mercoledì 13 agosto 2014

FanFic Free! La Musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c'è fuori Ch.1




Ciaossu^^
E buona serata d’Agosto dalla vostra Clau. Questa FF è nata grazie ad un’idea avuta in sogno – giuro! I nostri sexy nuotatori non son più nuotatori, ma sempre sexy sì ahahah^//^ Ok, ritornando a bomba, i nostri ragazzuoli non sono più nuotatori, come dicevamo, ma bensì frequentano l’ultimo anno universitario dell’Accademia musicale e, per comodità di narrazione, son tutti coetanei.
Vi lascio al primo capitolo allora e a presto prestino.
Bc bc

La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori

Titolo: La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori
Serie: Free!
Genere:  Slice of life, scolastico, romantico
Personaggi: Tutti i principali della serie + Special Guest Star di altri anime
Paring: Yaoi


“Senza Musica, la Vita sarebbe un errore”



PROLOGO


Nagisa correva per i corridoi dell’Ateneo illuminati dalla luce rosea del sole al tramonto, quasi avesse avuto le ali ai piedi. E nel momento in cui arrivò nell’aula, spalancando la porta incurante del fatto che dentro vi si stesse svolgendo una lezione, beh: no, non si aspettava di farla franca. Non si aspettava di certo che il professor Tetsurou* sarebbe stato indulgente com’era stato poco prima il professor Oikawa*, quando quest’ultimo era stato travolto da quel tornado biondo salvando grazie ai suoi acuti riflessi violino e spartiti, questo no. Era noto e risaputo che Oikawa-sensei era su un altro pianeta rispetto agli altri insegnanti per la sua maniera di approcciarsi ai suoi studenti, e non solo perché da quelli dell’ultimo anno a lui c’erano appena 5 anni di differenza, ma perché aveva una maniera a dir poco deliziosa di metterli a loro agio pur facendo sempre capire quali erano i ruoli. Se quindi Nagisa non si aspettava dal professor Tetsurou una sonora risata com’era esploso il suo collega, mai si sarebbe aspettato che la sfuriata invece sarebbe arrivata da Rei.
- Nagisa-kun, ma ti rendi conto? – gli stava chiedendo giusto in quel momento l’amico sconcertato, sistemandosi gli occhiali rossi sul naso, dopo averlo trascinato a forza fuori dalla sala prove. – Hai interrotto l’esecuzione dell’orchestra! –
- Lo so, perdonami Rei-chan … - si scusò mortificato, capo chino fissandosi la punta delle scarpe e stringendo a sé la custodia del suo violino quasi a trarne conforto. – ma … - ci provò, illuminandosi, ricordando il motivo che l’aveva condotto là, ma l’altro fu irremovibile.
- Niente “ma”, non voglio sentir ragioni. –
- Ma … - ci riprovò il biondo, alzando l’indice a voler richiamare l’attenzione dell’altro ma l’occhiata fulminatrice che l’amico gli lanciò, con annesso incrocio di braccia al petto, lo fece desistere per un istante.
- E’ una cosa che ti potrebbe interessare. – provò a tentarlo poi, ma il lieve inarcamento di sopraciglio di Rei gli fece capire che non era riuscito a destare la sua curiosità.
Con Rei non c’era storia! Se già di suo era ligio al dovere, diciamo pure maniacale, quando si trattava delle lezioni con Tetsurou, era una guerra persa.
- Me ne potrai parlare quando avrò finito. – fu la replica irremovibile di Rei e Nagisa non poté far altro che accettare quel verdetto, mettendosi a sedere tranquillo, imbracciando il suo violino, sprofondando nella sedia e attendendo. Con un grosso sospiro tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni il volantino che tanto voleva far leggere a Rei.

Dopo essersi assicurato che la pece fosse ben distribuita sull’archetto, Makoto accarezzò con delicatezza i piroli assicurandosi che le corde fossero tese al punto giusto, pizzicandole appena. Soddisfatto del risultato, posò le dita con delicatezza. Le sue mani sembravano nate e fatte apposta per uno strumento come il violino. Lunghe. Affusolate. Leggiadre, ma allo stesso tempo forti e decise. Così com’era leggera ma decisa la pressione che il polso destro fece sull’archetto nel momento in cui attaccò la prima nota, scaturendo un suono pulito che si propagò nell’aria.
- Riconoscerei la tua maniera di accordare ovunque. –
E Makoto avrebbe riconosciuto quella voce, quel tono scanzonato ovunque.
Si girò verso la finestra che aveva lasciato socchiusa, perché quel giorno il caldo aveva deciso di non lasciar tregua fin dalle prime ore del mattino, ben sapendo chi vi avrebbe trovato. E fu così infatti …
Rin, appoggiato sul davanzale, lo fissava divertito, mentre i suoi capelli rossi con il sole che tramontava alle sue spalle, parevano stendardi infuocati.
- Hai già finito per oggi? – si divertì a punzecchiarlo bonariamente il violinista, mentre appoggiava il suo prezioso strumento sulla custodia e si avvicinava alla finestra. Sapeva perfettamente quale sarebbe stata la risposta, e già dovette frenare una risata. Risata che non gli riuscì proprio di soffocare quando vide l’altro prorompere in uno sbuffo spazientito.
- Ri-in, non puoi continuare a saltare le lezioni, o ancora peggio: a non esercitarti. Non all’ultimo anno almeno. – gli ricordò Makoto divertito, procurandogli un altro sbuffo esasperato.
- Io mi esercito quanto basta. – fu la replica, che fece scoppiare a ridere ancora di più l’altro, perché quel tono nulla aveva conservato della strafottenza e dell’arroganza di quando si erano conosciuti anni addietro, ancora al Liceo Musicale.
- E comunque non sono venuto qui per farmi dare lezioni di educazione civica da te. – rincarò la dose Rin, issandosi sul davanzale ed entrando nell’aula di musica con un agile balzo. – Ma per farti vedere questo … - proferì, sventolando sotto al naso dell’altro una locandina.
Makoto sgranò i suoi incredibili occhi smeraldini mentre questi scorrevano velocemente lungo le righe e Rin sorrise compiaciuto, perché era proprio il genere di reazione che si era aspettato dall’amico.

Incurante del caldo afoso di quel giorno di fine Giugno, Haruka stava finendo di allacciarsi le stringhe delle scarpe da ginnastica per poter partire nella sua corsa. Non era un fanatico, assolutamente, ma dedicava a quell’attività almeno un paio di ore alla settimana. Gli serviva, perché gli scaricava i nervi. Oltretutto, al di là di quello che potevano pensare i profani, stare in piedi a dirigere un’orchestra era stancante. Fisicamente stancante, oltre che mentalmente. I suoi insegnanti, in quegli anni, li avevano martellati fino alla nausea sul fatto che durante quel percorso di studi avrebbero dovuto dedicare anche specifica cura all’acquisizione di adeguate tecniche di controllo posturale ed emozionale. Il controllo emozionale lui ce l’aveva, di natura. Anche troppo, come gli ricordavano sempre Rin e Nagisa, visto che era praticamente impossibile leggergli dentro, carpirne le emozioni, le sensazioni che gli passavano nell’animo. L’unico che ci riusciva, da sempre, era il suo migliore amico.
Makoto … Haruka sospirò, sgranchendo i muscoli delle braccia, prima di iniziare la sua falcata.
Controllo posturale ed emozionale, quindi. Ergo: una perfetta forma fisica gli sarebbe stata sicuramente d’aiuto per affrontare la professione che, si augurava con tutto il cuore, sarebbe stata la sua professione di vita.
Quando tutti loro – lui, Makoto, Rin, Nagisa e Rei – una volta finito il Liceo musicale avevano continuato per quella strada iscrivendosi all’Accademia Musicale, erano fermamente convinti e certi, nella beata incoscienza dei loro diciotto anni, che avrebbero fatto quello per sempre. Che suonare sarebbe stato il loro pane quotidiano. Tuttavia, arrivati all’ultimo anno universitario, un pericoloso ticchettio aveva iniziato incessantemente a picchiettare nelle loro teste. Il tempo dei giochi stava per finire. Tic tac … tic tac … Sempre più pressante, sempre più vicino. Vedevano i loro stessi insegnanti più giovani arrabattarsi tra le lezioni all’Accademia e i concorsi indetti da varie orchestre in giro per il paese, o anche oltre Oceano, perché in quel mondo - il mondo musicale, dell’arte - o eri un genio, o era dura la strada che portava alla Vittoria, e tante vittime mieteva.
Con un grosso inspiro, Haruka aumentò la sua andatura per la falcata finale, cercando di scacciare assolutamente quei pensieri deprimenti dalla testa. Ma, d’altra parte, il pensiero di cosa gli avrebbe riservato il futuro lo teneva così occupato che non aveva il tempo, né tantomeno le energie o la voglia, di pensare ad altro. Di pensare a Lui …
Ma in quel momento, non poteva neanche minimamente sospettare che sarebbe stato il Fato a iniziare a far muovere i pedoni sulla scacchiera. Pedoni sulla scacchiera che si presentarono al suo cospetto proprio alla fine della corsa.
Ancora ansante per lo sforzo fatto, con le mani appoggiate sulle ginocchia a cercar di riprender fiato, non lo sentì arrivare, fino a quando quest’ultimo non parlò.
- Scusa? – Lo interrogò il nuovo arrivato e allora Haruka fu costretto a sollevare lentamente gli occhi azzurri sulla figura dell’altro. Notò che doveva esser alto perfino più di Makoto, ma la cosa che lo lasciò per un attimo interdetto, ma dalla quale si riprese immediatamente, furono gli occhi del ragazzo che gli stava di fronte in quel momento. Dopo lo smeraldino incredibile degli occhi verdi del suo miglior amico, non pensava che in natura potesse esistere un colore altrettanto singolare come quello. Posò l’attenzione su quello sguardo turchese e si trovò a studiarlo. Secco, tagliente, deciso.
- Sai dirmi dove posso trovare l’Accademia musicale? – gli chiese con un tono di voce basso e profondo. Haruka non riusciva a staccargli di dosso mentre gli indicava la strada, ma quello che non capiva era se fosse perché era l’altro che l’aveva incatenato nel suo sguardo, quasi come se l’avesse riconosciuto …
“ Ma io no … o almeno credo … ” si trovò a valutare perplesso, ripensando a quel turchese pazzesco, nel momento in cui si era incamminato verso casa, tergendosi il sudore sulla fronte e scostandosi la frangia da davanti gli occhi.

Sousuke lanciò un’occhiata alle sue spalle, a fissare la schiena di Haruka.
- Non mi hai proprio riconosciuto, eh Nanase? – sussurrò in un mormorio e l’espressione che gli indurì il volto divenne indecifrabile.
Sapeva che, presto o tardi, si sarebbero dovuti incontrare, ma non s’immaginava di certo che sarebbe stata proprio Haruka Nanase la prima persona che avrebbe incontrato una volta arrivato da Tokyo.


Continua …



*Un omaggio al mio “spalmatore ufficiale su muro” Toruu Oikawa, e a Tetsurou Kuroo - Haikyuu

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