-ohi, Nagisa: frena adesso! – lo beccò ridendo
l’altro. – Non voglio sentire le tue fantasie erotiche sul sensei. –
La scena goliardica tra i due durò ancora per qualche
attimo, almeno fino a quando il biondino non si fece incredibilmente serio.
- Mako-chan, questa cosa, tienla per te, per favore. Non
vorrei mai mettere in difficoltà o a disagio Oikawa-sensei. – lo pregò,
mordicchiandosi il labbro inferiore.
- Ovvio Nagisa. Stai tranquillo. – lo rassicurò
Makoto, rafforzando la stretta sulla spalla dell’amico, quando questi, con un
grosso sospiro, riprese a parlare. Quasi a se stesso.
- Anche se … anche se almeno una volta, mi piacerebbe
essere stretto da quelle braccia … - concluse con un sospiro e un sorriso
amaro, che fecero intristire Makoto. Il quale corse subito ai ripari.
- Nagisa, sai di quale Club faceva parte il sensei
quando era alle scuole medie? – e subito l’attenzione degli occhi color
ametista del biondo furono su di lui.
- Quello musicale? – chiese dubbioso, piegando la
testa di lato.
- Mm-mm … - replicò l’altro, facendo un segno di diniego
con la testa. Il volto di Nagisa s’illuminò. C’era qualcosa che non sapeva del
suo amato insegnante?
- Cosa cosa Mako-chan? – si elettrizzò.
- Indovina! – lo punzecchiò l’altro, sollevato dal
fatto di vedere come l’amico si fosse ripreso.
- Ohh, Mako-chan, almeno un indizio! –
- Sportivo. –
- Sportivo? – biascicò il biondino, sgranando gli
occhi e cominciando a rincorrere l’altro.
- Basket? Nuoto? Atletica? Baseball? Pallavolo? Ho
indovinato!? Pallavolo? Yatta! -
Quel piccolo siparietto tra i due non poteva di certo
passar inosservato se ci fossero stati degli osservatori esterni. Figurarsi ad
un occhio attento ed osservatore come quello di Sousuke Yamazaki.
Sousuke era di ritorno dalla segreteria, dov’era
andato a firmare le ultime carte che decretavano il suo avvenuto trasferimento
presso l’Accademia musicale di Iwatobi.
Era stato mentre attendeva pazientemente il suo turno
– appoggiato al muro, braccia incrociate al petto – che la sua attenzione era
stata attirata da una locandina affissa nella bacheca degli studenti.
- Un concorso, eh? - aveva mormorato tra sé e sé, e
l’attenzione dei suoi occhi turchesi si era fatta maggiormente attenta, ma le
sue riflessioni erano state interrotte dalla solerte donnina della segreteria
che l’aveva chiamato dentro, dopo essersi ripresa dall’incantamento di quegli incredibili
occhi.
Ed ora Sousuke, col volantino e la piantina
dell’Ateneo in mano, stava attraversando il giardino interno, incredibilmente deserto,
cercando l’aula docenti. Sapendo che dopo aver espletato quell’ultima
incombenza, avrebbe cercato Lui. A
quel pensiero l’espressione del volto, sempre così incredibilmente seria e a
tratti ostile, si andò addolcendo.
Aprendosi il primo bottone della camicia bianca che
ben risaltava sulla pelle bronzea, e lanciando una metaforica occhiataccia di rimprovero
alle cicale che proprio non ne volevano sapere di smettere di frinire
ostinatamente quel giorno, stava quasi per bussare alla porta della sala
insegnanti, che questa si aprì di colpo.
- Ah, scusi. – si affrettò a dire, inchinandosi leggermente,
stupendosi – nel momento in cui sollevò lo sguardo – che la persona che gli
stava davanti in quel momento non doveva, a differenza della maggior parte
della gente, sollevare gli occhi per guardarlo dritto in volto. E soprattutto
era così giovane! Forse è uno studente, pensò Sou, ma l’attenta analisi alla
quale il suo istinto l’aveva portato a scandagliare l’altro nel giro di pochi
secondi, gli indicò che era un insegnante. Posò l’attenzione sui capelli neri
scarmigliati e fu solo l’occhiata interrogativa che l’altro gli lanciò, con
evidente espressione contrariata, che gli fece riprendere l’attenzione.
Si presentò, chiedendo dell’insegnante responsabile
degli studenti per quell’anno.
Dovette prendere il foglio in mano, perché non aveva
proprio posto l’attenzione sul nome del docente da cercare.
- Sì, cercavo il professor … - disse, ma l’altro lo
precedette.
- Oikawa. È lui il responsabile degli studenti
dell’ultimo anno. Vieni con me. – gli disse senza tante cerimonie, indicandogli
con un cenno del capo di seguirlo. Sousuke, guardando la sua figura di spalle,
si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, così raro da vedere in lui. Quel docente
gli piaceva! Poteva sembrar all’apparenza brutale, ma era uno che andava al
sodo, senza tanti giri di parole. Come lui del resto.
Sousuke lo raggiunse in un attimo, mentre l’altro gli
tendeva la mano per presentarsi.
- Tetsurou. Io insegno al corso per Direttori
d’Orchestra. –
“ Sì, mi piace proprio!” pensò Sousuke “Diretto ed essenziale!”
valutò, accorgendosi solo all’ultimo della qualifica dell’altro.
- Direttore d’Orchestra … - bisbigliò, per poi piegare
le labbra nel suo sorrisetto sghembo, nel momento in cui l’altro bussò alla
porta di una delle aule di musica e, dall’interno, il suono melodioso di un violino
cessò.
- Toruu? – chiamò Tetsurou, aprendo l’uscio.
- Kuroorin! – cinguettò felice il diretto interessato,
per nulla infastidito dall’interruzione, dopo essersi voltato.
Quello che Sousuke pensò fu che, se fosse stato
possibile, sarebbe rimasto abbagliato dal sorriso luminoso del violinista.
- Yamazaki, questo è il professor Oikawa, è lui il
responsabile degli studenti. E che Dio ti assista … - concluse tra il serio e
il faceto.
- Kuroo-chan! – finse di rimproverarlo l’altro, per
nulla arrabbiato mentre – dopo aver riposto il violino dentro la custodia –
andò loro incontro.
“Ma … ma son tutti così giovani qui? E alti?” dovette
constare perplesso Sousuke quando il violinista gli fu di fronte, mentre gli
tendeva la mano per presentarsi con ancora quel sorriso lucente.
“ Aspetta un minuto! Oikawa?” pensò il ragazzo,
ricordandosi dell’oggetto di discussione dei due ragazzi che aveva intravisto
fuori poco prima. Non voleva origliare – non era nel suo stile, per uno portato
a farsi sempre gli affaracci suoi poi - ma la voce di quel biondino sfondava la
soglia dei mille decibel. Sarebbe stato impossibile non udirlo, a meno che uno
non si trovasse ad un raggio di mille miglia. Studiò meglio il volto del
docente, e si ritrovò a sincerarsi che la fossetta sulla guancia destra
dell’altro si formava veramente quando sorrideva.
- Hum, pianoforte eh? – gli stava chiedendo nel
frattempo Toruu, dopo avergli preso il foglio con la sua iscrizione e lo fissò
perplesso quando vide che l’attenzione di Sousuke era persa chissà dove.
- Yamazaki-kun? – lo dovette richiamare il violinista
con un sorriso.
- Ah sì, scusi! –
- Vieni, ti porto da Daichi-kun. –
- Il professor Sawamura. – dovette spiegargli Kuroo
con un sospiro sconsolato, quando vide la faccia del loro giovane studente
accigliarsi, dato che certo che in segreteria non gli avessero parlato di
nessun Daichi-sensei.
- Abituati. A breve questo impiastro avrà trovato
qualche assurdo nomignolo anche per te. – lo imbeccò sadicamente divertito
Kuroo, beccandosi una finta occhiataccia di biasimo da parte di Toruu.
Il siparietto che stavano innescando a suo beneficio,
gli fece capire che quei due si conoscevano sicuramente da tempo. E andavano
maledettamente d’accordo.
- Yamazaki-kun, non ti preoccupare: Daichi-kun è
spaventoso solo quando si arrabbia, mentre Kuroo-pi lo è sempre. – lo beccò
divertito, strappando una piccola risata nell’amico, che si accomiatò dai due.
- Ci sentiamo più tardi Toruu. –
- Ci vediamo
più tardi Kuroo. – ci tenne a precisare il violinista, assottigliando lo
sguardo e facendosi improvvisamente serio, con una tale velocità di cambiamento
di modalità anche nella voce, che stabilizzò per un attimo Sousuke. – Ti
aspetto per suonare insieme. –
- Andiamo Sou-chan. – esclamò poi, ritornato
immediatamente nella sua modalità goliardica, poggiandogli le mani sulle spalle
e spingendolo – dietro di lui – verso la direzione opposta.
“ Sou-chan?!” pensò scioccato dentro di sé il ragazzo
dagli occhi turchesi, senza tuttavia esser in grado di opporsi all’entusiasmo
dell’altro.
QUALCHE ORA DOPO
Rin, Haruka e Rei si stavano spostando da una lezione
all’altra. Il rosso stava punzecchiando allegramente il secondo, mentre Rei
dava loro il tormento pregandoli di muoversi, per non arrivare in ritardo a
lezione.
- Ah, Rei: fa troppo caldo … - sbuffò Rin, mentre si
raccoglieva i capelli in una piccola coda. E la sua aria fintamente infastidita
fece scambiare un’occhiata di complicità tra gli altri due. Sguardo serissimo
che fece scoppiare in una risata il rosso, che si pose in mezzo ai due,
prendendoli sottobraccio. S’incamminarono nuovamente, quando si fermarono di
botto una volta che ebbero voltato l’angolo dell’Edificio ad est, quello dove
si trovavano le aule adibite alle prove. Tolti dall’allegro vociare degli altri
studenti che si erano riversati in giardino, i tre udirono – e si misero sugli
attenti – quando sentirono le note di un pianoforte arrivare a loro. E non di
un pezzo qualsiasi.
- E’ Rachmaninov! – esclamò Rei, guardandosi intorno per capire da dove provenisse il suono.
- Sì, esatto. È il concerto #2 per pianoforte in C
minore. – esclamò a sua volta Rin, altrettanto esterrefatto.
- E’ il pezzo moderato iniziale. – sussurrò Haruka,
sbigottito a sua volta.
Tutti e tre i ragazzi al Liceo aveva suonato il
pianoforte, conoscevano benissimo quel pezzo quindi.
- Ma chi lo sta eseguendo? – si chiese perplesso Rin.
Sì perché il pezzo non era propriamente di facile esecuzione. E loro tre, in
qualità di ex-pianisti e futuri direttori d’orchestra, lo sapevano molto bene.
Rin fu il primo a partir di corsa, a cercar la fonte
di quel suono praticamente perfetto. Senza sbavature. E Rei gli fu subito
dietro. Perfino Haruka, che non era facile al lasciarsi coinvolgere, vide se
stesso seguire gli altri due di volata, troppo calamitato dalla musica che lui
tanto amava.
I tre, attenti a non farsi scoprire miseramente o
disturbare chi stava eseguendo, si misero ai lati della finestra, incrociando
le braccia al petto e chiudendo gli occhi.
- Voglio vedere chi è. – sogghignò Rin, divertito.
Divertito ancora di più quando vide la faccia a dir poco scioccata di Rei per
quella sparata (sapeva che da Haruka non sarebbe più arrivata nessuna
espressione sbigottita degna di nota. Oltretutto, era così preso dal suono, che
pareva perso nel suo mondo. Come sempre del resto!)
- Ri-in! Non mi sembra proprio il caso. – tentò di
dissuaderlo, mentre si sistemava nervosamente gli occhiali, sapendo già di aver
perso in partenza. Rin e la sua esuberanza non avevano freni.
- Dai Rei, solo una sbirciatina. – lo stuzzicò ridendo,
mentre gli faceva l’occhiolino e si metteva ad issare sul davanzale della
finestra dopo aver visto che il pianista (sì, si trattava di un lui) era seduto
di profilo rispetto a loro e oltretutto era altamente concentrato in quello che
stava facendo.
Quelle dita che si muovevano sicure. Agili e veloci.
Quello sguardo assorto. Quel profilo perfetto. Quegli occhi di quel turchese
pazzesco …
“Non può essere …”
Rei vide il ghigno strafottente sul volto di Rin andar
morendo, per lasciar spazio dapprima ad un’espressione sorpresa, per poi
aprirsi in un sorriso.
- Sousuke … - lo sentì bisbigliare Haruka, che andò
aprendo gli occhi, perché il tono della voce dell’amico esprimeva incredulità.
- Sou! – esclamò Rin ridente, interrompendo
l’esecuzione.
Sousuke avrebbe riconosciuto quella maniera di
appoggiare pigramente l’accento sulla “o” del suo nome anche se fosse stato in
capo al mondo.
Un piccolo sorriso gli increspò le labbra, mentre si
girava verso la finestra.
- Da quanto tempo, eh Rin? –
LA SERA DI QUELLO
STESSO GIORNO
Finalmente il sole stava cedendo il passo alla quiete
rinfrescante della sera.
Haruka, seduto sul muretto della fontana che si
trovava posta all’entrata dell’Accademia, aspettava Makoto.
Fissando la scultura di marmo di una lira che si
trovava nel mezzo della fontana e dove allegri spruzzi di acqua giocavano sulle
sue corde, Haruka ripensò a quanto successo solo qualche ora prima …
Aveva sgranato gli occhi meravigliato nel momento in
cui, vista la faccia sbalordita di Rin, si era affacciato a sua volta alla
finestra, dopo aver rimuginato su quel nome. Sousuke … che in bocca a Rin aveva una sola valenza. Era il nome di
quello che era stato il suo miglior amico d’infanzia. Quello con il quale aveva
frequentato elementari e medie. Quello con il quale, un po’ influenzandosi a
vicenda, un po’ facendo della sana competizione, aveva iniziato a muovere i
primi passi nel mondo della musica. A suonare il pianoforte. Poi Sousuke, prima
che iniziasse il Liceo, aveva seguito la sua famiglia all’estero, ma aveva
sempre continuato a sentirsi con Rin. Tanto che quest’ultimo, in più di qualche
occasione, durante le varie vacanze scolastiche, aveva fatto valigia, saltato
sull’aereo e aveva raggiunto l’amico in California. Oltre al fatto che ne aveva
sempre parlato ai suoi nuovi amici, sperando un giorno di poterli far
conoscere.
- Sou, ecco perché facevi tanto il misterioso in
quest’ultimo periodo. Perché stavi per tornare qui in Giappone. Ma sei tornato
per restare? – aveva sentito esclamare Rin, mentre rideva incredulo e dire che
era al settimo cielo sarebbe stato usare un eufemismo.
Haruka aveva sentito la voce dell’altro, che si stava
avvicinando alla finestra, dire un semplice:
- Sì. Son tornato per restare … -
E poi la figura del nuovo arrivato avvicinarsi.
Haruka aveva notato dapprima l’ombra allungarsi
sull’erba che stava di fronte a loro, e alla fine apparire e aveva sgranato gli
occhi incredulo. Era il ragazzo del giorno prima! Cioè davvero quel ragazzo che
gli aveva dato la netta impressione di averlo riconosciuto, era il famoso
Sousuke di cui Rin parlava sempre tanto? Non era possibile …
Rin, a dir poco entusiasta, aveva presentato il
pianista ai due suoi amici ed era così infervorato tanto era la felicità, che
non notò lo sguardo di fuoco che Sousuke gli aveva lanciato mentre gli
stringeva la mano.
Se n’era ben accorto Rei invece.
- Haruka, ma tu lo conoscevi già? – gli aveva chiesto,
spiandolo di sottecchi, mentre si avviavano verso l’aula di Diritto della
Musica.
- Penso che molto probabilmente dovrei, ma non mi
ricordo proprio … - aveva mormorato lui pensieroso.
E ci stava ancora pensando in quel preciso istante, e
fu distratto solo dalla voce squillante di Nagisa, che lo riportò alla realtà. I
due si erano fermati davanti a lui e Makoto l’aveva fissato, perché Makoto
riusciva sempre a leggergli dentro e aveva notato immediatamente un'ombra
passargli davanti agli occhi blu.
- Haru, tutto bene? – gli chiese, mentre gli porgeva
la mano per aiutarlo ad alzarsi. Quel gesto! Quante volte l’aveva fatto!
- Hm. – si limitò a rispondere laconicamente,
afferrando la mano dell’altro e alzandosi.
Con Nagisa che, al solito, trotterellava felice tra
l’uno e l’altro, il trio s’incamminò verso l’uscita, inondati dalle allegre
chiacchiere del biondino, che aveva energia da vendere anche dopo un’intera
giornata passata là dentro. Haruka vide perfettamente come Makoto se la stava
ridendo sotto i baffi e lui si perse a fissare quel sorriso tanto amato …
- … e poi Rei-chan ha detto … Oddio! – esclamò Nagisa,
fermandosi di botto.
L’improvviso singulto del piccoletto li fece girare di
soprassalto verso di lui, preoccupati.
- Ho dimenticato gli spartiti per la preselezione del
concorso in biblioteca. Rei-chan mi ucciderà! Sono un uomo morto … - biascicò
in panico, sentendo una goccia di sudore ghiacciargli la schiena.
Makoto e Haruka si scambiarono un’occhiata, cercando
di capire come poter aiutare l’amico, ma questi aveva già preso la fuga verso
la porta d’ingresso dell’Ateneo.
- Ti aspettiamo. – gli urlò dietro Makoto, usando le
mani per farsi sentire meglio.
- Non vi preoccupate. Andate pure avanti grazie, non
so quanto ci metterò per convincere il custode ad aprirmi. – urlò di rimando
lui, non frenando la sua corsa ma girandosi verso i due amici per salutarli con
una mano. – A domani. –
- A domani … - sussurrò l’altro violinista in risposta,
mentre continuava a fissar dubbioso la figura di spalle dell’altro che si
allontanava di corsa.
Già preparandosi che discorso fare al custode e che
scuse avvalere, la fortuna arrise a Nagisa.
- Chibi-chan, non si corre per i corridoi. –
Quella voce ilare, quel tono melodioso … a Nagisa
partì un doppio battito cardiaco. Frenò la sua corsa, voltandosi piano verso la
fonte di quella melodiosa intromissione.
Deglutì a vuoto quando vide come il sole che
tramontava donava dei riflessi dorati a quei capelli castani e di come un
raggio che colpiva Oikawa in pieno volto, lo costringeva a socchiudere gli
occhi, diventanti color del miele. Si sentì nulla di fronte a lui. Si sentì
come cera che può essere facilmente modellata. Sarebbe semplicemente bastato
che Toruu parlasse, e lui avrebbe eseguito immediatamente …
- Ahh, Oikawa-sensei! Lei è l’unico che può salvarmi.
Mi dica che ha la chiave della biblioteca, la prego. – proferì invece,
ricordandosi il motivo che l’aveva nuovamente spinto dentro l’Accademia.
- Eh? – esclamò interdetto Toruu, vedendo l’agitazione
del suo allievo. – Sì, sì … cos’hai combinato? – gli domandò divertito.
- Ho dimenticato gli spartiti che mi ha procurato
Rei-chan per le selezioni del concorso … - dovette ammettere, abbassando la
voce sempre così squillante.
Il docente sgranò gli occhi sorpreso.
- Ryugazaki-kun è solerte, eh? – gli domandò, mentre
recuperava dalla tasca posteriore dei pantaloni un mazzo di chiavi.
"Com'è carino" si ritrovò a pensare Toruu sorridendo teneramente, a vedere e ricordare l'entusiasmo con il quale il suo allievo affrontava e faceva ogni cosa, mentre lo invitava a
seguirlo con un cenno del capo.
Cosa che Nagisa non si fece ripetere due volte e gli
trotterellò dietro felice e contento. Quella era vera felicità per lui. Non appena
fosse uscito da lì, avrebbe immediatamente scritto a Mako-chan per informarlo
dell’incredibile fortuna che gli era capitata, pensò raggiante. Ok, faceva
molto cliché immaginarsi un amplesso focoso tra i tavoli deserti della
biblioteca con il sole al tramonto, ma il bello di quando si sogna, è che non
ci si deve porre dei limiti. E il sorriso sulle labbra del biondino si allargò
ancora di più, mentre aspirava a pieni polmoni il profumo di Toruu, immaginando
di affondare una mano tra quei capelli castani che, ne era certo, erano
sicuramente ancora più soffici di quello che apparivano …
Nel frattempo, Haruka e Makoto proseguivano per il
loro cammino verso casa.
Anche se più lunga, i due prendevano sempre la
stradina che dava sul bagnasciuga della spiaggia.
Makoto era dalla mattina che rimuginava sul discorso
di come chiedere ad Haruka di partecipare insieme lui al concorso, soprattutto
dove aver parlato con Oikawa-sensei. Sapeva che spettava a lui far qualcosa,
perché se avesse atteso l’amico, avrebbe dovuto aspettare all’incirca qualcosa
come il prossimo allineamento dei pianeti! Quando, il giorno prima, Makoto gli
aveva fatto vedere la locandina del concorso, Haruka – al solito – non aveva
battuto ciglio. Non aveva espresso emozione alcuna. Si era limitato a sollevare
verso di lui i suoi occhi color dell’Oceano che tanto amava, aspettando che
continuasse. Era sempre stato così tra loro due, fin da quando ne avesse
memoria. Fin da quando si conoscevano. Cioè da sempre.
Era certo che Rin avrebbe capito. L’avrebbe chiamato
quella sera stessa chiedendogli di vedersi e gli avrebbe spiegato le sue
ragioni.
Ma non era Rin il problema. Rin, per quanto fosse un
irruento, capiva e ascoltava sempre e soprattutto era un libro aperto! Si
capiva sempre, ancora prima che aprisse bocca, se qualcosa gli andava bene o
meno. Era diretto. E di questo gliene dava merito. Il problema con Haruka era
esattamente l’opposto. Per quanto lui avesse imparato a leggergli dentro, a
fargli da traduttore dell’anima, quando Haruka lo fissava in silenzio, facendo
parlare gli occhi al posto suo, ecco che Makoto aveva qualche problema a
connettere. Sì, perché non è che quegli occhi blu lo lasciassero più di tanto
indifferente. E da un bel pezzo anche!
Ripensò a quanto gli aveva confessato Nagisa solo
qualche ora prima, dei suoi sentimenti nei confronti del loro insegnante e
sospirò. Lui non era così stoico come il biondino. Avrebbe voluto confessare i
suoi sentimenti all’amico, solo che semplicemente ne era terrorizzato. Non dei
suoi sentimenti, che crescevano giorno per giorno, ma dal fatto che l’altro –
scioccato da quei suoi sentimenti – potesse allontanarlo. E Makoto non si
sarebbe neanche potuto immaginare un singolo minuto della sua vita senza avere
Haruka vicino a sé, figurarsi una vita intera. E allora taceva. Accontentandosi
di stargli vicino. Di quelle camminate silenziose tra loro, con il solo rumore
delle onde che si infrangevano sulla battigia a far da colonna sonora.
Trasse un profondo inspiro prima di iniziare.
- Haru? –
- Cosa? – gli chiese, fermandosi a sua volta e
voltandosi verso di lui. Sollevando gli occhi verso quelle due gemme smeraldine
che gli toglievano il sonno, senza che l’altro lo sapesse.
- Ti andrebbe di partecipare al concorso insieme a me?
– aveva alla fine spiattellato, sorridendogli.
Haruka aveva posato lo sguardo oltre la sua spalla,
verso il cielo imporporato, per poi riportarlo sul volto dell’amico.
- Rin? – gli aveva chiesto, senza perdersi in tanti
giri di parole. Sapeva che il rosso gli aveva chiesto di partecipare con lui.
Makoto si era limitato a scuotere la testa.
- Rin capirà. – gli disse semplicemente, mentre lui
aveva ripreso a camminare, immerso nelle sue meditazioni.
- Perché io? – domandò dopo un po’.
- Eh? – Makoto si era girato a guardarlo, fissandolo
perplesso.
“Perché io?” si stava chiedendo Haruka dentro di sé. Negli
ultimi due giorni aveva percepito chiaramente la tensione e l’eccitazione
palpabile di tutti i suoi compagni di corso dell’ultimo anno di corso. Quel
concorso era una grande possibilità che veniva data a tutti loro. L’opportunità
di, non solo studiare per un altro anno, ma di suonare in giro per il mondo. Di
farsi conoscere. Ma ad Haruka questo non importava più di tanto … Lui dirigeva
un’orchestra per il semplice motivo che lo faceva sentire vivo.
- Perché … tu …? – sussurrò Makoto, confuso da quella
domanda. Ci rifletté per dei lunghi istanti, prima di bloccare l’amico per le
spalle, obbligandolo a girarsi verso di lui e guardarlo.
- Perché sei tu Haru. – gli aveva risposto, fissandolo
con una solennità negli occhi che lasciò Haruka a bocca aperta. – Ed io non
voglio avere nessun altro al mio fianco, se non te. Questa cosa ha senso solo
se la faccio con te. Solo se suono con te. –
Haruka, anche se avesse voluto, non sarebbe stato in
grado di formulare nemmeno una parola e si ritrovò a deglutire a vuoto,
fissando quegli occhi verdi che avevano sempre l’ombra del sorriso dietro e
dentro di loro.
- Anch’io … - sussurrò in un mormorio, impossibile da
udire se non alle sue orecchie, dato che aveva anche abbassato lo sguardo a
terra, perché l’altro non vedesse assolutamente il rossore che di sicuro gli
aveva accalorato le guance.
- Era un sì? – scherzò il violinista, abbassando la
testa verso quella dell’altro.
- Sì … - biascicò, riprendendo a camminare e quasi non
sentì Makoto arrivargli di soppiatto alle spalle e abbracciarlo da dietro,
felice.
- Haru, è meraviglioso! – esclamò entusiasta.
E Haruka, dentro di sé, aveva sorriso come mai prima
di allora.
LA MATTINA DOPO
Come al solito Toruu, che aveva la mania di dormire a
stella, occupava più della metà del letto.
Allungando un braccio, mentre si stiracchiava nella
dolce incoscienza del dormiveglia, la mano andò a sfiorare la schiena della
persona che giaceva profondamente e felicemente addormentata al suo fianco.
Oikawa spalancò gli occhi, per poi addolcire
l’espressione sorridendo teneramente alla visione dell’altro. Lentamente, senza
nessuna fretta, si avvicinò a lui, sentendo il fruscio delle lenzuola al suo
passaggio. Appoggiandosi sull’avambraccio, si sollevò di poco, rabbrividendo a
sentire la brezza mattutina lambirgli la pelle nuda. Gli scostò una ciocca di
capelli da davanti agli occhi, per poi abbassarsi verso il suo volto.
Soffiandogli delicatamente sugli occhi chiusi,
l’attenzione delle sue labbra si portò poi verso l’orecchio.
- Sveglia dormiglione, dobbiamo andare a lezione … -
Un miagolio di frustrazione da parte dell’altro gli
fece capire che la missiva era arrivata.
Continua …
Wow Clo, che capitolo bellissimo! L'ho adorato dall'inizio alla fine.
RispondiEliminaPartendo dalla chiacchierata fra Mako e Nagisa, dove hai dato il meglio di te nel delineare alla perfezione il carattere di entrambi e soprattutto quello del biondo (bravissima!) per giungere poi, alla mia parte preferita. Ovvero l'entrata in scena di Sousuke, prima alla segreteria (dove giustamente fa schiattare la donnetta coi suoi occhi incantevoli), dopo con quei fighi dei due prof, e infine quando s'incontra con Rin (adorabile come sempre!) e lancia quello sguardo di fuoco ad Haru. Rei, come sempre, con le sue manie di perfezionismo e le sue paure di dover fare la cosa giusta a qualsiasi costo, mi fa morire! Fra l'altro, ti adoro, hai fatto suonare a Sou uno dei miei pezzi preferiti della musica classica; bravissimaaaaaaa! Riprendendo il filo del discorso, ho amato molto pure le ultime favolose parti che riguardano Mako ed Haru (come hai descritto bene ciò che prova Mako e come si trattenga... wow, complimenti!) e il prof Oikawa che io sospetto (e mi auguro proprio, perché sembrano una coppia perfetta), abbia trascorso la notte con Kuroo; eheheh.
Insomma, non mi resta che farti davvero un sacco di complimenti ed aspettare impaziente il continuo di questa splendida fic!
Brava di nuovo e smack Cloettina,
Rox
Ohh, davvero Rox il pezzo che suona Sou è uno dei tuoi preferiti? Pensa te, la nostra solita telepatia^__^
RispondiEliminaGuarda, sulla scia dell'entusiasmo dopo aver visto la nona puntata di Free! ho scritto di getto e son contenta tu mi dica io sia riuscita a cogliere perfettamente i caratteri dei nostri sexy nuotatori. Anche perchè ognuno di loro ha le sue manie, i suoi modi particolari di parlare e sorridere, che son felice di esser riuscita a trasmettere su carta quello che io ho percepito di loro. Ehh, Sou è sempre più tsundere pure lui. Vedrai che il sorriso che nella puntata ha fatto a Rin, vedrò di metterlo assolutamente anche qua. Per non parlare della sempre mitica scena delle macchinette, che sai che mi continua a ronzare in testa. Tralalalallà
Per quanto riguarda i nostri sexypallavolisti invece, e no: non ti dico niente^O^ Ma, anche qui, son troppo felice di averti fatto appassionare anche a loro due^^
Grazie mille Rox, come sempre, non so davvero come ringraziarti <3
Speriamo di scriver presto il 4°capitolo allora. Mamma mia: e pensare che era nata come one-shot^^'
bc bc
Clo
Wow... scena del sorriso dolce-sexy di Sou... scena delle macchinette... Cavoli, adesso non vedo ancora di più l'ora di leggere i prossimi capitoli!
RispondiEliminaE quanto ai pallavolisti, ah ma io non volevo lo spoiler (da 'scrittrice' a 'scrittrice', non lo chiederei mai^^), tranqui; esponevo solo una mia idea, eheh^^ Già, brava Cloettina, mi hai fatto proprio appassionare alla coppietta di questi due e quindi, mi auguro di averci preso.
Figurati per tutto bella e grazie a te, per allietarci sempre con le tue meravigliose fanfic.
Smack,
Rox
PS - Sì, quel pezzo è proprio uno dei miei preferiti. W la nostra telepatia!
Grazie Rox, sempre troppo buona <3
EliminaClo
Grazie Rox, sempre troppo buona <3
RispondiEliminaClo