E niente, dovevo davvero troppo troppo scrivere
qualcosa anche sull’OtaBear
perché è un patato dolcino-dolcino da proteggere e
amare
e dal quale farsi coccolare e spupazzar…ahehm … couf
couf …
Sì, dicevamo?
Ah, ok! Ci sono.
Non ho volutamente messo da parte di chi è il pov
perché ognuno si senta libero di immaginarsi chi
preferisce,
anche sé medesima se può far piacere.
(Sì, ok lo ammetto: è perchè sono una Pliroy shipper e una Pliroy writer,
quindi la mia mente ha qualche difficoltà all'idea di aver potuto scrivere, forse, una Otayurio lol)
(Sì, ok lo ammetto: è perchè sono una Pliroy shipper e una Pliroy writer,
quindi la mia mente ha qualche difficoltà all'idea di aver potuto scrivere, forse, una Otayurio lol)
Free
Aver qualcuno che crede in te, che tu possa farcela sempre, non è una
cosa da tutti.
Qualcuno che ti infonda la certezza che tu possa farcela ma che con
questa convinzione non si stia riferendo ad un risultato riconosciuto dalle
masse. No, semplicemente va oltre. Si riferisce alla tua crescita, a quel
renderti più forte, che ti permetterà di non inciampare più in quegli ostacoli
che a volte la vita ti mette sul cammino.
Come se non bastasse la sua mano sempre pronta ad afferrarti quell’attimo
prima di inciampare ed evitarti, così, di cadere.
L’impetuosità con la quale è entrato nella tua vita, ancora non l’hai compresa;
solo un giorno ecco che hai capito che non ne potevi più fare a meno, che
sapere che lui era là era diventato un po’ come l’atto respiratorio. Spontaneo
e naturale. Nonché vitale.
Hai imparato che la potenza sa avere dentro di sé una dolcezza e una
morbidezza unica che, proprio perché inattesa, sa sorprendere ancora di più. E
conquistare.
Hai imparato che non è un modo di dire che a volte sono i gesti a valere
più di mille parole. Gli sguardi. Quello sguardo che neppure sai com’è in grado
di modulare, che esprime così tante cose. Con quella punta di dolcezza quasi
timida, quasi uno squarcio sulla tela che ti fa veder oltre, dentro di lui. E
quante volte la tentazione di allungare una mano verso quello sguardo, quasi a
volerlo imprimere sul palmo, a rapirlo e tenerlo sempre con te, nei momenti in
cui lui non c’è.
Perché quello sguardo è protezione. È affetto. È unicità.
Come quando ti appoggia la giacca sulle spalle ancora prima che tu senta
freddo.
Come ti sta coprendo con la coperta anche adesso, quando l’intorpidimento
del sonno, mentre siete seduti sul divano, con la testa che ti cade a penzoloni
sulla sua spalla, si sta facendo strada in te in maniera impietosa.
Quando senti che il calore che ti sta fasciando, ancora prima di essere
quello della coperta, è di un braccio che ti sta avvolgendo le spalle.
Quando percepisci che il battito cardiaco che ti sta cullando non è il
tuo.
- Dormi? – ti sussurra e tu mugoli qualcosa in risposta perché
semplicemente hai il terrore che anche un singolo respiro possa rovinare la
magia di quel momento, reso ancora più magico proprio dalla semplicità della
situazione.
E se fino a qualche istante prima il fatto che la strettezza del divano
ti aveva fatto sussultare il cuore e fargli fare innumerevoli capriole perché
in quello spazio angusto le vostre spalle, le vostre ginocchia si sfioravano e
allora avevi quasi cercato di rimpicciolirti col timore di dargli fastidio,
ecco che ora addirittura ti fai scivolare giù fino ad appoggiargli la testa sul
petto e bearti di quel calore.
Come poco prima, quando eravate sulla banchina della stazione e
continuavate a far arrivare e partire ogni tuo convoglio, perché nessuno dei
due si decideva a permetter all’altro di andar via e lui ti aveva visto aver
continui brividi di freddo, testimoniati anche dalle nuvolette ghiacchiate che uscivano
dalle vostre bocche. Ti aveva studiato per un attimo piegando la testa di lato
e sussurrandoti poi, con una voce da brivido, Hai freddo, e ti aveva attirato a sé dopo essersi sbottonato la giacca
per accoglierti e trasmetterti il calore direttamente del suo corpo.
Avevi sgranato per un istante gli occhi, ma subito ecco l’accoccolarsi
con gratitudine, crogiolandosi in quella stretta calda e sicura, intrecciando
le braccia sulla schiena del tuo cavaliere.
Quel tuo cavaliere dalle poche parole ma dai mille gesti.
- Grazie … - avevi bisbigliato appena, valutando che un cuore solo era
troppo poco per contenere tanta emozione. Era tutto così perfetto che avevi
temuto, anche solo respirando, di veder frantumare il tutto come un bicchiere
di cristallo. Come lui ti stava accarezzando la schiena, come ti aveva posato
un lieve bacio, appena sfiorato, tra i capelli, come ti aveva stretto
maggiormente a sé l’attimo immediatamente successivo, e tu non avevi potuto far
altro che affondare la testa sull’incavo della sua spalla, sapendo per certo
che il suo volto stava passando ogni gradazione del rosso per l’audacia di quel
gesto. Come il tuo viso, del resto.
E i treni lasciati arrivare e partire erano divenuti tre e, alla fine, anche
l’ultimo se n’era uscito pigramente dalla stazione senza averti al suo interno.
Ecco perché ora ti trovi sul divano del suo piccolo appartamentino e ti
senti sollevare da quelle braccia così forti e, nuovamente, poggi la testa
sulla sua spalla, inspirandone piano il profumo della sua pelle.
- Dove andiamo? – biascichi, nell’intorpidimento del sonno.
- Ti porto a dormire. – ridacchia piano, mentre apre la porta della
camera con una lieve spinta della punta del piede e ti poggia con cura estrema
sul letto, dopo averti rimboccato le coperte e averti mormorato un Buonanotte.
Ti lasci andare ad un piccolo sospiro ma quando senti che si allontana e
lo vedi recuperare delle coperte per sé, per andar a dormir sul divano, ecco
che quando ti passa nuovamente a fianco per posarti, speri, un piccolo bacio
della buonanotte sulla fronte, lo blocchi, afferrandolo per i lembi della
felpa.
- Beka? – lo chiami.
Hai imparato così presto a chiamarlo col suo nomignolo.
Hai imparato così presto a fidarti di lui, come mai prima in vita tua. Ma
non per ingenuità.
E Otabek ti ricambia lo sguardo ma tu continui a tacere. L’imbarazzo della
richiesta che hai sulla punta della lingua - per voi che non vi siete ancora
baciati, troppo goffamente imbranati tutti e due, che state ancora varcando
quel confine che vi separa dall’essere molto più di semplici amici - è davvero
tanto; e ti limiti a guardarlo, mordicchiandoti il labbro inferiore.
- Dimmi. – ti invita lui con calma, senza fretta.
E in quell’unica parola c’è tutto. Ciò che Otabek ti trasmette. Che va sempre tutto bene, che
non servono grandi discorsi per capirvi, perché il silenzio con lui non pesa
mai. E quel sollevarsi lieve del labbro che lo fa sorridere appena, e che gli
forma una piccola fossetta sulla guancia sinistra, è qualcosa da proteggere. E
di speciale, perché così raro.
- Dormiamo insieme? – ce la fai a chiedere alla fine, e attendi.
- Certo. – è la risposta e allora, al colmo di una felicità che ti
riempie completamente il cuore ed è in grado di scacciar via ogni malinconia,
gli fai spazio nell’angusto lettino, forse davvero troppo piccolo per due
persone. Poco male, pensi, vorrà dire che non avrai nessuna scusa per non
potergli stare addosso.
Le sue braccia, ancora una volta, ti circondano mentre siete distesi di
fronte e riprendete a parlare tra di voi, ridacchiando piano, quasi abbiate
paura di svegliare chissà chi, mentre volete semplicemente tenere quei momenti
solo per voi due.
È divertente da stuzzicare e prendere amorevolmente in giro uno come
Otabek, perché – pare – non scomporsi mai e quando se ne esce con quelle
piccole risatine gutturali, beh: ecco che davvero il cuore fa una capriola.
- Cosa ci trovi in una persona come me?
– proferisci ad un certo punto, a bassa voce.
Sgrana gli occhi, Otabek, interdetto,
per poi sorriderti dolcemente.
- Chi è l’idiota adesso qui? – e di
nuovo quel piccolo sorriso appena accennato.
- Io non ho niente da offrirti. – prosegui,
quasi tristemente, fissandolo dritto negli occhi ed è allora che lui, ritornato
serio, ti prende il volto tra le mani e il bacio che ne segue, lieve, appena
sfiorato, sa proprio di Otabek e del suo modo d’essere, pregno di tutte quelle
che sono le sue peculiarità.
La determinazione, il coraggio, la
risolutezza ma anche la delicatezza, la sua ruvida dolcezza. Ed un bacio che
dura veramente la frazione di un battito di ciglia ma che ti ha dato ogni
risposta.
– Mi permetterai di scaldare il tuo
cuore? – ti chiede, rosso in viso da far una tenerezza assurda, ma continua a
tener lo sguardo fisso su di te, valoroso.
- L’hai già scaldato, idiota! – lo
ammonisci, pur conservando una dose di dolcezza nel tono, mentre ricerchi una
sua mano e la fai intrecciare alla tua.
Ora davvero quel letto così stretto è il
vostro Paradiso in terra.
FINE
Adovo e adovo l'OtaBear, se non si fosse capito dall'esaltazione che ne faccio in sta os^^
Clau
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